Proviene questa volta dall’Università di Bristol l’ennesimo annuncio: l’antico manoscritto Voynich della prima metà del XV secolo sembra esser stato decodificato dopo centinaia di anni di mistero.
Nemmeno l’FBI e Alan Turing ci erano riusciti, ed ora il dottor Gerard Cheshire ne annuncia la decriptazione tramite uno studio pubblicato sulla rivista Romance Studies.
L’antica e sconosciuta lingua nella quale è scritto il testo, aveva generato speculazioni e ipotesi dall’inizio del ventesimo secolo (1915), quando il manoscritto fu mostrato per la prima volta al pubblico.
Rimedi erboristici, letture astrologiche, questioni riguardanti l’amore e la magia: questo il contenuto, secondo lo studio:
Sarebbe redatto in una lingua proto romanza tramandata solo oralmente, un latino volgare e precedente le lingue neolatine moderne.
Ma non tutti sono d’accordo e molte discussioni e obiezioni sono già sorte nell’ambito scientifico, mettendo in dubbio l’esistenza stessa della lingua proto romanza ipotizzata dal ricercatore.
Visti i molti tentativi del passato, non è infatti la prima volta che l’iniziale entusiasmo per la traduzione si sia spento miseramente: Gerard Cheshire sostiene di avere capito tutto e decifrato il codice in appena due settimane, applicando la giusta interpretazione cercata dai linguisti di tutto il mondo da decine e decine di anni.
Questo sicuramente ha destato non pochi sospetti nella comunità scientifica.