ICT: il lavoro c’è, i candidati no

Ingegneri informatici, sistemisti, programmatori, data scientist: le richieste di lavoro nel settore ICT continuano a registrare trend di crescita, nonostante la crisi. Il problema è che mancano i profili specializzati e, là dove esistenti, gli strumenti per trovarli e attrarli.

La trasformazione digitale procede a gonfie vele, ma ne l’Italia ne l’Europa sembrano avere i timonieri pronti per condurla. Questo è il grosso paradosso che emerge dalle ultime ricerche e report di settore a termine dell’anno 2018: il lavoro ICT continua a registrare il segno positivo, ma la formazione e la creazione di figure in grado di gestire le sfide “tecniche” che ci attendono non sono più un problema ignorabile.

Ma quali sono i numeri del fenomeno e come possiamo affrontarlo strategicamente?

E soprattutto perché consigliare ai nostri figli, parenti o amici di intraprendere studi informatici, meglio se di alto livello?

Cerchiamo di capire le risposte a queste domande.

 

 

L’Osservatorio Digitale 2018
e il Digital Europe Programme

Dando un’occhiata ai servizi legati ai social network e alle nuove tecnologie di comunicazione, oltre che agli ingenti investimenti in automazione, intelligenza artificiale e utilizzo strategico dei dati, non è difficile capire che le ICT guidano ormai il nostro mondo del lavoro.

La conferma arriva anche dall’Osservatorio Digitale 2018, report presentato a dicembre dalle maggiori associazioni in Italia del settore, tra le quali AICA, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia.

Un esempio che ci può aiutare a descrivere il fenomeno è il numero di ricerche effettuate sul web per le professioni ICT: se nel 2017 gli annunci pubblicati in rete sono stati 64 mila, le stime per il triennio 2018-2020 parlano di 88 mila nuovi annunci di lavoro per ricerca di specializzati in ICT. Gli sviluppatori web guidano questa speciale classifica, con una crescita del 19% sull’anno precedente e una quota di annunci sul web del 49%.

Ma non solo i soli: cresce progressivamente anche la richiesta per Service Development Manager, Big Data Specialist e Cyber Security Officer.

E fino a qui, tutte notizie positive. Il problema è quello che l’Osservatorio mostra analizzando laureati e diplomati nelle professioni informatiche: la scarsità di competenze si sta allargando. Un esempio in tal senso è il numero di laureati, che a fronte di un fabbisogno che oscilla fra i 12.800 e i 20.500 nuovi profili, fatica a raggiungere gli 8-9 mila l’anno. 

 

 

Lavoro ICT:
un problema europeo

Il problema però è sistemico. E non riguarda solo l’Italia, ma tutto il vecchio continente.

Ecco perché l’Unione Europea sul finire dell’anno appena concluso ha approvato un piano d’investimenti di 9,2 miliardi di € dedicati alla Digital Transformation, primo programma interamente dedicato alla digitalizzazione della società e delle PMI. I campi di azione fissati possono essere così riassunti:

  • Calcolo ad elevate prestazioni informatiche, con uno stanziamento di € 2.7 miliardi;
  • Intelligenza artificiale, € 2.5 miliardi;
  • Cybersecurity, € 2 miliardi;
  • Skill Digitali Avanzate, € 700 milioni.

Il più famoso progetto già attivo in questo senso è il Digital Skills Jobs Coalition, dalle cui ricerche arrivano i dati più preoccupanti: si stima che entro il 2020 le possibili offerte di lavoro che rimarranno vacanti nel Vecchio Continente saranno 825.000.

 

 

Strategie per il lavoro ICT:
diplomati e nuovi sistemi di recruiting

Pur crescendo il numero di laureati italiani in ICT, l’Osservatorio registra inoltre un calo degli specialisti informatici, con una contrazione nel numero di studenti che prosegue dopo la triennale, anche se per fortuna le immatricolazioni continuano a crescere.

