Il 4 Luglio, non a caso il giorno dell’Indipendenza degli Stati Uniti, è uscito nelle sale americane La Prima Notte del Giudizio – The First Purge, quarto capitolo della saga creata da James DeMonaco e prodotta dalla Blumhouse, questa volta diretto dal giovane Gerard McMurray, nonché prequel sull’origine della follia alla base dello Sfogo.
Arriva oggi nelle nostre sale il quarto capitolo della saga The Purge, La Prima Notte del Giudizio, diretto da Gerard McMurray sempre sotto stretto copione di James DeMonaco, autore della famosa saga thriller politica creata nel 2013 con la produzione di Jason Blum.
Ricorda tutto il bene che lo sfogo ha portato
Queste le premesse di ogni singolo capitolo dello Sfogo, una nefasta notte in cui a tutti i cittadini statunitensi è concesso di sfogarsi, commettendo qualsiasi atrocità, omicidio compreso, in cambio di 364 giorni l’anno di pace e serenità.
La notte dello sfogo è stata la soluzione, trovata dai Nuovi Padri Fondatori, a ristabilire l’ordine in un’America distrutta, piegata su se stessa dalla criminalità, povertà e disoccupazione, e nel momento del crollo finanziario più alto della storia, questi nuovi “miracolosi governatori” sono riusciti a portare il Sogno Americano lì dove si era ormai spento.
Ma chi ce lo dice che questo sogno non è altro che un vero e proprio incubo per le classi più povere, costrette – come sempre – a sacrificarsi a favore della risurrezione di un Paese per lo più popolato da benestanti bianchi, xenofobi e omofobi?
La risposta la troviamo in questo nuovo capitolo, prequel dell’intera saga, che ci porta lì dove lo Sfogo è iniziato come un “semplice” esperimento sociale imposto nell’isola di Staten Island, uno dei cinque borough della città di New York con la più alta concentrazione di cittadini di colore.
James DeMonaco in questi cinque anni di “Sfogo” in sala, ha sempre cercato di prendere il più possibile dalla realtà, ricreando al cinema un universo distopico non troppo lontano dal nostro e, all’interno del quale, era possibile trovare delle similitudini. Col passare del tempo, La Notte del Giudizio è diventato un franchise sempre più politico, abbandonando con l’ultimo Election Year, qualsiasi effetto sorpresa e concentrandosi per lo più – ma neanche in modo così approfondito – sull’idea di una dittatura mascherata da democrazia.
In questo nuovo capitolo prequel l’azione raggiunge i massimi livelli, superando tutti e tre i capitoli precedenti della saga.
Lo Sfogo è violento, brutale, realmente rabbioso, carico di tutte quelle tematiche che, mai come in queste settimane, stanno fagocitando non solo i cittadini americani, ma forse quelli di gran parte del mondo (Italia in primis).
In quelle che sembrano essere delle scene di repertorio storico, la pellicola si apre con manifestazioni, rivolte, ribellioni in piazza sedate con la violenza. Il discorso è sempre lo stesso: la disoccupazione, la sempre più profonda frattura sociale e le continue discriminazioni.
Cittadini insoddisfatti, trattati come l’ultima ruota del carro – se non peggio – stanchi di una vita di soli stenti, fatta di pugni nello stomaco e rospi da ingoiare. Una vita a lavorare per poi non stringere nulla tra le mani, anzi sentirsi chiamare ancora ladri, sanguisughe sociali.
L’esperimento dello sfogo parte proprio da quei cittadini, quasi come a volerli aiutare, disposti a tutto, perfino ad uccidere, pur di ottenere un generoso compenso che possa rimetterli in carreggiata.
Una vera e propria guerra tra poveri, perfettamente manovrata da vertici con intenti ben poco limpidi.
Come già detto prima, lo Sfogo nasce dall’esperimento sociale ideato da una psicologa (Marisa Tomei) che crede fortemente nel dare la possibilità all’individuo, almeno una volta l’anno, di liberarsi della frustrazioni e repressioni. Un’idea “geniale” che se messa nelle mani sbagliate può diventare il mezzo per un omicidio di massa.
