Da GameStop a Gamestonk: tutto quello che dovete sapere

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I piccoli investitori tengono in scacco Wall Street attraverso il caso Gamestonk, ma la situazione è più complessa di quanto si creda.

Ormai la notizia ha raggiunto ogni canale e ogni medium: le azioni di GameStop stanno puntando alle stelle, diventando un caso finanziario e politico che sta stupefacendo il mondo intero. Il merito di un simile miracolo è spesso ricondotto a un gruppo di piccoli investitori noto come Wallstreetbets, individui che si sono coordinati sui social – Reddit, soprattutto – per investire a mo’ di sciame su titoli che Wall Street dava ormai per sconfitti.

L’intenzione dichiarata dal gruppo è quella di annichilare la Borsa intervenendo dall’interno, ovvero reagire alle spietate strategie dei fondi speculativi trascinando i finanziari-avvoltoi in un cul-de-sac che potrebbe salassarli al punto di lasciarli sul lastrico.

L’intenzione dichiarata dal gruppo è quella di annichilare la Borsa intervenendo dall’interno, ovvero reagire alle spietate strategie dei fondi speculativi trascinando i finanziari-avvoltoi in un cul-de-sac che potrebbe salassarli al punto di lasciarli sul lastrico.

Una congiunzione di evoluzioni aziendali, fama e bieco interesse economico hanno fatto sì che questo obiettivo possa ora sembrare realizzabile, seppur non necessariamente auspicabile.

 

 

Quando GameStop se la passava male

GameStop, catena di negozi videoludici, non se la sta passando bene. La sua strategia aziendale non è in grado di rimanere al passo con un panorama che è sempre più digitalizzato. Solamente la pandemia gli ha regalato una boccata d’aria, se non altro perché ha costretto le persone chiuse in casa a intrattenersi come possibile.

Fino a poco fa, l’azienda grattava il fondo delle quotazioni di Wall Street, con azioni che occasionalmente fluttuavano al di sotto della soglia dei tre dollari. Proprio in questa fase nera, si fa vivo un certo Ryan Cohen, fondatore ed ex-dirigente di Chewy, un portentoso e-commerce specializzato sugli articoli per animali.

 

Ryan_Cohen

Ryan Cohen, 35 anni, fondatore di Chewy.

 

Verso la fine del 2020, Cohen ha investito circa 76 milioni di dollari per far sue 9 milioni di azioni di GameStop, quindi ha scritto una lettera aperta alla dirigenza per sollecitarne l'”evoluzione in azienda tecnologica” necessaria a ottenere una “posizione dominante” nel settore della vendita di videogiochi. Ovvero fare concorrenza ad Amazon.

Il risultato? L’11 gennaio Cohen e altri due ex-dirigenti di Chewy sono stati eletti a membri del Consiglio dell’azienda, con il compito di trasformare radicalmente i piani commerciali della catena. Da allora, le azioni non hanno fatto che salire.

Il cambio di rotta di GameStop ha raccolto l’ottimismo dei Mercati, ma è anche incappato nel secondo elemento di questa storia: i redditer di Wallstreetbets.

 

 

Il caso “Gamestonk”

Wallstreetbets è un gruppo di 4.5 milioni di membri che adotta un approccio alla finanza che viene da molti definito come un misto di umorismo e nichilismo, il tutto con una punta di strategia.

La loro pratica standard è quella di investire sugli “underdogs”, su quelle aziende come BlackBerry o Nokia che sono state per decadi colossi mastodontici, ma che oggi sono rannicchiate all’ombra della concorrenza.

 

wallstreetbets

Logo del gruppo Wallstreetbets.

 

Proprio queste megaditte ormai ridotte in macerie sono il bersaglio preferito dei venditori allo scoperto di Wall Street, mangiatori di carogne che scommettono sul tracollo delle realtà su cui allungano le proprie grinfie. Proprio il genere di strategie speculative che i redditers si sforzano di combattere.

Nel caso di GameStop, tuttavia, i follower di Wallstreetbets hanno fatto il colpo grosso: le loro manovre si sono incrociate con successo con la naturale crescita delle quotazioni derivante dall’avvento di Ryan Cohen, enfatizzando il fenomeno al di là di ogni previsione grazie al cinismo che abita i corridoi di Wall Street.

