Ethicus, Anime e censura raccontati in un’opera teatrale

Italia, un paese strettamente legato ai valori di morale ed etica. La cultura Giapponese ha trovato non poche difficoltà nel farsi ascoltare e accettare dal grande pubblico del bel paese. In Ethicus si analizza e combatte questa realtà cinica, come in uno shonen degli anni ’90, con tanto di citazioni a Dragon Ball e Sailor Moon.

La censura ha colpito molte opere che ci hanno accompagnati sin da bambini, basti pensare ai fermo immagine di Dragon Ball o dei Simpson, che ci lasciavano spesso con un senso di incompletezza della storia.

Navigando per il tubo, mi sono imbattuto in un lavoro teatrale che incarna questo disappunto e, da appassionato del Sol Levante, non potevo non soffermarmi un attimo a riflettere e osservare quest’opera con occhio critico.

 


La Trama

Etichus, opera sceneggiata da Antonio Malfitano, racconta in circa 100 minuti i problemi di essere un autore di anime in Italia.

Etichus, opera sceneggiata da Antonio Malfitano, racconta in circa 100 minuti i problemi di essere un autore di anime in Italia. L’opera racconta la storia di Gianni, giovane scrittore di anime non molto affermato, che cerca in tutti i modi di soddisfare la propria passione, nonostante la sfiducia delle persone che gli stanno attorno.

Oltre ogni previsione, riesce a vendere uno dei suoi lavori per cui prova più orgoglio, Ethicus, a un’emittente nazionale, Mediaset, che ne acquista prontamente i diritti. Ethicus narra la storia di Ryo, supereroe in contrasto con il bigottismo della società moderna, promuovendo la libertà dei singoli individui.

Gianni, entusiasta per il risultato raggiunto ed il forte successo della sua opera, scoprirà con amara sorpresa l’epilogo della sua vittoria: l’anime, che fondava i suoi passi su principi di libertà, si vede censurato e propinato al pubblico denaturato dal suo scopo. Gianni, nonostante il duro colpo, continua a lottare perché il suo Ethicus possa mostrare il suo reale messaggio agli spettatori.

Ethicus è andato in scena nel 2013, diviso in due atti ricchi di tematiche piuttosto forti. La Compagnia delle Stringhe ne ha messo in scena il libretto, con regia di Antonio Malfitano (autore dell’opera) e Annalisa Minervino. L’adattamento per il video web, invece, è di Ilenia Caputo.

 

 

La Recensione

Due mondi distinti, uno immaginario, rappresentato dall’anime scritto da Gianni (Sante Onofrio), in cui si affrontano le tematiche etiche tipiche dei Seinen.

 

 

La storia si sviluppa su due mondi distinti, uno immaginario, raccontato dall’anime, l’altro reale, con l’autore che si confronta con la società.

L’altro, il mondo reale, in cui l’autore si confronta con la società, per riuscire ad avere la sua opera prodotta e distribuita sulle reti Mediaset. I punti focali di Ethicus si snodano in direzioni molteplici, dall’eutanasia alla libertà sessuale, per poi toccare religione, politica e censura,  risultando attuale anche a distanza di alcuni anni dal rilascio dell’opera. I protagonisti ne toccano solo alcuni aspetti, in favore di uno spunto di riflessione che coinvolgerà lo spettatore in un secondo momento e lasciando libero sfogo alla trama.

Il mondo immaginario, come il resto dell’opera, prende spunto a piene mani dagli anime degli anni ‘80 e ‘90, con la presenza del tipico contrasto tra bene e male, qui rappresentati da Ryo, eroe che protegge la libertà di pensiero e di espressione, interpretato da Francesco Cauteruccio, e il Re dei Bigotti e dei Puritanoidi, interpretato da Alessandro Conte, che si oppone a qualsiasi forma di libertà inusuale. Questa parte degli episodi, ben distinti dai cambi di scena, tratterà esclusivamente le tematiche più spinose e socialmente complesse.

I brani del musical enfatizzano i netti contrasti tra le due parti rappresentate valorizzandone l’essenza, che sembra appartenere ai due volti di una stessa medaglia. Se da una parte troviamo la chiusura del bigottismo che non ammette forme di autonomia cognitiva, dall’altra scopriamo quella del libero pensiero, supportato dalle tematiche sopracitate. Le canzoni sono tutte sigle di cartoni animati e anime esistenti, mentre i testi sono stati riadattati da Malfitano in chiave umoristica per riuscire nel difficile intento di alleggerire i concetti.

Se il mondo immaginario è vario nelle tematiche, quelle contenute nel mondo reale sono concentrate sul boicottaggio del protagonista, sottolineato dalla frase:

Gli anime non sono per bambini

riproposta più volte nell’arco della prima ora di spettacolo. Gianni si pone come obiettivo quello di voler dimostrare che gli anime non sono ciò che ci hanno sempre servito in salsa edulcorata e denaturalizzata, che sono capaci di trasmettere idee e concetti maturi, come qualsiasi altro media contemporaneo.

 

 

A questo impulso creativo si contrappone l’agire della casa di produzione Mediaset, antica nemesi degli anime, che si è macchiata più e più volte di censura. Successivamente intervengono le associazioni dei genitori, quasi trattate come ente che governa la libera diffusione delle idee in televisione. Questo tema è di sicuro uno dei punti di congiunzione della maggior parte dei Nerd e Otaku, che da sempre combattono per una valorizzazione di queste opere, contro la denigrazione gratuita e inconsapevole che subiscono per mezzo mediatico o sociale.

Malfitano si fa portavoce di una minoranza che, ai tempi del 2013, aveva ancora difficoltà a farsi accettare dalla comunità e non si può dire che i suoi testi non siano coraggiosi. L’esecuzione da parte della compagnia è buona, se si parte dal concetto che tutti gli attori sono amatoriali e che si trovano a ballare, cantare e recitare in un contesto piuttosto arduo. Le coreografie di Enrica De Santis sono a volte macchinose e rigide, ma si mescolano bene con le musiche degli anime.

Nota di punto per la scenografia, che vede il poster di Sasuke Uchiha comporsi man mano che gli atti e le scene si susseguono, fino a essere utilizzato come mezzo stesso di comunicazione contestuale.

 

 

 

In Conclusione

Il lavoro di Malfitano è un buon punto di inizio per un’opera che può essere sicuramente migliorata nel tempo. Al contrario del cinema, infatti, il teatro offre la possibilità di cambiare il proprio spettacolo limando dialoghi, scene e composizioni nello spazio.

Merita di sicuro la visione, rientrando degnamente nelle opere di protesta che, nella scena indipendente, combattono la guerra contro la chiusura sociale verso questo meraviglioso mondo a noi caro.

 

 

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