Gli ufficiali cinesi sono convinti che la cessione forzata di TikTok agli USA sarebbe un segno di debolezza da parte della Cina e delle sue aziende.
Fonti dell’agenzia di stampa Reuters suggeriscono che il Governo della Repubblica Popolare Cinese stia seriamente valutando di impedire a ByteDance, azienda cinese proprietaria di TikTok, di procedere con la cessione del noto video-social.
La diatriba su TikTok è d’altronde l’esempio più evidente e spettacolare dello scontro politico-economico tra le due superpotenze ed è verosimile che la Cina non abbia alcuna intenzione di chinare il capo a quella che viene vissuta come una vera e propria ingerenza statunitense.
A seguito di rapporti diplomatici sempre più esacerbati, negli ultimi mesi il presidente USA Donald Trump ha infatti mosso guerra alle Big Tech cinesi, accusandole sommariamente di spionaggio nei confronti del popolo americano.
ByteDance è finita così nel fuoco incrociato e, nel disperato tentativo di uscirne dall’impasse, ha iniziato a discutere con Microsoft la vendita del ramo statunitense di TikTok.
Venuto a sapere delle contrattazione, Trump, furente, ha imposto con un ordine esecutivo una dead-line che scadrà il 20 settembre: se ByteDance non dovesse riuscire a vendere l’app social entro quel giorno, TikTok non potrà più essere ceduta ad alcuna azienda statunitense.
Paradossalmente, con un secondo ordine esecutivo, Trump ha anche sancito che ByteDance debba vendere TikTok entro il 12 novembre, giustificando l’imposizione come un’atto necessario a difendere la sicurezza nazionale.
Il Governo USA, il quale fa del liberismo economico il suo cavallo di battaglia, si è quindi “inserito nella trattativa tra due compagnie private”, alterando i normali iter legali, come non ha mancato di sottolineare la stessa ditta cinese.
La Cina potrebbe quindi decidere di intromettersi a sua volta, sia per non creare un precedente di remissività nei confronti della sua principale rivale economica, sia per proteggere strenuamente le tecnologie sviluppate dalle sue aziende.
A fine agosto, il Ministero del Commercio cinese ha quindi aggiornato le regole governative di controllo sulle esportazioni, in modo che iniziassero a includere anche le tecnologie di intelligenza artificiale.
I legislatori cinesi negano che questo ampliamento normativo si rivolga a realtà aziendali specifiche, ma le tempistiche sono perlomeno sospette. In ogni caso ByteDance potrebbe trovarsi a dover vendere in fretta e furia la sua app, ma senza poter cedere al compratore il geniale algoritmo che l’ha resa così competitiva.