Diffusione dei virus in ospedale: un esperimento misura quanto velocemente si espande nei reparti

L’infezione da SARS-CoV-2 avviene principalmente attraverso il contatto tra le persone, ma la pandemia di COVID-19 ci ha insegnato anche a far attenzione alla diffusione dei virus attraverso le superfici. In questo esperimento si osserva come il virus si diffonda in un ospedale.

Da quello che sappiamo finora, la via di diffusione di SARS-CoV-2 avviene tramite il contatto tra persone. Ma se c’è qualcosa che la pandemia ci ha insegnato, è prestare molta attenzione alla potenziale trasmissione da superfici e altri oggetti.

I microbiologi dell’University College di Londra (UCL) hanno ora scoperto che anche nelle sale ospedaliere progettate per contenere i rischi COVID-19, la diffusione dei virus può avvenire più facilmente di quello che si potrebbe pensare tra le varie aree.

Un DNA virale (ovviamente innocuo per l’uomo!) è stato lasciato su un binario del letto d’ospedale all’interno di un’unità altamente contenuta, ci sono volute meno di dieci ore affinché si diffondesse in quasi la metà del reparto, restando in giro per almeno cinque giorni in questi siti.

E questo è avvenuto con la sola fonte del binario appositamente infettato. È molto probabile che un paziente infetto da un coronavirus tossisca, starnutisca e diffonda il virus attraverso il contatto su varie superfici e oggetti inanimati, mettendo a rischio le persone che toccano queste superfici prima che le goccioline che contengono il virus si asciughino.

Bisogna sottolineare anche che un conto è trovare DNA di un virus, un conto è trovare un virus vitale e in grado di infettare.

Il nostro studio mostra l’importante ruolo che le superfici svolgono nella trasmissione di un virus e quanto sia fondamentale aderire a una buona igiene e pulizia delle mani

afferma la microbiologa Lena Ciric dell’UCL.

Il nostro surrogato [virus] è stato inoculato una volta in un unico sito e si è diffuso attraverso il contatto delle superfici da parte di personale, pazienti e visitatori.

È importante notare che questo esperimento non è stato condotto per misurare i tassi di infezione: solo la velocità con cui un virus può potenzialmente diffondersi se non viene pulito da una superficie, anche in un’area ad alto contenimento.

Il virus di infezione delle piante utilizzato per questa ricerca può essere facilmente rimosso disinfettando una superficie o lavandosi le mani, il che è vero anche per il coronavirus che causa COVID-19. In effetti, una singola salviettina imbevuta di alcol può rimuovere il 98,88-99,84 % del virus surrogato utilizzato dai ricercatori.

In questo caso particolare, il materiale virale è stato diffuso su una serie di superfici in un reparto ad alto contenimento, evidenziando una potenziale debolezza nelle politiche igieniche.

Come area ad alto rischio, la stanza di isolamento in cui è stata inoculata la sponda del letto ha un regime di pulizia diverso rispetto al resto del reparto

scrivono gli autori.

Tuttavia, la sua ampia diffusione indica un fallimento nella pulizia. Poiché il surrogato viene rimosso prontamente con una buona igiene delle mani, ciò indica anche un fallimento dell’igiene delle mani.

Diluendo il DNA virale del loro surrogato innocuo in acqua, i ricercatori hanno lasciato cadere con cura il materiale sul corrimano di un letto in una stanza di isolamento riservata ai più infetti. Ogni sera per i successivi cinque giorni, il team ha campionato 44 siti in tutto il reparto per vedere fino a che punto il campione aveva viaggiato.

Dopo solo dieci ore, il materiale genetico surrogato si era diffuso nel 41% dei siti, tra cui spondine, maniglie delle porte, braccioli e giocattoli e libri per bambini.

Dopo tre giorni, il numero di siti contaminati ha raggiunto il 52%, scendendo al 41% due giorni dopo. Anche alla fine del periodo di campionamento, il virus era comunque presente (il suo materiale genetico non lui vivo e potenzialmente infettivo).

Le stanze più vicine all’infezione originale erano le più contaminate. Il terzo giorno, l’86 % di tutte le aree cliniche è risultato positivo e il quarto, il 60 % dei siti nell’area nell’immediato intorno del letto è risultato positivo.

Le persone possono essere infettate da COVID-19 attraverso goccioline respiratorie prodotte durante la tosse o lo starnuto

afferma la scienziata sanitaria Elaine Cloutman-Green della UCL.

Allo stesso modo, se queste goccioline atterrano su una superficie, una persona può essere infettata dopo essere venuta a contatto con la superficie e aver toccato gli occhi, il naso o la bocca.

Un lavoro recentemente uscito ha indicato che il tempo con cui evapora una gocciolina contenente il virus può variare dai due secondi ai tre minuti.

Detto questo, è ancora essenziale per gli operatori sanitari continuare a lavarsi le mani e pulire le superfici in modo coerente per limitare il più possibile la trasmissione, soprattutto perché è una cosa relativamente facile da fare.

Sfortunatamente, tuttavia, questi risultati suggeriscono che anche negli ospedali con rigide pratiche igieniche, bisogna ancora migliorare molto.

 

 

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