Blade Runner 2049: intervista al curatore degli effetti speciali Paul Lambert

Blade Runner 2049

Dopo un Bafta e anche un Oscar per gli effetti speciali di Blade Runner 2049, Paul Lambert può finalmente ritenersi soddisfatto del lavoro svolto sulla pellicola di Denis Villeneuve, sequel del celebre cult fantascientifico di Ridley Scott. Qualche settimana prima della vittoria agli Oscar abbiamo fatto quattro chiacchiere con lui per scoprire il lavoro sugli effetti speciali del film.

Non è certo nuovo alla fantascienza Paul Lambert che, qualche giorno dopo la vittoria ai Bafta, ci ha raccontato di essere onoratissimo per quel premio, affermando che quando si tratta di premi si spera sempre di essere vincitori ma che quando poi accade diventa davvero difficile crederci.

Dopo una settimana dalla Notte degli Oscar, Lambert oltre al Bafta può anche stringere tra le sue mani un meritatissimo Academy Awards, riconoscimento per il grande lavoro compiuto assieme a John Nelson per Blade Runner 2049, il sequel diretto da Denis Villeneuve del celebre cult movie di Ridley Scott, a sua volta trasposizione del romanzo cyberpunk di Philip K. Dick, Ma gli androidi sognano pecore elettriche?.

 

Blade Runner 2049
Oscars 2018

 

Blade Runner 2049, film uscito lo scorso autunno nelle nostre sale, che è riuscito a sorprendere per i suoi magnifici aspetti visivi, che non solo hanno premiato Lambert agli Oscar ma anche il direttore della fotografia Roger Deakins, un po’ meno dal punto di vista della storia, non è la prima pellicola di genere sci-fi a cui ha lavorato Lambert. Infatti, prima di incrociare il cammino dei “nuovi androidi” di Villeneuve, Lambert ha lavorato in celebri pellicole come Io, Robot di Alex Proyas – tratto dall’omonimo romanzo di Asimov – e Tron: Legacy, sequel dell’omonimo film del 1982 di Steven Lisberger. Inoltre Lambert ha collaborato con il team artistico degli effetti speciali del film Il Curioso Caso di Benjamin Button, il quale vinse proprio il Premio Oscar agli effetti speciali – oltre al miglior trucco e scenografia – dopo aver ricevuto 13 candidature.

 

Blade Runner 2049

 

Come detto prima, ho avuto il piacere di chiacchierare con l’inglese Paul Lambert esattamente pochi giorni dopo la vittoria dei Bafta, ironizzando anche su quanto quel premio potesse essere una piccola garanzia per gli imminenti Oscar. Mi ha sorpreso sentire nella voce di Lambert un’enorme timidezza e reale gratitudine ad ogni mio piccolo apprezzamento su quelli che sono stati gli aspetti del film che più mi hanno sorpresa, oltre alla grande modestia che lo rendeva piuttosto incredulo di fronte a quella vittoria. Non a caso, ho iniziato l’intervista proprio giocando un po’ con Paul Lambert chiedendogli, tra le tante pellicole presenti agli Oscar, quale fosse la sua preferita, prima di iniziare a parlare seriamente di Blade Runner 2049.

 

Blade Runner 2049
blade runner 2049 poster 8

 

Fingiamo che Blade Runner 2049 non esista, ok? Qual è il tuo film preferito degli Oscar?

Speravo che Blade Runner 2049 arrivasse al Miglior Film, ma se proprio dovessi scegliere vorrei che vincesse Tre Manifesti a Ebbing, Missouri. Ha vinto quattro Bafta e penso che sia veramente molto potente. Spero davvero che vinca quello!

Qual è il vostro principale avversario nella categoria Migliori Effetti Speciali?

Abbiamo già vinto i Bafta, quindi spero di vincere davvero quell’Oscar. Penso che la vera battaglia sia tra di noi e The War – Il Pianeta delle Scimmie, ma sai in questi casi non puoi mai sapere chi voteranno. Hanno il potere di capovolgere tutto e invertire le sorti. Quindi ci spero, ma non saprei.

Blade Runner è un film iconico, e prima ancora di lui il libro di Philip Dick ha segnato profondamente il mondo del genere cyberpunk e sci-fi. Qual è il tuo rapporto con questo film?

Quando mi hanno introdotto il progetto c’erano tantissime aspettative perché, come dici tu, Blade Runner è sempre stato un titolo iconico, soprattutto la parte degli effetti speciali ai tempi era rivoluzionaria. Paradossalmente gli effetti del primo film sono ancora adesso inarrivabili, pensa che avevo davvero paura nel gestire gli effetti speciali in questo film perché ho sempre pensato di non esserne all’altezza. Cioè… per un attimo la mia paura è stata: ok, gli effetti speciali di Blade Runner 2049 saranno pessimi, un disastro totale. Sarà un film dell’80, ma per me resta uno dei più grandi esempi di effetti speciale nella storia del cinema.

