La nostra recensione del finale di The Mandalorian 2, un episodio furbetto che va all in con il fan service e che corre troppo verso la meta finale.
Questa recensione del finale di The Mandalorian 2 si apre con la premessa che per valutare correttamente questo episodio occorre astrarsi dall’entusiasmo del momento, quello che sicuramente oggi inonderà la rete. Mi rendo conto quindi che quello che scriverò sarà abbastanza impopolare.
In ogni caso, come ho scritto nelle settimane passate, in questa stagione di The Mandalorian ho trovato un grandissimo salto in avanti rispetto alla prima stagione, salti da gigante su praticamente ogni piano, sia sul piano produttivo, sia sul piano della scrittura, entro certi limiti. La puntata meno digeribile – per così dire – è stata la seconda, ma per il resto Favreau e compagnia sono riusciti a trovare il giusto equilibrio in quello che volevano proporre, e da appassionato dell’immaginario ho goduto come forse di recente è accaduto solo con The Last Jedi, il finale di Rebels e quello di The Clone Wars.
Questo finale è però un passo indietro rispetto a quell’equilibrio, visto che si eccede nel fan service, si sbagliano i tempi (il minutaggio è davvero ristretto per quello che si vuole raccontare) e in generale anche la brillantezza nell’esecuzione non raggiunge i picchi del capitolo 9, 11, 13 e per certi versi anche del 15.
Insomma, saranno anche le mie aspettative sballate, ma credo si potesse fare di meglio, e per quanto si tratta di un episodio tutto sommato riuscito, è anche estremamente prevedibile, furbo, poco coraggioso (eccetto per una cosa) e sicuramente non perfetto. Massimo risultato con il minimo sforzo.
Prima di continuare, vi ricordo che in questa recensione del finale di The Mandalorian 2 farò spoiler sul racconto degli episodi precedenti: nel caso foste rimasti indietro, trovate qui sotto i link dei pezzi delle scorse settimane.
Allora, lo (splendido) scorso episodio, che viaggiava tra Miller e Tarantino, si chiudeva con un ultimatum di Din Djarin a Moff Gideon, che lasciava intendere fuochi di artificio per il finale di una stagione estremamente solida. Il personaggio (volutamente) macchietta del bravissimo Giancarlo Esposito ha rapito il piccolo Grogu, e il nostro mandaloriano è disposto a tutto per averlo indietro.
Da qui in poi evito di entrare nel dettaglio, ma in questa recensione va spesa qualche parola sulla scrittura e soprattutto sui tempi di questa puntata. Allora, premetto di essere un grandissimo appassionato di Star Wars, ho letto e visto di tutto, e come ho spiegato nelle scorse settimane non mi sta assolutamente antipatico il fan service.
Il ritorno di Boba Fett è stato ben gestito e costruito nel canone anche al di fuori della serie, la Bo-Katan di Katee Sackhoff si inseriva bene anche in prospettiva futura, Ahsoka è stata approfondita e doveva tornare per fare da ponte agli spin-off, Cobb Vanth da Aftermath era ugualmente necessario ed è stato strumentale ad un grande episodio, e così via.
La serie mette in piedi un deus ex machina molto facilone, per fare contenti tutti
Tendenzialmente non batto ciglio quando si parla di occhiolini furbi al fandom, che si integrino con un minimo di intelligenza nelle necessità della serie, dell’immaginario e delle produzioni. Qui però si cade in primis nel terribilmente prevedibile, tanto che le mie teorie combaciavano 1:1 con quanto accaduto, e in secondo luogo in una scelta molto facilona, una botta al cerchio e una alla botte, per far contenti i fan come il pubblico meno appassionato.
É una direzione poco organica al resto della serie, estremamente veloce e mal gestita nei tempi, con un fare così accelerato da sottolineare quanto sia poco ragionato questo lampante deus ex machina, costruito appositamente per portare a casa il risultato con il minimo sforzo.
Anche nel caso digerissi tutto questo, e non è così, l’episodio necessitava di almeno quindici minuti in più (che poteva tranquillamente permettersi), così da quantomeno dare il giusto spazio al dialogo e introdurre/concludere con un po’ più di rigore e sacralità quel determinato elemento.
C’è tra l’altro un evidente richiamo ad un determinato punto di Rogue One, ma l’esecuzione è distante anni luce e l’impatto non è minimamente paragonabile, non essendoci eleganza o un minimo di guizzo. L’idea su quel piano è giusta, ed è un peccato che la resa sia quella che è, con Peyton Reed – regista dell’episodio – che tra l’altro aveva fatto un lavoro molto migliore nel capitolo 10, quando si era appropriato di Alien in maniera estremamente brillante.
Al di là di questo e relative implicazioni future, su cui è difficile fare previsioni perché c’è poco di scontato a riguardo da qui in avanti (complice il canone e una svolta che ha del coraggio), l’episodio è buono, con diverse riserve.
Prima di tutto, l’apertura dell’episodio è eccellente, parte subito in quinta con un paio di scene molto azzeccate e dense anche lato script, da una parte riprendendo qualche tema dall’episodio precedente, dall’altra accennando all’origine di Boba Fett (come clone) e al suo retaggio mandaloriano attraverso Jango. Senza approfondire, in questo modo la serie apre chiaramente agli sviluppi di una terza stagione che si avvicinerà senza il minimo dubbio ad alcune parentesi di The Clone Wars.
Come scritto sopra, a livello di azione invece ho sinceramente preferito altri episodi, che paradossalmente osavano molto di più e avevano anche un carisma diverso negli scontri, differenziandosi per approccio e aiutati spesso dalla colonna sonora di Göransson, che torna anche qui ed è sempre una certezza, pur essendomi sembrata meno incisiva e determinante.
Determinati abbastanza potenti non mancano, ma rimane tutto nei binari di quanto mi aspettavo
Determinati momenti più costruiti e abbastanza potenti non mancano, ma rimane tutto nei binari di quanto mi aspettavo e niente mi ha particolarmente stupito o sorpreso, eccetto una specifica sequenza di dogfight che probabilmente ha tirato fuori il modo più figo ed esaltante per mettere in campo un TIE Fighter.
In conclusione di questa recensione del finale di The Mandalorian 2, la domanda è: potevamo aspettarci di più? Sinceramente sì, dopo una stagione così efficace specie se confrontata alla precedente. Il risultato di questa chiusura non è stellare come credevo e ci si limita a fare il proprio con una certa sufficienza, giocando sul sicuro e sapendo con certezza la reazione di fan e non fan a determinate situazioni.
Sono sicuro che per la maggior parte sarete tutti entusiasti, ma secondo me se provate a ripensare all’episodio e vi spogliate dell’euforia del momento, vi renderete conto che in questo caso non tutto è così roseo e eccellente come sembra.
Rimango comunque molto ottimista per la prossima direzione della serie, che focalizzandosi una volta per tutte su Mandalore saprà darci tante soddisfazioni. Un’altra cosa prima di finire: rimanete dopo i titoli di coda dell’episodio.