Dopo essere state per anni decimate dai balenieri le balene stanno finalmente ripopolando le regioni polari ma devono fare i conti con altri fattori di stress.

La caccia alle balene ha portato molte specie ad una riduzione drammatica se non quasi all’estinzione della popolazione di questi mammiferi nelle regioni polari. Ora le balene, dopo ben quarant’anni, stanno tornando a ripopolare il loro habitat naturale, ma devono fare i conti con altri fattori: il riscaldamento delle acque, l’inquinamento e la pesca commerciale.

Dopo quarant’anni dalla fine di questa caccia grossa, che in settant’anni provocò  lo sterminio di 1,3 milioni di balene solo in Antartide, questi esemplari ritornano a popolare quelle regioni.

Nonostante la crudeltà umana di quegli anni gli scienziati ora possono confermare dei dati positivi. L’habitat è ancora relativamente incontaminato e contengono per ora scorte alimentari abbastanza stabili.

In uno studio sulla balenottera azzurra, preda preferita dai balenieri per le sue dimensioni gigantesche, nell’isola sub-antartica della Georgia del Sud gli scienziati hanno riportato che la popolazione di questa specie sta aumentando.

Questo ritorno inoltre potrebbe essere un segnale positivo per le nuove generazioni in quanto le acque che circondano l’isola sub-antartica della Georgia del Sud sono ricche del krill, piccoli crostacei, che sono alla base della loro dieta.

Ci sono segnali postivi di ripresa documentati per le megattere intorno alla penisola antartica occidentale così come nell’estremo nord dove le balene dell’Artico occidentale sembrano tornare in numero cospicuo o come le balenottere e le balenottere minori sono ora regolarmente avvistate nel Mare di Chukchi vicino all’Alaska.

Dopo la caccia alle balene però queste specie devono affrontare nuove fonti di stress tra cui il riscaldamento delle acque, l’inquinamento e la pesca commerciale.

 

Tutte problematiche che non sono da sottovalutare.

 

Grazie ai progetti finanziati dalla Commissione Europea è stato possibile ridurre al minimo gli impatti dell’attività umana sulle balene nelle acque più trafficate al di fuori dell’Artico e dell’Antartico.

Ma la stessa cosa ora deve essere fatta per proteggere le balene dalla crescente presenza di navi in queste regioni poiché la riduzione del ghiaccio porta ad un aumento del  traffico navale.

 

Le balene sono tra gli esseri più vulnerabili all’aumento del rumore e alla minaccia potenzialmente letale di collisione.

 

Le balene come tutti gli abitanti del mare sono anche utili indicatori della salute degli oceani ma sono anche esseri altamente intelligenti con comportamenti complessi e che come dicono gli scienziati abbiamo l’obbligo di proteggere.

Ma sappiamo abbastanza per capire che una visione lungimirante dei bisogni e delle vulnerabilità di queste bellissime creature è necessaria per preservare un futuro per loro.

ha detto Lauren McWhinnie, assistente professore alla Marine Geography, Heriot-Watt University.