Fujifilm X-H1

Nel 2018 i punti cardine della fotografia sono stati due: mirrorless e full frame. A partire soprattutto da quest’ anno, a livello fotografico, si evince sempre di più quanto siano cambiate le esigenze dei fotografi in merito a fotocamere sempre più prestanti e un’ossessione verso il fatto di avercelo più grosso degli altri (il sensore).

È una regola che vale, bene o male, per tutti: Panasonic ha presentato la prima mirrorless full frame della (sua) storia, Sony continua a vendere incontrastata, Nikon e Canon hanno presentato tre modelli di mirrorless full frame, e poi c’è Fujifilm. Fujifilm è ancora una delle poche aziende che crede fermamente nel formato APS-C, e in questa recensione di Fujifilm X-H1 cercherò di spiegarvi perché.

Fujifilm X-H1 non è esattamente un modello nuovissimo, ma ho voluto provarlo personalmente in quanto era ancora una delle poche Fuji che non avevo testato con cura. In effetti, cercando di sondare in giro vari pareri di fotografi, pochissimi sembrano conoscere questo modello. Ma perché?

 

 

Design e materiali: squadra che vince non si cambia

Chi compra Fuji ha almeno due sicurezze e costanti nella “vita”: il design, sempre vintage e ispirato al passato, e il sensore APS-C (a meno che non compriate un modello medio formato o a meno che Fuji non presenti la prima full frame proprio mentre questa review va online, anche se alquanto improbabile).

Il feeling che si ha quando si tasta per bene una fotocamera Fujifilm è, fortunatamente, sempre lo stesso, o quasi. Nella gamma più economica i materiali sono leggermente più plasticosi ma sempre molto curati, salendo di prezzo si trovano ovviamente caratteristiche come la resistenza agli agenti atmosferici e dettagli ancora più curati. Fujifilm X-H1 è costruita con un blocco di magnesio molto resistente e ben rifinito.

Fuji dichiara a tal proposito che il corpo è più sottile del 25% rispetto a X-T2. Viene presa come esempio di paragone Fujifilm X-T2 proprio perché nel momento dell’uscita di X-H1, la nuova X-T3 non era ancora stata presentata.

Ma chissene se gli altri fanno le full frame e i sensori da 200.000 megapixel, qui parliamo di arte, creatività e design in un solo corpo macchina.

Fujifilm X-H1 è costruita per essere resistente a polvere, umidità e temperature al di sotto dei -10°C. La prima caratteristica che si nota vedendo la fotocamera dall’alto è il grip decisamente più ampio ed ergonomico di X-T2 / X-T3, preso direttamente dalla sorellona maggiore Fujifilm GFX-50S, la medio formato presentata l’anno scorso.

Il design in effetti ricalca molto la medio formato della casa nipponica anche per la presenza di un display LCD (sempre nella parte superiore) che mostra i parametri di scatto, la batteria e lo spazio rimanente sulla memory card, decisamente molto comodo e utile per chi vuole avere tutto a rapida portata di occhio.

 

 

Sempre nella parte superiore troviamo poi le due ghiere tipiche del brand giapponese per gestire sensibilità ISO e tempo d’esposizione, un omaggio ai corpi più “anziani” e che quindi costituiscono un’importante variazione non solo di design ma anche di utilizzo per chi è abituato con altre fotocamera a variare i dati con una ghiera monocromatica e con la visualizzazione dei dati sul display.

Con una fotocamera Fuji, per variare i parametri avrete bisogno di guardare fisicamente la ghiera, oppure prendere sufficiente confidenza per osservare soltanto il display / mirino.

 

 

Con una fotocamera Fuji, per variare i parametri avrete bisogno di guardare fisicamente la ghiera, oppure prendere sufficiente confidenza per osservare soltanto il display / mirino.

