Doomsday Clock: 3 minuti a mezzanotte

L’universo di Watchmen incontra quello degli eroi DC Comics in Doomsday Clock, la serie in 12 numeri che fa da seguito all’immortale opera di Alan Moore e Dave Gibbons e pone il Dottor Manhattan al centro di uno dei più grandi misteri del mondo supereroistico di Superman, Batman e soci.

In principio c’erano i supereroi. Nobili, splendenti nei loro costumi e mossi dai più alti principi. Certo, molti di loro avevano dei problemi, alcuni hanno rischiato di abbracciare il lato oscuro, altri lo sfruttavano addirittura per i propri scopi, ma in un modo o nell’altro si sono sempre ripresi, più o meno.

E quando i tempi e i segnali erano ormai maturi arrivarono Frank Miller e Alan Moore e decostruirono completamente l’archetipo del supereroe dando inizio ad un’epoca di cambiamento che di fatto generò trend narrativi che ancora oggi funzionano e seguiamo con interesse.

 

 

Con Il Ritorno del Cavaliere Oscuro e forse ancora di più con Watchmen, nel 1986, gli eroi persero la loro aura di purezza e nobiltà e finirono per mostrarsi a tutti con profili che finora qualcuno aveva solo immaginato. Ma anche se molti descrissero queste opere come i necrologi del mondo dei supereroi, l’intero segmento ne guadagnò incredibilmente, evolvendosi, adattandosi, imparando la lezione e sfruttando il successo di queste due opere per un processo di rinnovamento.

L’opera di Alan Moore e Dave Gibbons ha sempre avuto molteplici chiavi di lettura e la particolarità dei temi trattati non ha mai esaurito il suo fascino.

Tenete a mente queste domande.

Come si comporterebbero gli eroi in costume in un mondo reale, del tutto comprabile con il nostro? Che rapporto avrebbero con l’opinione pubblica e le autorità politiche? E come sarebbero la comunità dei supereroi e la società stessa se al mondo ci fosse realmente solo un essere dotato di poteri incommensurabili come il Dottor Manhattan?
Tutti tranne uno: chissà che faccia hanno fatto gli alti vertici della casa di Burbank quando il veterano Geoff Johns nel 2016, fresco di ruolo di presidente della DC Entertainment, annunciò di voler non solo creare un seguito di Watchmen, ma di fonderlo con l’universo classico DC Comics, cambiando quindi direzione rispetto l’idea originale di Alan Moore.

Domande importanti che trovarono le giuste risposte nei 12 numeri di Watchmen, il cui livello risultò così elevato da scoraggiare chiunque dall’azzardarsi a fare un seguito di questo fumetto leggendario.

Tutti tranne uno: chissà che faccia hanno fatto gli alti vertici della casa di Burbank quando il veterano Geoff Johns nel 2016, fresco di ruolo di presidente della DC Entertainment, annunciò di voler non solo creare un seguito di Watchmen, ma di fonderlo con l’universo classico DC Comics, cambiando quindi direzione rispetto l’idea originale di Alan Moore.

Sono scelte che possono mettere a rischio un carriera.

 

 

 

 

Tutto è cominciato con Flashpoint, scritto da Geoff Johns, il maxi evento del 2011 che ha modificato il multiverso DC, avviando il progetto di rilancio di tutte le testate e iniziando le nuove serie The New 52.

Tutto è cominciato con Flashpoint, scritto da Geoff Johns, il maxi evento del 2011 che ha modificato il multiverso DC, avviando il progetto di rilancio di tutte le testate e iniziando le nuove serie The New 52. Ma questa scelta non si sarebbe dimostrata definitiva, dato che alla chiusura delle varie testate ci fu un nuovo rilancio delle serie con il progetto Rebirth che compì ben più di qualche passo indietro per quanto riguardava origini degli eroi e continuity, motivandoli con la presenza di un’entità talmente potente da essere apparentemente responsabile di questi cambiamenti nel passato degli eroi.

L’unico indizio una spilla rinvenuta all’interno della Batcaverna: la spilla del Comico.In questa nuova realtà sembrava esserci posto per qualcuno che proveniva direttamente dall’universo di Watchmen e fu così che si arrivò a Doomsday Clock.

