È stato dimostrato attraverso una simulazione che all’interno dei diamanti sono conservati i resti di antichi fondali marini riciclati.
La ricerca, pubblicata da Science Advances e condotta dai ricercatori della Macquarie University di Sydney in collaborazione con l’Università Goethe di Francoforte e l’Università Johannes Gutenberg di Magonza in Germania, ha dimostrato che i processi che portano all’accrescimento dei diamanti sono guidati dal riciclo dei sedimenti oceanici nelle zone dove una placca della crosta terrestre scivola rapidamente sotto un’altra.
Si era già teorizzato che i sali intrappolati nei diamanti rappresentassero residui di acqua marina, ma ancora non era stato possibile verificarlo.
Lo studio è stato svolto ponendo un campione di sedimenti marini in un contenitore insieme alla roccia più comune presente nella parte del mantello terrestre dove si formano i diamanti. I sedimenti, poi, sono stati surriscaldati e sottoposti a pressioni altissime.
Alla fine si è osservato che in determinate condizioni di temperatura e pressione (condizioni presenti a profondità di 120-180 chilometri sotto la crosta terrestre) si formano sali di sodio e potassio molto simili a quelli presenti in tracce nei diamanti utilizzati come strumenti da lavoro, ad esempio le punte da taglio.
La nostra ricerca ha dimostrato che i diamanti derivano proprio da sedimenti marini
ha affermato Michael Forster, uno dei ricercatori che ha lavorato all’esperimento.