Entrambe le ghiere hanno un blocco di sicurezza che vi permette di evitare di cambiare i parametri per sbaglio e una seconda parte inferiore in cui è possibile personalizzare ulteriori funzioni, come il tipo di scatto (se a raffica, bracketing, video, panoramica e così via e il tipo di misurazione dell’esposizione, quindi se spot, se ponderata…etc).

Non manca infine, sempre sulla parte posteriore, il tasto di scatto / accensione, il bottone dedicato alla compensazione dell’esposizione e la slitta Hotshoe per collegare flash e accessori. Da notare l’amabile presenza di un tasto dedicato alla retroilluminazione del display superiore, fantastico se state facendo una lunga esposizione di notte o siete in situazioni simili in cui avete davvero bisogno di guardare con che impostazioni state scattando.

 

 

Passando alla parte frontale, troviamo un apprezzabile minimalismo condito con un rivestimento estruso simile alla pelle che offre una sensazione piacevole al tatto oltre che una robustezza fondamentale per questa fascia di prodotti.

Luce di messa a fuoco, tasto di sgancio ottica, selettore di messa a fuoco rapido e connessione PC Sync sono le uniche cose che troverete nella parte frontale, giusto così, non dovrete raggiungerle sempre.

Non manca ovviamente una ghiera superiore che però utilizzerete con la mano destra con cui impugnare la fotocamera, quindi si, vale come “parte frontale” ma al netto dell’utilizzo è considerata come extra. Notevole la presenza della porta PC Sync per collegare, ad esempio, flash da studio esterni, caratteristica purtroppo non più presente sulle varie mirrorless di oggi.

 

il monitor “Fujiclinabile”

 

E a questo punto, signori, vorrei coniare un nuovo termine: il monitor “Fujiclinabile”

La parte posteriore mostra un’interfaccia piuttosto classica per una Fuji: vari bottoni per cancellazione e visione foto nella parte superiore, gestione dell’AF L e AF ON tramite tasti dedicati, bottone Q per le “Quick Actions” (cioè un piccolo menù in cui cambiare rapidamente alcuni parametri senza dover entrare nel menù principale), il selettore (detto anche “D-Pad”) che permette di spostarsi nei vari menù e confermare le scelte e il tasto necessario a cambiare tipo di visualizzazione delle informazioni sul display posteriore.

Interessante la presenza del Joystick, ereditato da X-T2, così come del monitor da 3,2″ diciamo “reclinabile”. E a questo punto, signori, vorrei coniare un nuovo termine: il monitor “Fujiclinabile”.

Il motivo è molto semplice: il tipo di inclinazione dei display posteriore Fuji potrebbe diventare presto motivo di studio nelle scuole. Siamo infatti abituati ad inclinazione / reclinazione di 180° oppure di 90° in alcune fotocamere. Questo display invece può essere fisicamente staccato dalla base del corpo e orientato a 180° verso l’alto oppure bloccato stabilmente al supporto e orientato verso destra.

Insomma, non può essere orientato a sinistra, non può essere orientato verso il basso (se non per qualche grado) e non può essere ribaltato. Questo display ha un tipo di orientamento “proprietario” visto anche in altre Fuji ma che, di fatto, in termini di operatività, ahimé, serve a ben poco.

Personalmente l’ho trovato utile soltanto nel caso in cui la vostra fotocamera sia più in basso di voi in fase di scatto, e qui, grazie ai 180°, vedrete il display facilmente. Peccato che poi dopo questo passo vi accorgerete che se si tratta solo di capire i dati di scatto che state usando, è sufficiente dare un’occhiata al monitor sopra.

 

 

Ai lati troviamo, nella parte sinistra, vari connettori: porta USB 3.0 (ma perché non una bella USB Type-C? Dannazione) , porta micro HDMI di tipo B e due jack, uno dedicato al microfono e una ad un telecomando esterno. Purtroppo anche in questa Fuji, come X-T2, se volete la porta per le cuffie dovrete acquistare il battery pack opzionale che però aggiunge anche l’impugnatura verticale, sempre comoda, e ben due batterie in più (per un totale di tre), cosa non comune nei vari modelli di fotocamere presenti sul mercato.

