COVID-19: i risultati clinici e di ricerca ad oggi

Un punto della situazione pubblicato da Frontiers in Immunology delinea i principali fattori immunologici alla base della progressione di COVID-19 ed esamina tutti i risultati clinici e di ricerca su questa malattia che ha messo in ginocchio il mondo.

A causa del devastante impatto mondiale di COVID-19, la malattia causata dal virus SARS-CoV-2, ci sono stati sforzi senza precedenti da parte di medici e ricercatori di tutto il mondo per sviluppare rapidamente trattamenti e vaccini sicuri ed efficaci.

Dato che COVID-19 è una nuova malattia complessa contro la quale, a oggi, non disponiamo né di un vaccino né di un trattamento specifico, si stanno compiendo molti sforzi per studiare la possibile efficacia di farmaci già approvati e disponibili, ma anche di svilupparne nuovi.

Questa grande quantità di informazioni a volte lascia un po’ persi per questo, regolarmente, forniamo un punto della situazione aggiornato su come stanno andando le cose. L’ultimo prima di questo l’abbiamo fatto circa un mese fa e lo potete leggere qui.

Un team di ricercatori della Food and Drug Administration statunitense ha esaminato tutti i risultati clinici e di ricerca di COVID-19 e ha pubblicato una review su Frontiers in Immunology.

I risultati in primo luogo forniscono una ripartizione dei principali fattori immunologici alla base delle fasi cliniche della malattia COVID-19 che potrebbero essere potenzialmente colpiti dai farmaci terapeutici esistenti.

Il Dr. Montserrat Puig della Food and Drug Administration degli Stati Uniti, autore senior della revisione, ha dichiarato che

Ci sono molti fattori coinvolti nel determinare se la risposta immunitaria del paziente sarà insufficiente o adeguata a combattere l’infezione.

La nostra revisione fornisce una panoramica di questi fattori e di come possano essere considerati per definire il contesto in cui i farmaci attualmente utilizzati per altre malattie, o nuove molecole, possano essere utilizzati per prevenire, migliorare o curare COVID-19.

Tra le tante domande che COVID-19 fa sorgere ce n’è una fondamentale:

perché alcuni pazienti neanche si accorgono di ammalarsi e per altri invece la malattia è letale?

In altre parole, ci sono incredibili differenze personali che influenzano il decorso della malattia e sebbene ciò sia qualcosa di abbastanza comune per qualunque patologia, in questo caso la comprensione dei fattori predisponenti o scatenanti potrebbe aiutare a trovare metodi per bloccare quella che molti hanno chiamato la tempesta di citochine, ossia l’esplosione dei processi infiammatori estesi che avvengono quando la malattia si aggrava.

Nella revisione sono sintetizzati tutti gli studi pubblicati che svelano i fattori che portano alla tempesta di citochine e le sue conseguenze osservate in COVID-19, inclusi gli eventi immunologici alla base delle più gravi manifestazioni della malattia.

L’analisi è ulteriormente integrata con le conoscenze precedentemente acquisite grazie allo studio di altri coronavirus tra cui SARS-CoV e MERS-CoV.

Infine descrivono un promettente elenco di farmaci attualmente disponibili che sono allo studio o in esame per l’uso contro COVID-19 in base al loro noto potenziale nell’influenzare questi eventi immunologici chiave.

Scendiamo ora in qualche dettaglio più tecnico, percorrendo la strada dall’ingresso del virus fino all’aggravamento della malattia.

 

 

 

 

 

Come entra il virus che provoca COVID-19 nel nostro organismo

Il SARS-CoV-2 può entrare nel corpo umano attraverso l’aerosol respiratorio e goccioline contenenti particelle virali oppure per contatto con superfici contaminate, anche se questa seconda possibile modalità di infezione pare più remota della prima.

SARS-CoV-2 si lega, attraverso la sua proteina spike (S), all’enzima 2 di conversione dell’angiotensina (ACE2) che è espresso sulle superfici cellulari. C’è poi un’altra proteasi importante per il processo di infezione che si chiama TMPS2 (proteasi transmembrana cellulare serina 2), codificata dal gene TMPRSS2, che aiuta il virus a replicarsi.

L’ACE2 è espresso su cellule di numerosi tessuti, tra cui: alveoli polmonari, epitelio nasale, orale, cutan

eo e renale, muscolo liscio e cellule endoteliali dei vasi nel tratto gastrointestinale e in vasi arteriosi e venosi.
L’interazione della proteina S virale con il recettore cellulare ACE2 può provocare disregolazione di alcuni processi fisiologici è può contribuire alla compromissione dell’omeostasi dei vasi e dei polmoni.

 

 

 

L’approccio farmacologico: probabilmente non esisterà un singolo farmaco

I farmaci antivirali che sono oggetto di test includono quelli che potrebbero inibire l’ingresso di SARS-CoV-2 nelle cellule ospiti, o quelli che potrebbero bloccare la sua replicazione di SARS-CoV-2 o infine quelli che potrebbero aumentare la risposta antivirale, come anticorpi monoclonali che colpiscono le citochine pro-infiammatorie che guidano la risposta iperinfiammatoria e terapie che potrebbero migliorare la funzione dei polmoni.

La Dott.ssa Montserrat Puig afferma che

gli approcci alla terapia nella fase iniziale della malattia differiranno da quelli nella sua fase avanzata grave: man mano che i risultati degli studi clinici saranno disponibili, potrebbe diventare sempre più chiaro che probabilmente non esiste un singolo proiettile magico per risolvere la malattia, ma potrebbe essere necessaria una combinazione di diversi interventi che mirano a differenti fattori chiave di COVID-19.

La ricerca e i dati ottenuti dagli studi COVID-19 sono in rapida evoluzione e in continuo aggiornamento.

 

 

 

 

 

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