Una purga non per chi vuole liberarsi dalla sua rabbia, ma per liberare il Paese dalla parte più ingombrate; la zavorra che sta tentando di mandare la nave affondo.
E quella che inizialmente sembra essere una notte di piccoli crimini da quartiere e sassolini nella scarpa da togliere, inquadrata in particolar modo da un gruppetto di cittadini differenti – dall’attivista testarda al boss di quartiere, dalla famiglia ispanico al giovane “fratellino più piccolo” che vorrebbe essere considerato un uomo – si mostra essere l’inizio di un incubo che dilagherà in tutti gli Stati Uniti, portando lo Sfogo come un’istituzione fondamentale per qualsiasi americano.
La pellicola è assolutamente quella più violenta della saga, con una scena finale colma di action, esplosioni enormi e sparatorie, giocando soprattutto negli esterni e mostrando la città notturno come un vero e proprio labirinto mortale.
Sotto questo punto di vista, quindi, la pellicola strizza l’occhio al secondo capitolo, confermando il totale abbandono per uno stile più claustrofobico – e forse anche più horror – rappresentato dal primo film. In questo caso ci troviamo di fronte a un action thriller, che ha perso ormai negli anni il suo effetto sorpresa, sacrificando un po’ troppo spesso la suspense e con qualche calo di tensione sparo lungo la pellicola.
La Prima Notte del Giudizio fa sicuramente un salto in avanti rispetto ad Election Year – probabilmente il più debole della saga – ma gioca su una struttura già vista e ri-vista; al tempo stesso, però, il nuovo capitolo della saga di DeMonaco, segue moltissimo la linea politica traccia da Jordan Peele in Scappa – Get Out, solo che in questo caso il paradosso e la satira si tramutano in una vera e rabbiosa scia di sangue.
A colpire e convincere di questo film, rendendola una visione interessante, è il suo fortissimo e radicato aspetto politico, che da non pochi spunti di riflessioni e chiavi di lettura allo spettatore.
Ciò che più inquieta de La Prima Notte del Giudizio è il suo effetto alla Black Mirror.
Se per gli altri film era possibile riconoscere delle similitudini con la nostra realtà, in questo quarto capitolo sembra di trovarsi di fronte alla palla di cristallo che ci svela il futuro.
Perché tutti sono arrabbiati. Perché siamo arrabbiati. E ognuno di noi vuole avere ragione; ognuno di noi crede di avere le chiavi di una giustizia superiore. Chiavi fornite da qualche bravo pagliaccetto oratore messo ai vertici, convinto di aver trovato la soluzione per un Paese libero, civile, felice. Peccato che alla base di questa pace ci sia un folle messaggio di odio indiscriminato, violenza e rabbia.
E non sorprende nemmeno che nel film, a prendere in mano la situazione, a fare resistenza, a cercare di contrastare questa follia legale imposta – un po’ sotto stereotipo – dal classico uomo bianco composto e perfetto, siano gli attivisti, le razze non ariane, gli “ultimi”, i discriminati, gli esseri umani a cui viene vietato l’unico, fondamentale, inespugnabile DIRITTO ALLA VITA.
A prescindere da quanto la pellicola funzioni o meno al cinema – e in fondo il suo scopo di intrattenere e spiegare lo raggiunge senza troppi problemi – La Prima Notte del Giudizio sembra incarnare in sé la funzione del pensare, dello spunto di riflessione che accompagna anche dopo la visione.
Vi invito a farlo: dopo la visione (o anche nel mentre, se ci riuscite) a pensare alla nostra condizione, perché ripeto: questo non è un film unicamente per gli americani, sebbene siano senza ombra di dubbio la parte principalmente coinvolta. Provate a sostituire i pezzi del film con quelli della nostra realtà e poi, ditemi, se il risultato non vi ha messo sulla pelle, nella ossa, una profonda sensazione di disagio e paura.
Andando oltre il gusto cinematografico, James DeMonaco ha dimostrato ancora una volta come la realtà, spesso, superi la fantasia e che una felicità fatta di odio e sangue degli altri, non è mai felicità; in fondo, l’anno prossimo, potrebbe toccare proprio a voi!
La Prima Notte del Giudizio vi aspetta al cinema dal 5 Luglio.