La batteria è una W-126S, la stessa utilizzata nelle altre varie fotocamere della serie X in grado di garantire un’autonomia media di circa 300 scatti ad utilizzo normale.

Dall’altra parte, nel lato opposto, è presente un doppio slot dedicato alle memorie SD per darvi la giusta sicurezza in caso di lavori che richiedono un backup istantaneo o un semplice esubero di dati: in questo caso configurando la modalità “eccedenza” passerete in automatico alla seconda scheda di memoria. Per concludere, nella parte inferiore troviamo il classico attacco a vite per treppiedi e accessori vari, un chip necessario alla connessione con il battery pack opzionale e lo slot per la batteria.

La batteria è una W-126S, la stessa utilizzata nelle altre varie fotocamere della serie X in grado di garantire un’autonomia media di circa 300 scatti ad utilizzo normale. Questo significa che se acquistate il battery pack opzionale e altre due batterie potreste potenzialmente arrivare ad un’autonomia di circa 900 scatti, niente male per una mirrorless di questo calibro.

Il peso del solo corpo macchina è pari a circa 620 grammi, non è leggerissima ma questo dato è giustificato sicuramente da un design estremamente ergonomico, fra i migliori in assoluto nel campo delle mirrorless.

 

 

Prestazioni: un distaccamento interessante dalle altre X

Le specifiche di questa Fujifilm X-H1 sono in alcuni casi diverse rispetto alle altre fotocamere della serie X e, per certi versi, più orientate per un utilizzo in ambito video.

Fujifilm X-H1 integra un sensore da 24 megapixel X-Trans CMOS APS-C, un mirino elettronico OLED da 3.69 milioni di Pixel, il display LCD touch da 3.2″, Wi-Fi e Bluetooth per la connettività con smartphone e tablet, doppio slot UHS-II per le SD e una modalità di scatto anti-flickering.

 

Ma ora veniamo alle cose realmente interessanti.
Fujifilm X-H1sembra davvero più orientata ai video rispetto che alle foto.

Si, perché Fujifilm X-H1, come scrivevo poco sopra, sembra davvero più orientata ai video rispetto che alle foto, e a dimostrarlo è anche il fatto che in effetti, lato ISO, non si comporta poi così bene (ma questo lo vedremo dopo) e il sensore, a livello qualitativo d’immagine, non è il migliore visto in una fotocamera del produttore giapponese.

Tra le caratteristiche che vale la pena evidenziare troviamo: stabilizzatore a 5 assi integrato (non comune in una Fuji, di solito lo mettono solo sulle lenti), possibilità di registrare video in 4K fino a 200 Mbps, slow motion in FullHD fino a 120 fps, F-Log di gamma interno per gestire accuratamente alcune parti dei video in tempo reale (come ombre e alte luci, ad esempio), cattura audio a 24-bit, simulazione pellicole Eterna e Cinema dedicate al video e Timecode, quest’ultimo davvero utilissimo per chi deve girare video a livello molto professionale.

Insomma, Fujifilm X-H1, vista così, sembra proprio essere la risorsa definitiva per i videomaker, ed è effettivamente così, soprattutto se siete utenti Fuji da anni e cercate un prodotto adatto ai video.

 

 

 

 

Per chi è adatta Fujifilm X-H1

Fujifilm X-H1 è una fotocamera mirrorless un po’ particolare e in effetti non adatta a tutti. Se siete alla ricerca della massima qualità d’immagine, è possibile che questo non sia il miglior modello per voi. Ad ogni modo, bisogna valutare l’enorme vantaggio di avere uno stabilizzatore d’immagine integrato nel corpo e da ben 5 assi, utile per chi viaggia molto o fa street photography, per usare alcuni tempi di scatto piuttosto lenti, come ad esempio 1/20, senza stabilizzatore e a mano libera è davvero difficile che non si vedano micromossi o addirittura mossi eccessivi, e in questo X-H1 può aiutarvi davvero molto.

