Nel 2020 il gangster movie di Martin Scorsese compirà trent’anni, ma si tratta di un film senza tempo.
“Che io mi ricordi, ho sempre sognato di fare il gangster” in questa semplice frase viene racchiuso il senso più profondo della pellicola di Martin Scorsese. Basato sul romanzo Il delitto paga bene di Nicholas Pileggi, un reporter che ha raccolto le dichiarazioni di un criminale pentito, Quei bravi ragazzi (titolo originale Goodfellas) potrebbe sembrare un film sulla malavita come tanti altri, ma così non è.
Non racconta storie di criminali, come fecero Il Padrino e Scarface, ma di cosa vuol dire essere criminali, del mondo in cui vivono e delle regole sulle quali esso è basato, sui suoi usi e costumi, tanto che potrebbe essere quasi definito un documentario sulla malavita.
Protagonista principale del film è Henry Hill (Ray Liotta) un ragazzo metà italiano e metà irlandese cresciuto a Brownsville, quartiere malfamato di Brooklyn, affascinato dalla figura del gangster tanto da entrare fin da giovanissimo nelle fila dell’organizzazione che vedeva a capo Paul Cicero (Paul Sorvino), fino a diventarne un membro di spicco insieme agli amici Jimmy Conway (Robert De Niro) e Tommy De Vito (Joe Pesci).
Non era certo intenzione di Scorsese raccontare la storia dell’ascesa di un gangster da semplice “faccendiere” fino al ruolo di boss, quanto quella di un ragazzo qualunque che vedeva nella criminalità uno stile di vita, un gruppo che lo facesse sentire parte di qualcosa di più grande.
Ciò che il regista italo americano voleva fare era raccontare cosa significasse vivere quel tipo di vita da “bravo ragazzo”, con i vantaggi e i pericoli che comportava, rimarcando molto spesso termini come “rispetto” e “famiglia”, concentrandosi sui dettagli di quel mondo: il modo di vestire, il cibo, il ruolo delle mogli e la gestione degli affari.
Proprio la trasgressione di una delle regole fondamentali di quel mondo – non eliminare un affiliato senza aver ottenuto l’autorizzazione – è l’evento scatenante che dà il via al declino dei tre personaggi principali, con Henry che per salvarsi sceglierà di diventare un testimone protetto, con una condanna per lui peggiore della morte: condurre una vita da persona qualunque, rinunciando al lusso e ai privilegi che gli garantiva la vita criminale.
Vincitore di numerosi premi fra i quali spicca l’Oscar per il miglior attore non protagonista a Joe Pesci, Quei bravi ragazzi ha di fatto ridefinito un genere, quello del gangster movie, ispirando David Chase per la celebre serie televisiva I Soprano, in cui hanno recitato, nel corso di sei stagioni, ben ventisette attori che hanno preso parte alla pellicola di Scorsese. Il film fa parte di un’ideale trilogia a tema criminale, iniziata con Mean Streets (1973) e conclusa con Casinò (1995).