 

 

 

 

Ne abbiamo parlato tanto nelle varie puntate de Il Trono del Re e Turbocomics quando a novembre 2017 in America sbarcò il primo numero. Abbiamo dovuto aspettare molto per vederlo pubblicato in Italia con RW Lion, ma ora che siamo giunti al terzo numero della pubblicazione italiana era giusto tornare sull’argomento.

 

 

La narrazione inizia esattamente da dove è finito Watchmen: il piano di Adrian Veidt, aka Ozymandias, di fermare i conflitti e la guerra fredda tramite la finta invasione aliena di New York, è fallito; il mondo ha scoperto l’inganno tramite il diario di Rorschach, reso pubblico dal giornale The New Frontiersman.

Il clima generale è tesissimo. L’orologio dell’apocalisse segna di nuovo meno 3 minuti alla mezzanotte, le rivolte sociali sono all’ordine del giorno e la guerra nucleare non è più solo uno spauracchio. In questo scenario si muove un nuovo Rorschach, la cui identità non ci è resa nota all’inizio, intento a liberare due “super criminali” noti come La Marionetta e il Mimo.

 

 

Con il ricatto di portarli dal figlio che non hanno mai potuto crescere a causa della loro detenzione il nuovo Rorschach ottiene la collaborazione dei due pericolosi individui, ma il tempo stringe. Poche ore per realizzare il piano, poi tutto sarà finito.

Ozymandias non ha rinunciato alla sua distorta idea di salvare il mondo dall’olocausto nucleare e ha capito che l’unico essere in grado di porre fine alla minaccia della guerra è lo stesso Dottor Manhattan, il quale ha lasciato il pianeta.

Il piano in realtà è di Adrian Veidt, ormai ricercato e afflitto da un cancro al cervello che lo sta divorando rapidamente.

Ozymandias non ha rinunciato alla sua distorta idea di salvare il mondo dall’olocausto nucleare e ha capito che l’unico essere in grado di porre fine alla minaccia della guerra è lo stesso Dottor Manhattan, il quale ha lasciato il pianeta.

A quanto pare tuttavia, con il suo genio, Adrian è riuscito a trovarlo e dopo essere salito su Archie, il mezzo di Nite Owl, opportunamente modificato per l’occasione svela a tutti la verità.

Il dottor Manhattan non è semplicemente scappato dal mondo ma ha trovato rifugio in un’altra dimensione, una dimensione dove gli eroi dotati di poteri sono tanti e quasi tutti concentrati negli Stati Uniti. Già, proprio come immaginate, l’universo di Gotham City e Metropolis, quello di Batman e Superman.

 

 

Poco prima dell’esplosione nucleare che darà il via all’olocausto, i 4 a bordo di Archie varcheranno i confini dimensionali per ritrovarsi nell’universo DC: Ozymandias cercherà indizi interpellando uno scettico e ostile Lex Luthor, mentre Rorschach in modo piuttosto banale e incredibile finirà per scoprire l’alter ego di Bruce Wayne, ottenendo l’attenzione del Crociato incappucciato. A Mimo e Marionetta non resterà atro che tentare di fuggire incappando nella banda del Joker, pronti a fare la conoscenza del Principe Pagliaccio del Crimine.

 

 

 

 

E’ veramente il dottor Manhattan il responsabile degli eventi che hanno portato decine di persone ad ottenere superpoteri nell’universo DC? Cosa si cela dietro agli incubi di Superman e a questa modifica del passato dei nostri eroi preferiti?

Vi ricordate le domande fondamentali sui cui si basava Watchmen e che vi ho riportato prima?

Ebbene Geoff Johns di fatto ha rovesciato coraggiosamente le fondamenta stesse di Watchmen, fondendo i due universi e cercando una continuity di larghissimo respiro che possa giustificare quanto avvenuto nel passaggio tra New 52 e Rebirth.

 

Anche se effettivamente le vicende raccontate si collocano dopo la fine di Watchmen, Doomsday Clock non dovrebbe essere visto come un seguito di Watchmen. Si tratta più che altro di una (nuova, qualcuno direbbe ennesima, ma io non sono così negativo) proiezione creativa derivante dall’importanza che l’opera di Moore e Gibbons ha rivestito in questa attuale generazione di autori.

Solo che a differenza di fumetti come ad esempio The Authority di Warren Ellis, non si limita ad esplorare atmosfere simili o concetti comparabili ma va a pescare i personaggi e la storia del 1986 per creare qualcosa di nuovo.

