Stando alle parole della ministra dell’Innovazione, Paola Pisano, l’app Immuni e il contact tracing starebbero aiutando ad arginare la pandemia di coronarivus.
Ospite questa mattina al programma Agorà, Rai 3, la politica ha rivelato come il software si sia effettivamente dimostrato utile nel combattere l’epidemia, ma ha anche lamentato che ancora troppe poche persone lo abbiano installato sul cellulare, appena 4,6 milioni.
Dei svariati infetti riscontrati negli ultimi mesi, 63 avevano scaricato Immuni, un dettaglio che ha permesso al personale sanitario di inviare le notifiche a più di cento individui, attenuando parzialmente la portata della pandemia.
La TV di Stato ricorda all’Italia intera che Covid-19 sia ancora in circolo (anzi, su scala globale è molto pericoloso e colpisce sempre più i giovani) e, per vie traverse, riprende tutte quelle persone che in occasione delle vacanze stanno completamente abbassando la guardia.
Dovendo continuare a convivere con il virus finché non si troverà il vaccino, dobbiamo comunque avere dei comportamenti che non sono dei comportamenti come se il virus fosse già passato, ma dobbiamo continuare a proteggerci,
ricorda la ministra.
Lo scopo della “comparsata” della politica al programma è trasparente: diffondere quanto possibile il messaggio dell’establishment, ovvero sensibilizzare i cittadini sulla necessità di riconoscere e affrontare le insidie pandemiche.
Più nello specifico, trapela la paura da parte del Governo di un ritorno in forze dell’epidemia, di una seconda emergenza sanitaria che imporrebbe una rinnovata serie di quarantene, evenienza che a sua volta farebbe crollare ulteriormente la già allarmante economia italiana.
Lo Stato sta di fatto pregando il popolo di usare un’app che, vuoi per le preoccupazioni sulla privacy, vuoi per la diffusa sfiducia nelle autorità, solo il 13 per cento delle persone ha effettivamente messo in funzione.
[Immuni] è un’applicazione che è stata segnalata anche dalla rivista Nature in un articolo che è appena uscito come uno dei sistemi per riuscire a limitare le seconde ondate di arrivo del virus e anche cercare di non avere la seconda ondata,
sottolinea Paola Pisano.
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