 

 

Speculazione rampante

Il valore nominale delle azioni di GameStop è svettato verso l’infinito e oltre. In un attimo è raddoppiato, poi è decuplicato, in un mese il titolo è salito complessivamente del 1.587 per cento, rendendo virtualmente ricchi tutti coloro che hanno deciso di investire in una catena di negozi che sembrava morente.

Una simile crescita spropositata è imputabile ai già citati venditori allo scoperto e alle loro tecniche altamente speculative. La loro pratica comune è infatti quella di farsi assegnare delle azioni che vendono immediatamente, impegnandosi a restituirle in un secondo momento.

 

wolf of wallstreet

Scena del film The Wolf of Wall Street.

 

Un “prestito” nel quale si confida sul tracollo dei titoli selezionati, così che al momento della restituzione il valore delle azioni sia di molto inferiore di quelle che si erano prese in carico, con la differenza tra le due che finisce dritta in tasca.

Un meccanismo che, ovviamente, non funziona altrettanto bene quando i capricci della Borsa riportano rapide risalite, come nel caso di Gamestonk. Gli avvoltoi della finanza, trovandosi in difetto, hanno quindi deciso di rilanciare la loro scommessa, imbarcandosi in un folle gioco di paradossi.

 

quotazioni gamestop

Le quotazioni di GameStop degli ultimi sei mesi.

 

Ottimisti che il valore del titolo in questione fosse destinato a rientrare nella normalità, i venditori allo scoperto hanno deciso di applicare nuovamente le loro strategia standard, ottenendo il diritto di vendere ulteriori azioni e preparandosi a restituirle nel momento in cui l’ascesa sarebbe inevitabilmente mutata in crollo.

Più fanno girare le azioni, però, più queste prendono quota, generando un ciclo vizioso di “short squeeze” nel quale, per non uscirne sconfitti, i finanzieri sono costretti a continuare a foraggiare un titolo che sperano collassi da un momento all’altro.

 

 

Lotta di classe e ostracismo

Il caso di Gamestonk è stato letto da molti come un Davide-contro-Golia in cui i Millennial sfidano il sistema dei “soliti ricchi”, evidenziando le iniquità della società.

In effetti, gli utenti di Wallstreetbets sono quasi tutti appartenenti alla cosiddetta generazione y. Sono milioni di “day traders” che si sono trovati chiusi in casa a colpa della pandemia, alcuni dei quali senza più un lavoro.

Piuttosto che starsene con le mani in mano a farsi cogliere da depressione, questi hanno deciso di investire in Borsa i loro risparmi, confidando in programmi che li esulano dalle tradizionali commissioni di Wall Street.

Fino a relativamente poco tempo fa, questo genere di piccoli investitori non avrebbe infatti avuto spazio negli onerosi ambienti del Mercato, ma tutta una serie di nuove app – tra cui l’ormai celebre Robinhood – ha aperto loro la strada, facendo sì che nuovi competitor potessero partecipare ai “giochi”.

Robinhood permette inoltre di entrare nel Mercato finanziario anche quando l’utente non ha che piccole somme da spendere, garantendogli la possibilità di comprare “frazioni” di azioni che vengono condivise con altri utenti.

L’app ha inoltre un design facilmente accessibile che, mescolato con l’ambiente conviviale di Reddit, impregna il giocare in Borsa con le dinamiche tipiche della gamification, trasformando il tutto in un possibile passatempo.

I neofiti si sono ora fatti sentire e il sistema della Borsa sta annaspando per capire cosa l’abbia colpito.

In pochi giorni, i redditers si sono visti ostacolati per vie traverse: Discord ha abbattuto il loro canale di comunicazione accusandoli di hate speech e Robinhood si è assicurata che i propri utenti non potessero più investire su quei titoli che, guarda caso, corrispondono puntualmente con i bersagli di Wallstreetbets.

Questi episodi sono stati interpretati dai diretti interessati, ma anche da politici e uomini d’azienda, come un abuso mirato a mettere a tacere l’inedita e scomoda concorrenza dei piccoli investitori, cosa che ha destato su internet e sui giornali un moto di sdegno e frustrazione.

 

Immediatamente, Discord ha concesso a Wallstreetbets una seconda possibilità, lasciandogli aprire un nuovo canale. Robinhood si invece è trovata ad ammettere di aver subito le pressioni del sistema: per continuare a operare su certi fondi, l’app di brokering deve mutualizzare i rischi con un deposito obbligatorio, deposito che diventa sempre più impossibile da soddisfare.