E’ un male? Assolutamente no, a meno che non siate dei fondamentalisti di Watchmen o vi chiamiate Alan Moore.

 

 

 

 

Doomsday Clock riprende la struttura a 9 griglie, i momenti metanarrativi, i dialoghi elevati e lo sfondo socio-politico rilevante di Watchmen, per fortuna senza farci percepire una sgradevole sensazione di copiatura ma permettendoci di godere di una saga supereroistica in effetti anche appassionante e che per una volta tanto da una spiegazione accettabile, seppur abbastanza borderline, di un restart delle testate supereroistiche.

Nonostante Watchmen sia perfetto così com’è, tutti prima o poi ci siamo chiesti come sarebbe potuto essere un eventuale seguito. Ecco cercate di togliervi dalla testa il fatto che sia un seguito, consideratelo piuttosto uno spin off, così magari guarderete a questa serie con un occhio meno pregiudizioso.

Nonostante Watchmen sia perfetto così com’è, tutti prima o poi ci siamo chiesti come sarebbe potuto essere un eventuale seguito. Ecco cercate di togliervi dalla testa il fatto che sia un seguito, consideratelo piuttosto uno spin off, così magari guarderete a questa serie con un occhio meno pregiudizioso.

E anche se l’incontro tra Rorschach e Batman (vale anche per quello tra Ozymandias e Lex Luthor) risulta abbastanza assurdo e costruito forse in modo un po’ affrettato, non si riesce a non rimanere affascinati dall’idea che due personaggi del genere possano interagire tra loro.

E il Dottor Manhattan? E Superman? Mettetevi il cuore in pace: per il primo dovrete aspettare il settimo numero e l’ottavo per vedere entrare in azione il nostro buon vecchio azzurrone col mantello rosso.

 

 

 

 

I disegni di Gary Frank sono come sempre impeccabili: anatomie, proporzioni, senso del movimento, tutto è solido e sempre gradevole, riportandoci alla mente le atmosfere classiche di Neal Adams e omaggiando perfettamente anche il lavoro di Gibbons sull’originale fumetto che ha ispirato questa serie; anche i colori di Brad Anderson fanno un lavoro assolutamente di alto livello.

Le espressioni ad esempio di Mimo e Marionetta sono davvero eccellenti e il ritmo dello story telling alterna sapientemente azione e lunghi dialoghi.

Fa un effetto strano trovarsi a contemplare le pagine con le griglie che si ripetono in maniera ordinata e speculare su un fumetto contemporaneo. Siamo ormai abituati ad ogni genere di stravolgimento e questo ordine sembra davvero farci tornare indietro nel tempo come i film di Nathaniel Dusk che fungono da elemento metanarrativo nel fumetto.

Negli States è da poco uscito il numero 9 (la cadenza è bimestrale) ed è previsto che il dodicesimo e ultimo numero arrivi per luglio.

 

 

 

 

In generale sono soddisfatto di quello che ho letto finora; c’era bisogno di uno stimolo importante e Geoff Johns è l’uomo giusto per portare avanti una missione del genere e anche per sopportarne le conseguenze (basti pensare alla concorrenza e a saghe come Civil War 2, che non sono riuscite a reggere il confronto con gli illustri predecessori).

Se c’era un modo per far funzionare un “matrimonio” tra l’universo degli eroi DC e quello di Watchmen probabilmente era proprio questo di Geoff Johns e la cosa non deve passare inosservata, perché i rischi nel portare avanti un compito del genere erano (e sono) altissimi.

Il viaggio, qui in Italia, è appena iniziato, ma fino a qui, tutto bene!
78
ME GUSTA
  • Disegnato e colorato in modo impeccabile
  • Riesce a tributare Watchmen in moltissimi aspetti, senza esserne una mero seguito a fini commerciali
  • Geoff Johns imbastisce una trama affascinante e ben strutturata
  • Immaginatelo più come uno spin off di Watchmen, che non come il suo seguito
FAIL
  • Abbiamo aspettato veramente tanto per vederlo pubblicato in Italia
  • Alcune trovate sono un pò "frettolose"
  • Qualcuno potrebbe affermare che questa serie sia nata solo per sopperire agli errori dei rilanci editoriali fatti in passato
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