Un nuovo farmaco somministrato via iniezione promette di essere l’89 per cento più efficiente delle pillole, nel prevenire l’HIV.
L’antiretrovirale, il cabotegravir, é stato testato su 3.223 volontarie tra i 18 e 45 anni, tutte selezionate in venti diversi siti dell’Africa sub-sahariana in cui il pericolo di contrarre il virus é concreto.
Le iniezioni, che vengono somministrare una volta ogni otto settimane, hanno un coefficiente di protezione di molto superiore alle pillole di Truvada, le quali vanno invece inghiottite quotidianamente.
Nel primo caso la percentuale di donne che ha sviluppato l’AIDS si attesta al 0.21, mentre il gruppo di controllo, protetto dai medicinali tradizionali, ha registrato un 1.70 per cento di infezioni.
Sono cifre piccole, ma significative. Considerando il contesto africano, il cabotegravir garantirebbe inoltre alle donne locali un sistema maggiormente discreto con cui difendersi dal virus.
Si tratta di un grande, grande balzo avanti. Non penso che si possa sovraenfatizzare l’importanza di questo studio,
ha dichiarato il dottor Anthony Fauci, esperto capo di malattie infettive al National Institutes of Health (NIH) statunitense.
I risultati sul campo riflettono quanto già era emerso l’anno scorso da un test omologo effettuato su uomini omosessuali, tuttavia sono ancora da vagliare tutta una serie di potenziali complicazioni, quali gli effetti sull’allattamento o lo sviluppo di eventuali resistenze al medicinale.
Lo studio sul cabotegravir é stato sponsorizzato dagli Stati Uniti attraverso l’NIH, dalla Bill and Melinda Gates Foundation e dalla ViiV Healthcare, azienda farmaceutica che sta sviluppando il farmaco e che é perlopiù posseduta dalla GlaxoSmithKline.
A lavorare al fianco di ViiV nel creare l’iniezione anti HIV compaiono anche Pfizer Inc e la giapponese Shionogi Limited. Nuovo e vecchio medicinale sono stati forniti direttamente dal produttore, il Gilead Sciences.
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