San Marino si prepara un piano B e punta al vaccino Sputnik V

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La Repubblica di San Marino non attende che il vaccino russo si renda accessibile all’Unione Europea, semplicemente se lo prende di suo.

Diverse regioni d’Italia stanno cercando di recuperare autonomamente più vaccini contro il coronavirus, scavalcando il coordinamento italiano e, dunque, quello europeo. Tutte quante, tuttavia, non possono che accodarsi alle lunghissime liste di attesa delle aziende farmaceutiche autorizzate dall’UE.

San Marino starebbe tuttavia valutando di percorrere un’ulteriore strada. Stando alle parole del segretario di Stato al Lavoro, Teodoro Lonfernini, il microstato non avrebbe infatti ancora iniziato la campagna vaccinale, un problema derivante da una situazione critica della gestione degli approvvigionamenti.

Per risolvere la faccenda, i politici sammarinesi hanno preso in mano le redini della faccenda, autorizzando l’uso del vaccino Sputnik V all’interno dei propri, minuscoli, confini.

Abbiamo lavorato duramente per superare le difficoltà incontrate negli approvvigionamenti. L’acquisto di questo quantitativo di vaccini che andrà a sommarsi alle dosi previste dall’intesa precedentemente siglata con l’Italia, integrerà le nostre scorte al fine di mettere al riparo tutta la popolazione sammarinese nel più breve tempo possibile e colmare il divario rispetto all’inizio della campagna vaccinale europea,

ha sostenuto il Segretario di Stato per la Sanità Roberto Ciavatta.

Lonfernini sottolinea però che non sia ancora stato firmato alcun contratto con la Russia, Paese con il quale San Marino ha avuto sempre “ottime relazioni diplomatiche”, e che a essere prioritario sia ancora l’accordo con l’Italia.

Un ultimatum, insomma, che suona come un invito a risolvere il problema, prima che la micronazione decida definitivamente di affidarsi ad accordi politici che andrebbero in forte tendenza con la posizione “europeista e atlantista” di Mario Draghi.

Sputnik V è d’altronde divenuto un vero e proprio esempio della diplomazia dei vaccini. La Russia non lo ha mai proposto all’agenzia europea per i medicinali (EMA), quindi non può essere autorizzato per la distribuzione e chiunque ne voglia fare uso è costretto a scalfire la coesione dell’UE, agendo di propria iniziativa.

 

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