In termini di genere resta molto bassa la quota femminile: circa il 19 per cento contro il 53 per cento nella media di tutti i corsi.

Come risolvere questo problema in maniera strategica? Proviamo a fornire alcune risposte.

 

 

 

 

Aggiornamento
dei corsi di studio ICT

i corsi di studio italiani sono troppo teorici e spesso basati su tecnologie e programmi ormai superati,

Sia a livello universitario che di liceo, tutti gli studenti fanno emergere un problema: i corsi di studio italiani sono troppo teorici, spesso basati su tecnologie e programmi ormai superati, che non preparano in nessun modo al mondo del lavoro.

Una loro revisione in chiave pratica e moderna è strettamente necessaria.

 

 

Nuovi siti e sistemi
di recruiting per il lavoro ICT

La competizione sempre più ardua per le aziende nella ricerca di figure ICT rende necessario l’utilizzo di nuovi strumenti di recruiting.

La competizione sempre più ardua per le aziende nella ricerca di figure ICT rende necessario l’utilizzo di nuovi strumenti di recruiting, efficaci nell’intercettare figure tecniche specializzate di alto livello, aperte al cambio professionale. Non c’è infatti oggi HR Manager, imprenditore, direttore del personale, talent acquisition manager che non riscontri problemi e frustrazioni nel riuscire ad assumere e/o a trattenere i talenti dell’Information Technology.

Per fortuna, qualcosa di innovativo qui sta emergendo. Qualche esempio?

Reallyzation.com, un’innovativa piattaforma italiana dove le aziende possono sfogliare i candidati ICT inseriti in ricerca attiva di un nuovo lavoro, filtrandoli per zona geografica e competenze tecniche e avendo sempre a disposizione per ogni candidato un report tecnico redatto da un manager specialista della stessa area funzionale. Cosa rende speciale questo sistema di recruiting rispetto a quelli esistenti sul mercato? Invertire la logica di ricerca, portando al centro il talento, evitando così copiose perdite di tempo e colloqui inutili sia alle aziende che ai professionisti.

La specificità sul lavoro, comunque, è un concetto sempre più estremizzato, che cerca nuove strade. Da qui il fiorire di una serie di altri strumenti con una forte propensione “Social”, tra cui myopportunity.com, che sfrutta un sofisticato algoritmo per creare un “match” – in maniera analoga al precedente esempio – tra le peculiarità del candidato e quelle delle aziende che solitamente cercano quel tipo di lavoratori (oltre alle funzioni più standard dei job alert). Un aspetto che emerge forte in myopportunity – il networking – si ritrova anche in portali non prettamente dedicati al lavoro, ma che di lavoro e vita reale parlano.

Il riferimento è a meetup.com, una specie di Social Network per trovare persone con passioni simili alle tue nella tua area di geografica. Questo sito permette uno step ulteriore: fai ciò che ami vicino a dove vivi. La “deriva” professionale di meetup è molto battuta e testimonia come stia cambiando sempre più anche il rapporto con il lavoro (non cerco per forza un lavoro “sicuro” e redditizio, ma qualcosa che mi piace. I tempi del “posto fisso in Banca” sono finiti).

Infine, per chi vuole un lavoro più sfidante nel mondo ICT ma non cerca un rapporto classico datore di lavoro – dipendente, ma più una sfida che possa vederlo protagonista, quasi co-fondatore… ecco il sito giusto: AngelList. Si tratta di un sito che mette in contatto start-up e potenziali candidati che cercano una realtà innovativa, ma è un buon riferimento anche se si vuole investire in qualche startup. Questa piattaforma si presta naturalmente bene a chi si occupa di informatica, vista la natura e il fabbisogno di figure ICT per le nuove aziende che operano nel digitale e che rappresentano una larga fetta del mondo start-up.

Buone notizie, dunque, per chi lavora nel settore; ma il messaggio dovrebbe arrivare forte anche per chi cerca lavoro o si ritrova ora di fronte a scelte formative: il settore è assetato di talenti, oggi (e domani) più che mai.
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