Uber lancia l’ultimatum: pronti ad abbandonare la California

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I giudici della California impongono ad Uber di trattare i rider come dipendenti, con tutti i benefit che la legge impone. Il colosso non molla, ma nel frattempo lancia un monito perentorio.

Pochi giorni fa la storica sentenza dei giudici dello Stato: Uber deve considerare tutti i suoi driver come dipendenti. Poi la minaccia dell’azienda: “facciamo ricorso, ma se perdiamo abbandoniamo la California“. Il motivo? Ci vorranno mesi (ad essere ottimisti) per adeguare il business model di Uber alle richieste dei giudici. Mesi in cui i collaboratori dell’azienda, fino ad oggi considerati come contractor indipendenti, non vedranno una lira.

È l’ennesima tegola per il mondo della cosiddetta sharing economy, come se non bastasse un virus che ha reso la promiscuità di servizi come AirBnb e, appunto, Uber tutto fuorché appetibile: nessuno vuole ficcarsi nella casa o nella macchina di uno sconosciuto nel pieno di una pandemia.

A questo si aggiungono le nuove importanti sentenze dei giudici del lavoro americani: non è la prima volta che la giurisprudenza intima ai colossi dello sharing di trattare i collaboratori come dipendenti a tutti gli effetti. Peccato che il business model di aziende come Uber si basi pressoché interamente sull’enorme flessibilità contrattuale dei lavoratori. Tolta quella, crolla tutto.

Nel frattempo, nota a margine, Uber Eats —il servizio di food delivery— ormai frutta all’azienda più del servizio anti-Taxi preso nel suo complesso: anche perché quest’ultimo è crollato del 75%, ci spiega il Financial Times.

La sentenza dei giudici californiani si basa su una recente legge dello Stato, la Assembly Bill o AB-5. I giudici hanno dato ad Uber, ma anche al colosso rivale Lyft, 10 giorni per adeguarsi alla norma. Nel frattempo i due hanno presentato ricorso.

Se i giudici non cambieranno idea, allora è difficile pensare che in California saremo in grado di cambiare rapidamente il nostro modello nella direzione dei contratti full-time.

ha detto alla MSNBC Dara Khosrowshahi, CEO di Uber. Tradotto in parole povere: leviamo le tende. Senza un cambio di legge, ipotizzano i più, c’è la possibilità che si tratti di un addio e non di un arrivederci.

Nell’ipotesi meno brutale, secondo una mozione presentata da Uber lo scorso 10 agosto, l’app dovrebbe rimanere comunque offline per diversi mesi. «Milioni di driver che usano l’app per ottenere uno stipendio per sbarcare il lunario —si legge nel documento— molto probabilmente perderanno questa possibilità non appena la sentenza entrerà in vigore».

 

 

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