Breaking Bad: ecco perché non avrà una serie sequel

Breaking Bad

L’interprete di Jesse Pinkman, Aaron Paul, ha spiegato perché non ci sarà mai una serie sequel di Breaking Bad  dopo El Camino.

Con l’uscita di  El Camino gli appassionati di Breaking Bad potranno tornare a respirare l’atmosfera della serie con Bryan Cranston. ll protagonista del film sarà Aaron Paul, interprete di Jesse Pinkman, il quale ha di recente parlato con il The Guardian della possibilità di realizzare una nuova serie, successiva a El Camino.

Abbiamo concluso la storia sei anni fa- ha dichiarato- però il pubblico ha mantenuto la passione per Breaking Bad, e voleva avere delle risposte su alcune questioni. Perciò avevano chiesto una nuova serie (un sogno che potrete accantonare) per sapere cosa è successo a Jesse.

Insomma, tutte le risposte che i fan stanno cercando le troveranno in El Camino, non in una nuova eventuale serie.

Ecco la sinossi di El Camino:

In seguito alla sua drammatica fuga dalla prigionia, Jesse deve affrontare ancora una volta il suo passato, prima di potersi dedicare ad un nuovo futuro.

Il film sarà disponibile su Netflix a partire dall’11 ottobre.

 

Potrebbe interessarti:

breaking bad

 

 

 

Damsel, la recensione: una damigella in difficoltà
Damsel, la recensione: una damigella in difficoltà
Nuova Scena – Rhythm + Flow Italia: il talent rap di Netflix funziona?
Nuova Scena – Rhythm + Flow Italia: il talent rap di Netflix funziona?
Rick e Morty stagione 7, la recensione: La Rinascita del multiverso verde
Rick e Morty stagione 7, la recensione: La Rinascita del multiverso verde
Arcane 2: il primo trailer di Netflix della seconda stagione
Arcane 2: il primo trailer di Netflix della seconda stagione
Berlino, la recensione: uno spin-off di qualità
Berlino, la recensione: uno spin-off di qualità
La concierge Pokémon: in vacanza con i Pocket Monsters
La concierge Pokémon: in vacanza con i Pocket Monsters
Rebel Moon - Parte 1: figlia del fuoco, la recensione: una nuova scommessa
Rebel Moon - Parte 1: figlia del fuoco, la recensione: una nuova scommessa