Lo stress della pandemia di Covid-19 ci raggiunge anche nel mondo dei sogni, trasformandoli in incubi.
In periodo di quarantena, un gruppo di ricercatori finlandesi ha analizzato i brutti sogni di 4.000 persone, molte delle quali hanno riconosciuto nei loro incubi le ansie derivanti dal pericolo sanitario, le inquietudini economiche il disagio legato alle incertezze sul futuro.
Eravamo eccitati nell’osservare come il contenuto del sogno si ripetesse attraverso gli individui riflettendo l’atmosfera apocalittica della quarantena da Covid-19. I risultati ci hanno permesso di ipotizzare che il sognare in circostanze estreme possa rivelare degli immaginari condivisi e delle tracce di memoria.
In questo modo, i sogni possono indicare una forma di paesaggio condiviso tra gli individui,
riporta l’autrice principale della ricerca, la dottoressa Anu-Katriina Pesonen, direttrice del gruppo di Ricerca del Sonno e della Mente all’Università di Helsinki.
Per giungere a queste conclusioni, il team di scienziati si è fatto raccontare gli incubi dei soggetti in analisi, quindi hanno tradotto il tutto in inglese e hanno processato i dati con un algoritmo che ha definito gli accostamenti di parole che dominavano tali narrazioni.
Queste “minuscole particelle dei sogni”, come le hanno battezzate i ricercatori, hanno rivelato tutta una serie di paure legate proprio alla pandemia, dal fallimento del distanziamento fisico al timore distopico dell’apocalisse.
Incubi intensi e ripetuti possono riflettere uno stress post-traumatico. […] Il contenuto dei sogni non è completamente casuale, ma può essere una chiave di volta per comprendere quale sia l’essenza che muove queste esperienze di stress, trauma e ansia,
ha aggiunto Pesonen.
Lo studio offre anche uno spaccato sul come i finlandesi stiano reagendo allo stress e alla depressione che hanno accompagnato il periodo di quarantena. Metà dei partecipanti ha, per esempio, ammesso di star dedicando mediamente più tempo al sonno, in paragone al periodo pre-lockdown.
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