La prima giornata al Lucca Comics si apre con il primo grande ospite di questa 52esima edizione, il fumettista e regista Dave McKean, che presenta a Lucca il suo nuovo artbook edito da Inkiostro Edizioni, Apofania.
Il Lucca Comics & Games e gli incontri quotidiani con la stampa al Press Cafè si aprono ospitando un artista poliedrico, conosciuto per il suo particolare uso delle tecniche di disegno: Dave McKean.
Fumettista e illustratore britannico, Dave McKean si afferma negli anni in cui il fumetto è iniziato a diventare qualcosa di più di un semplice mezzo di intrattenimento. Le storie sono diventate tridimensionali, il panorama del linguaggio è diventato più grande e i generi venivano messi al servizio della realtà.
Non mi piace quando mi viene detto che le mie storie parlano del fantastico, perché non è così. Io parlo della realtà attraverso il fantastico.
Qui a Lucca Comics & Games l’illustratore è venuto a presentare il suo nuovo artbook, Apofania, edito dalla Inkiostro Edizioni. Una raccolta di alcune tra le sue opere, tra inediti e vecchi “ricordi”.
Ho composto la selezione dell’artbook in modo assolutamente casuale. Il libro è costituito da opere che, in un modo o nell’altro, mi piacciono.
Il nome è Apofania che vuol dire illusione di significato, ed è un fenomeno che avviene quando ci sono elementi posti accanto all’altro ma contrastanti. Attraverso questo accostamento possiamo tirar fuori un nuovo significato.
Secondo me questo rappresenta quanto il nostro cervello sia composto da narratori che raccontano dei disegni che noi stessi creiamo; quindi attraverso il libro ho voluto far emergere quella che è l’illusione di un significato.
A volte l’ho fatto volutamente, altre volte no.
Il nome di McKean spesso e volentieri è stato associato a quello di Neil Gaiman.
La collaborazione tra i due è infatti durata per oltre trent’anni. La loro opera più importante è stata indubbiamente Sandman, ma alla domanda se pensa mai di ritornare a collaborare nuovamente con lui, l’illustratore dice di no.
No, non credo che ci sarà occasione di lavorare ancora insieme.
In questo periodo sto lavorano nuovamente su Sandman, ma su alcune cover. Ho deciso di utilizzare uno stile piuttosto classico e seriale, che possa riprendere l’intenzione del fumetto.
Intendo dire che, secondo me, Sandman andrebbe letto nel contesto del suo tempo. Adesso siamo abituati a moltissimi fumetti e graphic novel con un’abbondanza di cover, regular, limited, etc.
Proprio per questo motivo ho deciso di optare per delle cover più serie che possano rappresentare totalmente il fumetto in questione.
Come si accennava prima, Dave McKean arriva al fumetto in un momento storico in cui il fumetto stava mutando pelle. I comics stavano diventando un mezzo artistico non solo di espressione ma anche di riflessione sul mondo, sulla società.
Il fantastico – come ha detto lo stesso McKean prima – uno strumento per parlare delle brutture e non solo per distrarre il lettore.
All’epoca si sentiva che c’era qualcosa di nuovo nell’aria, una nuova energia, una nuova voce. In quel periodo vivevo in Inghilterra e c’era gruppo di creatori assortito.
Alan Moore era tra questi, ed è stato sicuramente la presenza più importante di quel periodo; lui ha reso la sceneggiatura e la storia del fumetto qualcosa di importante. E molti hanno iniziato a seguire i suoi passi.
All’epoca sentivo di far parte di questo gruppo. Però al tempo stesso quel cambiamento si percepiva ma non si vedeva davvero.
Io credo che in quel periodo siano stati lanciati dei semi e i frutti di quei semi li stiamo raccogliendo oggi.
Ora stiamo vivendo l’età dell’oro del fumetto e se in qualche modo io sono riuscito a piantare alcuni di quei semi per poter arrivare a questo punto… beh, sono davvero contento!
Dopo una spiegazione del genere sulla percezione del fumetto tra ieri e oggi, quello che poi ha reso McKean lo stimato autore di adesso, e ha dato vita a moltissimi nuovi e talentuosi fumettisti, ci si chiede quale sia, quindi, il ruolo del fumetto oggi.
Come sia cambiato nel tempo e se lo abbia fatto in meglio o in peggio.
Il mondo si trova in uno stato difficile da comprendere. Sembra ridicolo che i fumetti o l’arte in generale possano avere un ruolo in tutto questo.
Per me il compito dell’arte e dell’artista è semplicemente quello di permettere alla gente di guardare il mondo da un altro punto di vista e creare una forma di empatia. In genere tutte le forme artistiche hanno questo ruolo.
Ecco perché non amo storie troppe fantastiche, che sono un’eccessiva evasione dalla realtà. Non ho nulla contro questo, ma per creare di nuovo empatia con il mondo ci vuole maggiore realismo nei fumetti.
E parlando di cambiamenti e riflessione sul mondo, all’illustratore inglese viene lanciata una piccola provocazione per quanto riguarda la questione della Brexit, come l’ha vissuta e se, in qualche modo, ha influenzato in questi anni la sua creazione.
Semplicemente la Brexit è un disastro… Sapete, poco prima che succedesse tutto questo io stavo realizzando un libro, Calligaro.
Ci stavo mettendo un po’ perché troppo indeciso sul finale, in quanto ne avevo due, uno mi piaceva mentre l’altro meno. Alla fine ho deciso di iniziare a scrivere e prendere una decisione una volta arrivato a quel punto.
Proprio a metà di quel lavoro è arrivata la Brexit e improvvisamente ho avuto un’illuminazione sul libro, sul fumetto, sul dialogo.
Ciò che rappresenta la Brexit, ovvero una questione stupida, arrogante e egoista, era esattamente ciò di cui parlava il mio libro e, in quel momento, ho capito di aver trovato un finale.