 

 

Questo prodotto può anche essere indicato per chi fa scatti sportivi o d’azione: l’autofocus è rapido e piuttosto preciso, anche se c’è da dire che non è il migliore nella fascia di prezzo per questo prodotto. Però, considerate bene il doppio slot e la possibilità di avere un AF continuativo completamente personalizzabile.

Per chi fa paesaggistica, Fujifilm X-H1 non offre molto più rispetto ad una Fujifilm X-T2, pertanto potreste valutare di scegliere un corpo più leggero e compatto di questo a discapito di un’ergonomia minore.

Per i fotografi matrimonialisti o di eventi, questa Fujifilm potrebbe avere delle caratteristiche interessanti, come ad esempio il grip estremamente economico, la possibilità di usare tre batterie simultaneamente per avere un’autonomia maggiore e il display superiore per avere sempre sotto controllo tutti i vari dati. Però c’è da dire che la sensibilità ISO non si comporta così bene, pertanto se la usate dentro ad una chiesa potreste notare qualche problematica importante o una sgranatura eccessiva. Noto con piacere comunque che l’otturatore meccanico risulta essere incredibilmente silenzioso, pertanto se trovate un modo per compensare con i problemi ad alti ISO, avrete trovato una partner che non si farà per niente notare durante i momenti di silenzio delle varie cerimonie.

Per chi fa video, beh, l’ho specificato poco sopra, questa fotocamera potrebbe essere una rivelazione. Si tratta del settore in cui Fujifilm X-H1 brilla di più indubbiamente, grazie soprattutto ad un formato 4K catturato in oversampling, perfetto per avere il massimo della qualità del sensore e con pochissimo rolling shutter sia a 24p che a 30p. Oltre a questo troverete log di gamma, video stabilizzati, registrazione 4K a 200 Mbits e FullHD fino a 200fps.

 

 

Qualità di scatto

Parlando di immagini scattate in RAW, Fujifilm X-H1, col suo sensore X-Trans CMOS da 24 megapixel, è paragonabile ad un Bayer con lo stesso numero di pixel. Questa può essere una notizia sia buona che cattiva. Buona perché la resa sul monocromatico è decisamente alta, cattiva perché il recupero di ombre e alte luci è decisamente difficile. Insomma, per quanto mi riguarda, per la qualità d’immagine, Fujifilm X-H1 non può competere con i rivali dello stesso range.

 

 

Lato JPEG invece possiamo apprezzare quello che, fondamentalmente, è uno dei migliori sistemi di elaborazione sul mercato, sebbene comunque già presente anche in X-T2 / X-T3. I risultati sono buoni, i dettagli ben strutturati e la gamma di simulazione pellicola integrata (e disponibile anche per il RAW) è sempre più che apprezzabile.

C’è da considerare anche una cosa importante a livello tecnico per il sensore: con la precedente gamma di X-Trans poteva capitare di vedere una strana texture, intesa come disturbo, all’interno dell’inquadratura in rare situazioni di scatto in cui la luce colpiva gli angoli del sensore. Questo problema non sembra essere propriamente risolto ma sicuramente notevolmente ridotto, segno che il brand è sempre al lavoro per migliorare ogni tipo di tecnologia all’interno dei propri corpi macchina. E questo è uno di quei dettagli che, purtroppo, di solito non vengono pubblicizzati tanto.

Momento serietà: non è mai la fotocamera a fare il fotografo tanto quanto non è la mirrorless a fare il videomaker, sono e saranno sempre le vostre abilità a distinguervi dalla massa, perché la creatività non si compra.

