Il Covid-19 sta dando il colpo di grazia alla Gig Economy

Il covid-19 sta mettendo in crisi la gig economy. Uber, Lyft e anche AirBnB non se la stanno passando molto bene, ma a farne le spese saranno i lavoratori che fanno affidamento su queste app.

Negli ultimi anni la gig economy è entrata nelle nostre vite, ormai la diamo per scontata e ci circonda in pressoché ogni aspetto della nostra vita. Vogliamo un gelato ma non abbiamo voglia di alzarci e andarlo a prendere? Con un colpo di smartphone chiamiamo un rider che ce lo viene a portare. Siamo di fretta e abbiamo paura di arrivare tardi in stazione? Con un’app prenotiamo il nostro autista in pochi secondi. Ci serve un design per la nostra startup improvvisata? Decine di piattaforme diverse ci permettono di assoldare qualche freelance che vive dall’altra parte del mondo per poco meno di 20$.

Nel gioco entra anche la cosiddetta sharing economy, con piattaforme come AirBnB da cui ormai dipendiamo per programmare le nostre vacanze — grazie a prezzi e servizi spesso spanne sopra a quelli degli hotel tradizionali.

Ma la gig economy, sostengono i  detrattori, ha portato con sé anche diverse contraddizioni, che spesso non sono altro che l’esasperazione di dinamiche del mondo del lavoro contemporaneo. Contraddizioni che con il covid-19 rischiano di esplodere.

Sebbene siamo certi che il business di AirBnB si riprenderà completamente, i cambiamenti che intraprenderà in questi giorni non saranno temporanei o a breve termine

ha spiegato il dirigente Brian Chesky al New York Times.

AirBnB ha licenziato oltre 1.000 dipendenti. Quest’anno, forte delle valutazioni che la davano sopra ai 30 miliardi di dollari, doveva entrare in borsa. Molto probabilmente la mossa verrà rimandata.

Il duro colpo arriva sicuramente dalle misure di lockdown: molte persone, oggi, non possono viaggiare, né andare in giro. Ma la situazione per la sharing economy non migliorerà tanto presto.

La questione è molto semplice: con la paura del contagio siamo meno propensi ad usare le cose degli altri. Non vogliamo andare in appartamenti di cui non conosciamo i livelli igienici. Né tanto meno vogliamo ficcarci nella macchina di un estraneo.

In questo scenario Lyft ha registrato un calo dell’80% nelle corse effettuate durante il mese di marzo, mentre Uber ha aumentato le sue perdite del 190% e ha già annunciato di dover lasciare a casa 3.700 dipendenti.

Curiosamente, le cose non vanno molto bene nemmeno alle aziende di food delivery: Uber Eats ha sospeso il suo business in diversi Paesi. (Immagine in apertura via Futurism.com)

 

 

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