La nuova iterazione del celebre titolo calcistico EA Sports arriva finalmente sul mercato. Scoprite cosa ne pensiamo nella nostra recensione!
Come ogni settembre, ci siamo. Si chiude il calciomercato, si riapre la stagione calcistica e, cavalcando il treno dell’entusiasmo, ecco spuntare sugli scaffali migliaia e migliaia di copie dei due eterni rivali, FIFA e PES. Quest’anno, vuoi l’acquisto dei diritti UEFA per la Champions League e l’Europa League, vuoi ormai lo strapotere della formula FUT, il titolo Electronic Arts sembra avere – almeno per il momento – intrappolato lo sportivo Konami a una ristretta nicchia di appassionati, più vicini alla visione meno arcade dell’eccellente Pro Evolution Soccer 2019.
Nonostante si faccia forte di nuove licenze e di un dominio sul marketing consolidato negli anni, la serie FIFA non smette mai di perfezionarsi, arricchendo, stagione dopo stagione, un’offerta ludica in continuo divenire. FIFA 19 non è ovviamente da meno, anche se – vi possiamo anticipare – il risultato non raggiunge l’eccellenza.
Dopo 20 ore di provato su PlayStation 4 Pro, siamo finalmente pronti per emettere un responso sul nuovo blockbuster calcistico di EA Sports, leggete per saperne di più!
Tanti modi di giocare
Come da alcuni anni a questa parte, la prima cosa che salta all’occhio esplorando il menù di FIFA 19 è sicuramente l’abbondanza di modalità. Torneo, carriera, The Journey (di cui vi parleremo tra poco), stagioni online e l’immancabile FUT sono solo alcuni esempi all’interno di un’offerta decisamente invidiabile, tra cui spicca questa volta – alleluia – una forte personalizzazione dei match in calcio d’inizio, ora aperta (in aggiunta agli scontri classici) alla Champions League, alle finali di coppa, a fasi di andata/ritorno, a partite in serie (al meglio di tre o cinque) e a modificatori/regolamenti personalizzati.
Oltre a poter scegliere il numero di gol di vantaggio o svantaggio, con questa ultima opzione si potrà accedere a un arsenale di gameplay arcade tale da far tremare il mito incrollabile del compianto FIFA Street.
Con sopravvivenza a ogni nostro goal ci verrà espulso un giocatore; con niente regole potremo rompere il crociato agli avversari senza subirne conseguenze; con tiri da fuori ogni goal ottenuto da fuori area vale il doppio (come il basket); con il primo a potremo impostare le condizioni per la vittoria; colpi di testa e tiri al volo, permette reti, per l’appunto, solo di testa o al volo (compresi però i calci di punizione).
Grazie a questa valanga di aggiunte, sommate a un inedito tracking delle statistiche a fare da collante tra le partite, calcio d’inizio è la soluzione arcade definitiva per giocare con gli amici. Il ritmo di gioco appare purtroppo eccessivamente dilatato in queste situazioni di confusione e si sente moltissimo la necessità di campi più piccoli e limitati, aggiunta che siamo quasi sicuri arriverà il prossimo anno.
Tralasciando dunque lo stravolgimento del calcio d’inizio, le altre opzioni ludiche di FIFA 19 rimangono sostanzialmente legate al passato. La carriera si conferma appunto perlopiù invariata, eccetto per la diabolica difficoltà Ultimate (ad alto tasso di imprecazioni e oggetti rotti) e per la presenza di alcune orrende scene di intermezzo dove poter gestire – quando allenatori – il calciomercato.
La gallina dalle uova d’oro di Electronic Arts, ovvero Ultimate Team, in FIFA 18 limata alla perfezione con le Squad Battles, rivisita tutto il suo sistema delle stagioni online, introducendo Division Rivals. Tramite questo sistema i giocatori affronteranno cinque match di piazzamento, in seguito ai quali verrà assegnato un certo punteggio skill rating, con relativa divisione di riferimento. Vincere partite aumenterà il vostro skill rating e vi permettere di accumulare FUT Champions Point per partecipare alla Weekend League.
Per ultimo, The Journey, l’avventura narrativa introdotta in FIFA 17, si divide in tre diverse campagne, ognuna intercambiabile in qualsiasi momento (dopo l’introduzione iniziale). Accanto al solito Alex Hunter (ora nel Real Madrid), troviamo Danny Williams (in Premier League) e Kim Hunter (con gli USA nel campionato mondiale femminile).
Rimane l’usuale iter allenamento/partita/scena di intermezzo, infarcito pure dal sistema mentori, attraverso il quale potrete rinforzare il vostro rapporto con alcuni compagni di squadra e ottenere abilità a questi riferite.