 

 

Autofocus

Fujifilm X-H1 integra praticamente lo stesso motore di messa a fuoco di Fujfiilm X-T2 con gli stessi vantaggi e difetti già mostrati in precedenza. Le caratteristiche positive riguardano prevalentemente la possibilità di avere un autofocus discretamente veloce, anche se non così tanto paragonato all’attualità fotografica (anche lato video) ma sicuramente sufficiente per un utilizzo che va oltre il lato amatoriale e si avvicina sempre di più ad un risultato professionale.

 

 

Va detto che non è mai la fotocamera a fare il fotografo tanto quanto non è la mirrorless a fare il videomaker, sono e saranno sempre le vostre abilità a distinguervi dalla massa, perché la creatività non si compra. Ad ogni modo, è necessario in alcuni casi avere mezzi prestanti per raggiungere limiti “invalicabili” e superare le barriere della creatività, e, in questo caso, il motore di autofocus è sufficiente per arrivare a questo, sta a voi scegliere la giusta lente, la situazione ideale e i parametri corretti per le vostre esigenze. Ho provato Fujifilm X-H1 in varie situazioni di messa a fuoco, anche se prevalentemente lato video, visto e considerato che comunque è un prodotto inteso principalmente per questo scopo.

Insomma, ridendo e scherzando state sempre avendo a che fare con un sistema da 325 punti di messa a fuoco con migliaia di configurazioni possibili che possono adattarsi ad ogni vostra esigenza, pertanto, considerando che ogni sistema può fallire, forse semplicemente io mi aspetto troppo in generale da un prodotto, ma devo dire che con questo sistema e una buona dose di creatività si può fare quasi tutto.

 

 

Video

Ho fatto qualche prova, lato video, per capire se effettivamente Fujifilm X-H1 potesse essere un prodotto valido per chi vuole produrre video. Al di là delle caratteristiche di rilievo, come il 4K a 200 Mbits, il log di gamma e lo stabilizzatore, un prodotto dedicato al video senza un buon autofocus non è nulla di utilizzabile.

Come ho scritto nel capitolo dedicato all’Autofocus, X-H1 si comporta molto bene in generale e, a livello specifico per i video, non ho praticamente mai notato rallentamenti nella messa a fuoco di oggetti ravvicinati e lontani. Ho effettuato i test con ottiche come il 18-55 in kit e un 8-16mm f2.8, una delle migliori lenti di Fujifilm secondo me seppur non sia perfetta per i videomaker (l’angolo di campo potrebbe essere considerato eccessivo per inquadrature cine style).

Insomma, non sono rimasto per niente deluso dalle performance dell’autofocus nei video e devo dire che questo, unito alle altre caratteristiche che ormai avrete imparato a memoria per la quantità di volte in cui le ho ripetute in questa recensione, risulta essere più che un semplice punto a favore per ogni videomaker che ne considera l’acquisto.

Certo, la concorrenza su questa cifra, quindi tra i 1800 e i 2500 euro, è davvero dura e difficile se considerate il predominio di Sony, però non escludo assolutamente che questo modello, lasciato un po’ in disparte negli ultimi mesi, possa risultare un buon acquisto per chi è interessato appunto a questo settore.

 

 

Fa molto strano in effetti dire “uso una Fuji per le mie produzioni video”…

Fa molto strano in effetti dire “uso una Fuji per le mie produzioni video”, perché in effetti è ben noto ormai il predominio di altri nomi, però questo è senz’altro un buon inizio. Vedere marchi storici della fotografia come Fuji fare passi avanti di questo tipo nel settore video fa pensare che in futuro potremmo davvero vedere prodotti perfetti sotto questo punto di vista e interessanti anche lato vendite, attenderemo con ansia di sapere cosa succederà.

In tutto questo però, perché Fujifilm X-H1 fa ancora storcere il naso ad alcuni videomaker (o alla maggior parte di essi) ? Semplice: il sensore. Nonostante Fujifilm abbia dei fantastici sensori APS-C, le persone sono ancora estremamente convinte del fatto che sia necessario avere una fotocamera full frame per fare “cose professionali”, informazione terribilmente errata.

