Ultras, la recensione: tifosi e nerd molto più vicini di quanto non si creda

Ultras

La recensione di Ultras, film d’esordio di Francesco Lettieri, che racconta il mondo dei tifosi di calcio senza che si veda mai un pallone: l’appartenenza al gruppo è tutto, ancora più del rettangolo verde. Dal 20 marzo su Netflix.

Nello scrivere la recensione di Ultras, film d’esordio di Francesco Lettieri dal 20 marzo su Netflix, rispondiamo subito alla domanda che sicuramente vi sta passando in mente: è un film sul calcio? No. O meglio, non esattamente.

 

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Disponibile dal 20 marzo su Netflix Ultras, film d’esordio di Francesco Lettieri, che racconta la storia di Mohicano, capo degli Apache, immaginario gruppo di tifosi ultras del Napoli.

Prodotto da Indigo Film e Mediaset (sapete quando è stata l’ultima volta che hanno unito le forze per produrre un film? Per L’Uomo in più di Paolo Sorrentino, un altro esordio di un regista campano con il calcio a fare da filo conduttore), Ultras segue le giornate di Sandro (Aniello Arena), soprannominato Mohicano, capo degli Apache, gruppo di tifosi ultras del Napoli.

 

 

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Costretto a stare lontano dallo stadio per il DASPO (Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive), Sandro, ormai cinquantenne, comincia a farsi delle domande sulla sua vita, che ha dedicato interamente al tifo. Le partite – che non vediamo mai, ma sentiamo da radio e dagli spalti del San Paolo – ormai gli danno quasi la nausea. Le uniche cose che lo fanno sentire ancora vivo sono le cene con Angelo (Ciro Nacca), fratello di un suo amico morto durante uno scontro violento a Roma, che è come se fosse diventato suo figlio, e gli incontri con Terry (Antonia Truppo), conosciuta in palestra, con cui torna ad avere gli atteggiamenti e le insicurezze di un adolescente.

 

 

 

Ultras: l’importanza di appartenere a un gruppo

 

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Ultras racconta il bisogno di appartenere a un gruppo, di sentirsi riconosciuto e accettato, di esistere in mezzo a una rissa.

Sarà la crisi di mezza età, sarà che improvvisamente attorno a lui c’è molto più silenzio, Sandro sente che qualcosa in lui sta cambiando: non ha più voglia di urlare, di gestire faide interne al gruppo, con i giovani che trattano i fondatori come dei vecchi rimbambiti, smaniosi come sono di fare trasferte e comandare. Parafrasando Noodles di C’era una volta in America “che è andato a letto presto”, Mohicano si rende conto che in tutti questi anni ha tifato, dedicandosi qualcosa che sembrava dare senso alla sua vita, ma di cui non era il vero protagonista, finendo per vivere in panchina.

 

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Il bisogno di appartenere a un gruppo, di sentirsi riconosciuto e accettato, di esistere in mezzo a una rissa, sfogo di ogni ansia e frustrazione, per lui sembra non avere più senso. Ed è qui che si concentra il film di Lettieri: per vivere abbiamo bisogno di passioni, di sogni, ma questi devono anche portarci soddisfazione, costruire qualcosa. Magari non cambieremo il mondo, ma almeno, anche solo per un attimo, questo qualcosa aiuta a riempire quel vuoto che in molti ci portiamo dentro. Altrimenti è solo rumore, rumore che cerchiamo proprio per sfuggire al silenzio, alla riflessione, evitando di farci delle domande a cui non vogliamo rispondere.

 

 

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Francesco Lettieri: di nuovo insieme a Liberato

 

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Ognuno ha i suoi vizi: i tifosi si sentono vivi allo stadio, i collezionisti accumulano oggetti, i fan estremi di Star Wars possono trascorrere giorni a discutere del più piccolo dettaglio di un film. A ciascuno il suo. Si tratta di fede: a prescindere dall’oggetto verso cui la esprimiamo, il risultato è trasformare il bisogno di essere amati in una religione. E non è quindi forse un caso che Ultras sia ambientato a Napoli, una città in cui accanto all’effigie di San Gennaro e Sant’Antonio c’è quella di Maradona.

 

 

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Superata però una certa soglia, tutti – tifosi, collezionisti e nerd – finiscono per portare all’estremo le proprie passioni, perché evidentemente mascherano un disagio più profondo. Lettieri scava in questo disagio, non sentendosi superiore ai suoi personaggi, ma, anzi, mettendosi letteralmente alla loro altezza (Sandro entra in scena di spalle, altezza nuca, e fin da subito siamo accanto a lui). Si crea così un dialogo interessante tra il regista, il film e i protagonisti: cosa fa una pellicola se non riempire spazi e silenzi? L’autore sembra quasi dirci che, bella o brutta che sia, l’importante è raccontare la nostra storia: è quella che conosciamo meglio, che ci appartiene davvero, non una farsa recitata a memoria pur di piacere agli altri.

 

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Ed ecco quindi che, anche se deve a molto a Matteo Garrone (Aniello Arena viene da Reality e, proprio come quel film, Ultras si apre con un lungo piano sequenza che introduce i personaggi) e a Stefano Sollima (sia per Gomorra – La serie, che a sua volta viene sempre da Garrone, sia per ACAB – All Cops Are Bastards, passando però dall’altro lato della barricata), Lettieri trova la sua dimensione grazie all’uso sapiente di Napoli come scenografia: ogni spazio, ogni linea diventa un personaggio, contribuendo a definire sempre più questo “risorgimento napoletano” di cui è protagonista, anche grazie alla sua collaborazione con Liberato, di cui ha diretto diversi videoclip e che ora, per ricambiare, ha firmato la colonna sonora del suo esordio cinematografico.

 

 

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Aniello Arena: un volto e un corpo nati per il cinema

 

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Arena non ha bisogno di parlare: nei solchi del suo viso c’è già tutto.

Non poteva esserci interprete più vero di Aniello Arena per Mohicano: un volto che sembra venire direttamente dalla tradizione popolare campana, un corpo che riempie la scena in modo carismatico. Arena non ha bisogno di parlare: nei solchi del suo viso c’è già tutto. E invece, quando è apprensivo con Angelo e quando diventa improvvisamente dolcissimo con Terry, si rivela anche un ottimo interprete: non c’è artificio nella sua voce, non ci sono sovrastrutture, tutto sembra reale e spontaneo.

 

 

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Francesco Lettieri, autore promettente, non ha cristallizzato la sua opera prima in tinta bianco azzurro, ma ha saputo darle molte più sfumature.

A fargli da contraltare Antonia Truppo, che invece ha fatto il percorso opposto: la sua verità l’ha trovata in teatro, sulle tavole del palcoscenico. L’alchimia tra i due è incredibile.

Nonostante l’epidemia di Covid-19 abbia impedito la sua uscita in sala, Ultras arriva su Netflix dal 20 marzo: gli auguriamo fortuna, così come a Francesco Lettieri, autore promettente, che non ha cristallizzato la sua opera prima in tinta bianco azzurro, ma ha saputo darle molte più sfumature.

 

 

Ultras è disponibile dal 20 marzo su Netflix
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