Il segreto per vivere più a lungo: il tuo DNA conta molto più di ciò che (non) mangi
Un'estesa ricerca condotta su alcuni topo ha svelato una triste realtà su come si vive più a lungo. Sì, come noto un regime calorico restrittivo ha forti vantaggi, ma purtroppo non tutti rispondono allo stesso modo.

Tagliare l’apporto calorico non solo contribuisce a mantenere un corpo più snello, ma può anche allungare la vita, un effetto spesso attribuito alla perdita di peso e ai cambiamenti metabolici derivanti dal consumo ridotto di cibo. Tuttavia, uno dei più grandi studi mai condotti sugli animali da laboratorio riguardo le restrizioni alimentari sfida questa saggezza convenzionale su come la dieta influenzi la longevità.
Mangiare meno fa vivere più a lungo? Sì, ma…
Lo studio, che ha coinvolto quasi 1.000 topi alimentati con diete a basso contenuto calorico o sottoposti a periodi regolari di digiuno, ha confermato che questi regimi portano effettivamente a una perdita di peso e a cambiamenti metabolici correlati. Ma altri fattori, tra cui la salute del sistema immunitario, la genetica e gli indicatori fisiologici di resilienza, sembrano spiegare meglio il legame tra la riduzione delle calorie e l’aumento della longevità. “I cambiamenti metabolici sono importanti”, afferma Gary Churchill, genetista del Jackson Laboratory a Bar Harbor, nel Maine, che ha co-diretto lo studio. “Ma non portano all’estensione della durata della vita”.
Per gli investigatori esterni, i risultati sottolineano la natura intricata e individualizzata della reazione del corpo alla restrizione calorica. “È rivelatore della complessità di questo intervento”, afferma James Nelson, biogerontologo presso il Centro di Scienze della Salute dell’Università del Texas a San Antonio. Lo studio è stato pubblicato oggi su Nature da Churchill e dai suoi coautori, tra cui scienziati di Calico Life Sciences, una società biotecnologica di South San Francisco focalizzata sull’anti-invecchiamento che ha finanziato la ricerca.
La genetica individuale sarà sempre più importante
Gli scienziati sanno da tempo che la restrizione calorica, un regime basato su limiti a lungo termine nell’assunzione di cibo, prolunga la durata della vita negli animali da laboratorio. Alcuni studi hanno anche dimostrato che il digiuno intermittente, che prevede brevi periodi di privazione del cibo, può aumentare la longevità. Tuttavia, questa nuova ricerca suggerisce che la spiegazione dietro l’allungamento della vita sia molto più complessa di quanto si pensasse finora.
L’aspetto più significativo dei risultati è la scoperta che non è solo la perdita di peso o il miglioramento del metabolismo a fare la differenza nella longevità. Piuttosto, la salute immunitaria, la genetica individuale e la capacità del corpo di adattarsi alle condizioni di restrizione sembrano avere un ruolo chiave. Questo indica che non esiste una risposta universale agli effetti della restrizione calorica e che ogni organismo può rispondere in modo diverso, in base a fattori intrinseci e alla sua resilienza fisiologica.


