La nostra recensione dei primi tre episodi di WandaVision, che apre la fase 4 del Marvel Cinematic Universe in maniera estremamente originale, convincente e brillante.

Inizio questa recensione dei primi tre episodi di WandaVision sottolineando quanto fortemente si discosti dal resto del Marvel Cinematic Universe la serie diretta da Matt Shakman e scritta da Jac Schafer. È un qualcosa che si può immaginare vedendo i trailer, ma che – fidatevi – acquista una magnitudine estremamente diversa una volta che ci si trova a vedere il prodotto finale.

É una serie che mantiene – per ora, sottolineo – una scala molto ridotta rispetto all’azione e alla messa in scena esplosiva di un cinecomic, che lavora più di fino, con tantissima reticenza, giocando su un piano quasi psicologico con lo spettatore nel costruire un approccio estremamente votato al surreale.

 

Wandavision recensione cover

 

Il risultato complessivo – quantomeno per quanto riguarda i primi tre episodi – è quello di una deriva fresca, originale e soprattutto straripante, letteralmente straripante, di idee, in un eclettismo compiaciuto che però funziona senza mai il minimo intoppo.

Il velo apparente è quello del ripercorrere e rincorrere le sitcom nel tempo, attraverso praticamente ogni elemento (compreso aspect ratio, bianco e nero e poi fotografia a colori), ma in realtà WandaVision brilla soprattutto nella sua capacità di spezzare, distorcere e combinare i linguaggi, nel rendere godibile la propria anima più spensierata e comica (spesso capita che scappi un sorriso o si rida di gusto) mettendola però continuamente in dubbio.

Così, immersi in un sogno e ad un passo dall’incubo, Wanda e Visione si ritrovano inspiegabilmente in una minuscola cittadina, vivendo la classica vita piccolo/medio borghese americana, ma incominciando a capire che qualcosa effettivamente non va.

Prima di continuare con questa recensione dei primi tre episodi di WandaVision, vi ricordo che le prime due puntate sono disponibili dal 15 gennaio su Disney+, per poi arrivare uno a settimana da qui a inizio marzo.

 

 

Il finale di Endgame ha segnato l’ultima volta che abbiamo visto Wanda Maximoff, mentre quello di Infinity War ha rappresentato l’addio a Visione, in teoria ucciso da Thanos una volta sfilatagli dalla fronte la Gemma dell’Infinito della mente. A differenza di coloro tornati dall’oltretomba grazie a Bruce Banner, Visione – come anche il Loki della linea temporale principale – non può godere dello stesso privilegio di tornare nel regno dei vivi, non essendo stato ucciso da Thanos attraverso lo schiocco del Guanto dell’Infinito.

Come può essere quindi presente Visione in WandaVision? Come può Wanda essere finita isolata dal resto del mondo, in una irrealtà idilliaca, se il suo stato mentale sembrava perfettamente lucido durante le ultime toccanti battute dell’ultimo Avengers? Queste e mille altre domande vi frulleranno nella testa mentre inizierete a guardare la prima puntata, e il racconto della serie ve ne stimolerà mille altre.

La scrittura di WandaVision è abilissima nel non dare risposte

La scrittura di WandaVision è abilissima nel non dare risposte, lasciando esprimere, attraverso l’assurdo, il ridicolo e determinati cortocircuiti, un disagio di fondo che scorre sotto ogni singolo istante della serie. Tutto è perfetto, ma la chiara artificialità di quella perfezione surreale non permette mai di inquadrare positivamente quella realtà fumosa e onirica, creando una sorta di ombra oppressiva intorno alle vicende – genuinamente simpatiche e frivole – di Wanda e Visione, tra vita di vicinato, genitorialità e malintesi.