Robinhood dice di trovarsi ormai senza soldi per soddisfare gli obblighi di Wall Street, tuttavia, un po’ sofferente, ha ora sbloccato la situazione, dosando con il contagocce l’acquisto dei titoli che interessanno a Wallstreetbets, pena la bancarotta.

Nell’intera faccenda si è fatta dunque viva la Commissione dei Titoli e Scambi degli Stati Uniti, l’organo di vigilanza della borsa valori, la quale sta indagando sulle dinamiche di Gamestonk per capire se vi siano stati illeciti e, vociferano su Reddit, per trovare scappatoie con cui evitare che una simile situazione si verifichi nuovamente.

 

 

Finanza mematica e genesi del nichilismo

I piani di Wallstreetbets sono d’altronde al limite dell’autodistruttivo e potrebbero prestarsi bene alla profezia enunciata due secoli fa da Karl Marx: il capitalismo si basa su contraddizioni interne che mettono a repentaglio la sua stessa sopravvivenza.

Una buona parte di questi day traders scommettono emotivamente sui capisaldi nostalgici della loro infanzia, mirano a impoverire i tradizionali speculatori e, se possibile, ambiscono a diventare vergognosamente ricchi.

 

wallstreetbets meme

Meme di Reddit a tema Wallstreetbets.

 

 

L’intero processo, tuttavia, appare più anarchico di quanto non sia effettivamente. All’interno della massa sono presenti piccoli professionisti della finanza, serissimi e morigerati, i quali moderano e guidano una mole di persone che si sono improvvisate in un mestiere che è tutt’altro che semplice.

I soggetti in questione non vogliono cambiare il sistema, ma sostituire gli equilibri di potere, inserendosi nella classe dominante con una strategia kamikaze del “tutto o niente”. La cosa è esplicita anche solo nel motto adottato: “siamo come 4Chan se fosse incappato in un terminal di Bloomberg”.

L’esempio più eclatante di un simile atteggiamento di finanza estremista lo si può riscontrare nel gruppo Reddit SatoshiStreetBets, il quale ha iniziato a investire sulla criptovaluta Dogecoin solo ed esclusivamente perché rappresentata dalle fattezze di un vecchio meme.

 

doge meme

Il “doge meme” diventa finanza.

 

Stiamo assistendo a una dinamica dello sciame in cui gli atteggiamenti populisti, piuttosto che riversarsi nella politica, tracimano nel bacino della finanza, esigendo risultati concreti con la forza del numero.

Un clima di tensione che può essere riassunta con la provocatoria posizione del professore di marketing Scott Galloway: disoccupazione e magre aspettative future stanno generando una polveriera di persone rabbiose che non hanno nulla da perdere.

 

 

 

 

Un precedente che ricorda il passato

Al momento si stima che i venditori allo scoperto abbiano perso complessivamente 5 miliardi di dollari, nel frattempo i redditers si sono infilati in uno stallo alla messicana.

I membri di Wallstreetbets saranno infatti diventati virtualmente milionari, grazie all’impresa di Gamestonk, ma se uno di loro dovesse iniziare a incassare le azioni, la bolla speculativa esploderebbe, salassando tutti gli altri.

Le strategie della finanza mematica hanno ora affascinato il mondo intero grazie a una narrativa suggestiva che le ha rappresentate come la rivalsa dei piccoli in un sistema ostile alla società, ma se dovessero diventare lo standard le insidie sarebbero potenzialmente fatali.

 

occupy wall street

Movimento di protesta Occupy Wall Street, 2011.

 

Wallstreetbets e omologhi non stanno offrendo un alternativa al sistema Wall Street, perverso e disinteressato all’economia reale, ma un percorso con il quale inserirvisi con la forza, con il quale prosperare depredando gli altri all’interno di un Mercato a somma zero.

In quest’ottica non è inverosimile che una simile instabilità, se ulteriormente fomentata, possa portare a una crisi economica simile a quella del 2008. La crisi economica dei grandi fondi d’investimento, quella che ha generato il movimento “occupy Wall Street”, quella da cui non ci siamo ancora rialzati.

Ora la mossa sta al Governo USA, il quale dovrà scegliere se rischiare di incorrere in un nuovo tracollo pur di mantenere lo status quo o se introdurre una solida regolamentazione finanziaria, scontentando milioni di potenti speculatori.

 

 

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