Non vi aspettate naturalmente dialoghi e sceneggiatura da Oscar, ma The Journey rimane un buona introduzione alla vastità (e alla cura grafica) del mondo di FIFA.
L’ora dei campioni
In seguito a questa – pure troppo – ampia trattazione, spostiamo il focus dalle modalità a un altro elemento cruciale di ogni singolo FIFA: le licenze. Come già accennato più volte sopra, la gran protagonista di questo episodio è senza ombra di dubbio la UEFA Champions League (arrivata insieme alla Europa League).
Come comprensibile, i ragazzi di EA Canada l’hanno piazzata (con grafiche e filmati ufficiali) in praticamente ogni anfratto del gioco possibile; da The Journey al calcio d’inizio, dalla carriera alla modalità torneo, e così via. Non potevano mancare nemmeno le carte FUT dedicate, per ora presenti esclusivamente nelle edizioni Champions ed Ultimate.
Tornando alle competizioni nazionali, glissando sull’arrivo della Chinese Super League, i fan della LIGA saranno contenti di sapere dell’arrivo di 16 nuovi stadi direttamente dal campionato iberico. I modelli dei calciatori spagnoli risentono positivamente di tale partnership, avvicinando il tutto alla completezza e alla cura del dettaglio prima esclusive della Premier League.
La Serie A invece, di cui sono presenti grafica e transizioni in FIFA 19, vanta tristemente solo tre arene di gioco (Olimpico, San Siro e Allianz Stadium).Tale situazioni si rispecchia purtroppo in giocatori nostrani poco rifiniti, con modelli spesso generici e non personalizzati tramite scan, specie per le squadre meno blasonate. Tuttavia, persino le squadre maggiormente in vista e con partnership attiva sono inclini a inciampi a questo riguardo, dando il tocco finale a un’immagine impietosa della competizione italiana nel titolo.
Il Frostbite, al netto delle sopracitate mancanze indipendenti dal motore grafico, realizza un ottimo lavoro nel portare alla vita stadi credibili e dettagliati, qui arricchiti da nuove e splendide coreografie, di cui alcune specifiche per determinate squadre. L’impatto grafico, in ogni caso, se non fosse per alcuni non necessari primi piani su un pubblico appena abbozzato, appare sinceramente ottimo e fotorealistico, garantendo una buona immersione.
Il pallone è rotondo
Come immaginiamo vi siate accorti nel primo paragrafo, FIFA 19 – come in passato e più del passato – spinge sulla filosofia arcade intorno alla quale si sono costruite tutte le versioni moderne della serie. Questo approccio sfocia indiscutibilmente anche sul gameplay, dicotomico ai ritmi di gioco ragionati di PES.
Il pallone, nonostante fornisca un feeling maggiormente pesante, scorre in velocità e finisce per facilitare tiki taka asfissianti, in particolare sfruttati dall’odiosa CPU a difficoltà medio-alte. Questa filosofia sfocia in un cronico appiattimento tattico di ogni squadra, in una situazione dove anche il Frosinone può intraprendere fraseggi degni del Real Madrid. Una deriva così arcade, secondo il parere di chi scrive, finisce alla lunga per rovinare il divertimento, disaffezionando pian piano dai match offline.
Fatto questo sfogo necessario, bisogna ammettere che gli inediti 50/50 battles e Active Touch System, pad alla mano, sono risultati tangibili in ogni partita da noi affrontata. Il primo rende più casuali gli esiti di un contrasto, evitando lo script, mentre il secondo rende in pratica perfetta la gestione delle animazioni nei giocatori, regalando ulteriori chicche agli appassionati di skill moves e finte.
Concludiamo la nostra recensione spendendo qualche parola sulla telecronaca italiana, mediocre in quasi ogni suo aspetto. Le voci di Pierluigi Pardo e Stefano Nava riescono a raggiungere vette di monotonia e inadeguatezza probabilmente inesplorate, condensate in linee di dialogo paradossali su cui vi farete di sicuro qualche risata.
Fifa 19, nonostante un sistema di gioco eccessivamente arcade e la poca cura per il campionato nostrano, si conferma il prodotto ludico definitivo per qualsiasi appassionato calcistico.
- Ottima l'aggiunta di Champions League e Europa League
- La riproduzione della LIGA si avvicina alla perfezione della Premier League
- Calcio d'inizio finalmente svecchiato
- The Journey sempre interessante
- Active Touch System e 50/50 battles tangibili
- Situazione impietosa della Serie A nel gioco
- I tiki della taka della CPU rovinano il gioco offline
- Telecronaca di Pardo e Nava mediocre