WhatsApp viene disertata per i timori sulla privacy, ma lei cerca di avvisare gli utenti di quanto siano pericolose le altre app.

I cambiamenti delle policy statunitensi del software di messaggistica, unite a una certa dose di campanilismo, hanno fatto crollare lo user base di WhatsApp, con molte persone che hanno preferito fuggire verso servizi omologhi commercializzati da altre aziende.

WhatsApp, app le cui redini sono in mano a Facebook, ha in passato cercato di convincere il pubblico che l’intera situazione sia stata solamente un madornale fraintendimento, ma il suo appello è caduto inascoltato.

Fallita questa strategia, l’azienda si sta ora adeguando a una nuova manovra: lo spiegare quanto siano insidiosi i programmi di messaggistica che non adoperano la crittografia end-to-end come impostazione predefinita.

Comprendiamo che in questo periodo alcune persone abbiano provato altre applicazioni di messaggistica per verificare quali opzioni offrono. Alcune applicazioni concorrenti dichiarano di non poter vedere i messaggi degli utenti. Tuttavia, se un’applicazione non offre la crittografia end-to-end come impostazione predefinita, significa che può leggere i messaggi.

Altre applicazioni affermano di essere migliori perché hanno accesso a una quantità inferiore di dati rispetto a WhatsApp. Riteniamo che le persone siano alla ricerca di applicazioni che siano allo stesso tempo sicure e affidabili, ed è per questo che WhatsApp ha accesso a una quantità limitata di dati,

scrive l’azienda sul suo blog, in un messaggio interamente legato focalizzato sul problema della privacy.

WhatsApp lancia quindi l’idea che è meglio cedere un po’ dei propri dati a loro, piuttosto che deviare su aziende più pericolose e che potrebbero spiare i propri utenti. Si tratta di una difesa che già di partenza non è particolarmente accattivante, inoltre un simile messaggio viene ulteriormente indebolito dalle titubanze di un pubblico sempre più infastidito dai costanti abusi imposti da Facebook Inc.

 

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