 

Wandavision Recensione primi tre episodi

 

A proposito di Visione e Wanda, Paul Bettany e Elizabeth Olsen sono semplicemente in stato di grazia: è impressionante, semplicemente impressionante la loro performance, e come hanno detto in molti si devono essere davvero divertiti a interpretare i loro due ruoli nel Marvel Cinematic Universe in un contesto simile. La loro interpretazione così fluida, buffa e espressiva è chiaramente tra le maggiori e più piacevoli sorprese di WandaVision; non che il resto del cast non funzioni eh, anzi, a partire dalla molto presente e bravissima Kathryn Hahn, che indossa in maniera deliziosa le vesti della “classica vicina della porta accanto”.

Una realtà così rarefatta e distante come quella di WandaVision passa poi anche per un sonoro estremamente curato, per gli splendidi costumi, per le (clamorose) sigle iniziali, per gli inserti di pubblicità autoreferenziali (delle vere chicche) e per le scelte per gli ambienti.

Le scenografie e gli oggetti di scena contribuiscono ad inquadrare un mondo costantemente e minuziosamente su misura di sitcom, tanto organizzato, pulito e squadrato quanto a conti fatti anonimo, alienante, essenziale e spoglio di quotidiano,  facendo in definitiva un grande assist alle sensazioni che vuole evocare la serie.

La sensazione è quella di una realtà chiusa in sé stessa, e la cosa che forse strania più di tutte è il fatto di vedere due personaggi (Wanda e Visione) in dinamiche che davvero non gli appartengono, aumentando la portata e l’efficacia del gusto dell’assurdo di una serie chiaramente coraggiosa e molto sperimentale.

 

WandaVision changing reality

 

Chiaramente non credete che i nostri due eroi rimangano passivamente partecipi di un contesto simile

Chiaramente non credete che i nostri due eroi rimangano passivamente partecipi di un contesto simile: la serie riporta a galla man mano il sofferto vissuto dei due personaggi, seppure sempre con i suoi tempi, le sue modalità e la sua abilissima discrezione, talvolta tuttavia anche in maniera più esplicita e diretta. Mi fermo qui per evitare spoiler altrimenti mi fucilate.

La somma delle parti a livello di visione creativa è in ogni caso davvero compatta e coerente a trecentosessanta gradi, e si vede tutto lo sforzo produttivo alle spalle di un qualcosa di semplicemente unico all’interno del panorama televisivo odierno.

WandaVision osa così tanto e fa così bene che a questo punto spero che questo sia solo il punto d’inizio per un approccio televisivo e seriale Marvel potenzialmente più audace rispetto alla controparte cinematografica; e questo senza considerare il legame della serie con il secondo Doctor Strange (e di conseguenza anche col nuovo Spider-Man), alimentando tanto ottimismo per quello che saranno temi e modalità della Fase 4 dell’universo narrativo.

Mai mi sarei aspettato una serie così matta, folle e brillante, a partire dall’idea alla base e passando poi per come viene eseguita: anche solo il fatto che esista un qualcosa come WandaVision è da premiare.

 

Wandavision Secondo episodio

 

Una serie così matta, folle e brillante

Per concludere questa recensione dei primi tre episodi di WandaVision, qualche parola sui prossimi sei episodi. Chiaramente per quanto ho visto siamo ancora ad un terzo della stagione, quindi è molto da capire la direzione che prenderà la serie da qui in avanti.

Sicuramente ci sono degli elementi narrativi (ancora non chiari totalmente, al terzo episodio) che possono alimentare ulteriormente il coraggio creativo della serie, e sono certo che abbiamo ancora molto da vedere nelle prossime settimane a riguardo, prima dello sbocco sull’azione (assicurato) degli ultimi episodi. WandaVision è più che altro un’occasione unica in quanto per tutta una serie di motivi non deve rispondere alla sospensione di incredulità dello spettatore, lasciando quindi strada spianata ad una grande libertà nelle soluzioni scelte dagli autori. Sono estremamente curioso di quello che verrà.

 

Wandavision è su Disney+ ogni venerdì, abbonati qui.