Il Collaboratory for the Study of Earthquake Predictability (CSEP) ricerca continuamente nuovi modelli predittivi dei terremoti che riescano a migliorare l’affidabilità delle previsioni. Sembra che alcuni test su nuovi modelli abbiano dato risultati molto positivi.

Il CSEP è una rete internazionale che testa modelli di previsione in quattro centri localizzati in quattro centri: Giappone, California, Nuova Zelanda ed Europa, compresa l’Italia con il suo Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).

Il principio base dietro gli studi di nuovi modelli da parte del CSEP è semplice: vengono proposti nuovi modelli, si effettuano previsioni utilizzandoli e per verificarne la bontà si confrontano le previsioni con i terremoti che si verificano successivamente.

Il modello che ha dato recentemente buoni risultati si basa sull’utilizzo della teoria dello stress di Coulomb.

Un’analisi effettuata con questo modello sul terremoto di Canterbury del 2010-2012 ha dimostrato infatti che i modelli basati sul trasferimento dello stress nel materiale geologico sembrano molto più promettenti di quelli attuali, soprattutto se utilizzati in combinazione con altri modelli statistici.

 

Una mappa del mondo che evidenzia il rischio sismico delle varie zone.

 

Per poter valutare con obiettività i risultati raggiunti, Warner Marzocchi del INGV spiega la differenza tra previsione certa e probabilistica:

Bisogna far capire la differenza tra previsione certa e stima probabilistica: la prima è impossibile, la seconda è realtà. Anche se non si può prevedere un terremoto con precisione assoluta, ovvero annunciare esattamente quando e dove avverrà, le stime probabilistiche sono comunque di estrema importanza per valutarne il rischio

Forse non si arriverà neanche in futuro ad una previsione certa, ma l’aumento della precisione delle predizioni può essere di fondamentale aiuto per le zone più critiche.