Considerate bene questa cosa, perché è vero che con una fotocamera full frame la qualità è più alta, gli iso “reggono” meglio e l’ingresso di luce è maggiore, ma è vero anche che le lenti costano molto di più, così come gli accessori sono impegnativi, i file più pesanti e così via.

Non è sempre quindi la scelta giusta acquistare una Full Frame, soprattutto se il vostro interesse è cercare di contenere il budget. Bisogna considerare che con meno di 2000€ avrete già un ottimo kit per non solo iniziare alla grande ma considerare l’idea di realizzare un prodotto professionale. Come sempre, tutto sta a voi e alla vostra creatività.

La vita oggi ci insegna che non è necessario spendere cifre proibitive per avere un risultato finale più che buono o addirittura professionale, sfruttate questa cosa e fatevi “vedere”.

 

 

Sensibilità ISO

Non poteva di certo essere tutto rose e fiori, ovviamente, e, parlando di sensibilità ISO, credo di aver trovato un vero difetto importante in questa fotocamera. Si, perché Fujifilm X-H1 nella maggior parte dei casi sembra voler correggere il rumore a tutti i costi ad alti ISO mostrando però un risultato poco preciso e spesso estremamente sgranato. Pur disabilitando la parte dedicata al Noise Reduction (correzione rumore, ndr) la solfa non cambia: se il sensore non ce la fa, non ce la fa.

 

 

Pertanto, potreste aspettarvi buoni risultati, secondo i miei test, fino a 4000 ISO (esagerando), perché al di sopra di questo valore diventa tutto davvero inutilizzabile e anche difficile da correggere. Ho fatto alcune foto con Fujifilm X-H1 durante un’inaugurazione di un negozio che aveva un’illuminazione piuttosto soffusa, cosa che mi ha costretto a scattare a 1/125 f/2.8 ISO 12.800. Il risultato? Terribile e inutilizzabile.

Certo, la foto non era mossa grazie al fatto che il tempo è ancora più che decente per scattare a mano libera e lo stabilizzatore comunque fa il suo lavoro in ogni caso, ma la grana era davvero troppo eccessiva per qualcosa per cui effettivamente ho osato troppo.

Fujifilm X-H1 non è la soluzione giusta se cercate di fare foto ad alti ISO e, sempre secondo il mio modesto parere, non è nemmeno la soluzione se non siete per niente interessati ai video, perché è solo lì che si vede il vero potenziale.

 

 

Fujifilm X-H1: conclusioni

Fujifilm X-H1 è un modello decisamente strano, e il motivo per cui lo penso è che sembra essere finito nel dimenticatoio a pochi mesi dall’uscita sul mercato. Questo, forse, è successo proprio per il fatto che non si distingue particolarmente a livello fotografico bensì lato video, campo in cui Fuji non è ancora così esperta e nemmeno così conosciuta.

 

 

Se mi dovessero chiedere quale Fujifilm acquisterei per design, risponderei con fermezza X-H1, stessa risposta nel caso in cui mi dovessero chiedere quale acquistare per video (sempre di Fuji). La mia risposta sarebbe negativa solo in ambito fotografico. Con questo non sto affatto dicendo che Fujifilm X-H1 faccia pessime foto e sia inutilizzabile, assolutamente, però c’è da dire che rispetto ad altri modelli dello stesso brand non si distingue particolarmente per questa caratteristica, anzi. Quindi ciò che può tranquillamente capitare è che con una X-T2 o, ancora meglio, con una X-T3 riuscirete ad ottenere una qualità fotografica ben più alta a discapito però di un lato video molto più carente. Bisogna fare una scelta: video? Fujifilm X-H1, foto? Fujifilm X-T3.

 

 

 

 

 

83
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