Blade Runner 2049

Poi entri nell’ottica che nonostante sia Blade Runner, comunque quello di Villeneuve è quasi un progetto a se stante. Avevamo messo in piedi una squadra di gente incredibile, o meglio io mi sono reso conto di star lavorando con quelli che sono i migliori professionisti del settore. Sapevamo di avere una grande storia e fin dai primi giorni di set la paura iniziale è poi diventata entusiasmo e coraggio. Dovevamo farlo, o per lo meno dovevamo provarci. Lì ho preso consapevolezza di trovarmi coinvolto in un progetto davvero speciale.

Tutti quelli che hanno lavorato al film sono dei grandissimi fan di Blade Runner; quindi, a maggior ragione, dopo la paura arriva la consapevolezza del: ok, sarà sicuramente un risultato incredibilmente.

Nel film un ruolo fondamentale lo gioca la città: Los Angeles. Personalmente l’ho trovata incredibilmente realistica e molto evocativa. La senti vivere, o meglio, sopravvivere a quel tipo di mondo. Come è stato sviluppato il lavoro della sua costruzione?

All’inizio ho avuto degli artisti, dei concept artist, che hanno fatto una bozza iniziale del progetto. Tra le varie cose preparate hanno ricreato determinate situazioni, soprattutto cercando di ricreare il mood, l’atmosfera delle sequenze ambientate in città, quindi quella sensazione di mistero e anche disagio attraverso la nebbia. Per fare questo hanno preso inspirazione dalle grandi città orientali, come per esempio Pechino o Shangai.

Dopo di che noi abbiamo ricreato una Los Angeles dove ci fossero diverse situazioni ambientali, quindi dove nevicasse, piovesse ma al tempo stesso potesse avere delle zone estremamente secche, deserte e aride. C’era una persona particolare che si è occupato di questo tipo di costruzioni, che ha lavorato assieme a me, e il suo compito era disegnare questo genere di situazioni, la città, per poi far sì che io le mettessi in pratica con il digitale. Il nostro rapporto è stato incredibile, sembrava che potesse leggermi nella mente e questa è stata una cosa comune lungo tutto la costruzione del film.

 

 

Per andare nel tecnico, per esempio nei palazzi invece di far fare tutto il lavoro di popolamento al software, molte di queste cose le abbiamo fatte a mano. Il concept generale per le architetture che abbiamo realizzato era “brutalismo sci-fi”. Per farti un altro esempio, quando nel film vedi grossi palazzi, li abbiamo realizzati più sottili alla base e più grossi in alto, in modo da dare la sensazione che fossero ancora più imponenti, come se si elevassero verso l’alto.

Un’altra cosa che abbiamo fatto è aver fatto in modo che non fosse mai possibile vedere più di un toto di isolati di distanza, non volevamo dare troppa profondità, quasi per dare un senso quasi claustrofobia nonostante l’immenso spazio rappresentato dalla città. Tutto doveva dare un senso di assoluta forza, dove esseri umani o androidi potessero solo essere piccoli ingranaggi inevitabilmente schiacciati da una città quasi mostruosa. Devo dire che il risultato finale non mi ha semplicemente soddisfatto, ma mi ha reso davvero felice.

Parliamo di Joi. Non ho abbastanza parole per descrivere il suo personaggio se non dirti che è stupendo. Bellissimo e tragico. Ho letteralmente amato la scena della pioggia, era da nodo in gola. Come avete lavorato su di lei per renderla così realmente ma al tempo stesso finta, quasi inesistente?

Grazie mille per quello che dici, l’effetto voleva proprio essere quello. Il processo di creazione di Joi è stato estremamente lungo. Abbiamo provato di tutto con lei, perché sapevamo l’effetto che volevamo rendere, ma non sapevamo come poterlo o, addirittura, volerlo rendere. Abbiamo provata a usare del fumo, dell’acqua, del gas, abbiamo cercato diversi elementi per rendere la natura concreta di Joi che, al tempo stesso, potesse in qualche modo rappresentare quella spirituale. Fino al giorno prima in cui dovevamo davvero realizzarla, avevamo ancora dei seri dubbi su di lei, su come sarebbe dovuta essere, su come avremmo dovuto definirla, costruirla. Alla fine, però, quando ci siamo trovati di fronte al dover assolutamente mettere in atto il tutto, siamo stati molto sicuri delle nostre decisioni.

 

 

Ad oggi ci sono alcuni dettagli di lei che mi fanno totalmente impazzire, li adoro. Lei ti sembra reale, o meglio le doveva sembrarti reale, fino a quando inizia a muoversi, Doveva assolutamente sembrare reale, ma al tempo stesso farti capire che non era per nulla vera. Questo è stato uno degli aspetti sui quali abbiamo lavorato di più, come anche il modo in cui l’acqua l’attraversa nella scena della pioggia, il suo rifletto dietro la finestra, e poi tutto questo doveva assolutamente poi essere in coerenza anche con i suoi aspetti psicologici, che sono quelli più sorprendenti.

Quando lei si libera del controllo, quando sceglie di auto-cancellarsi, di compiere un sacrificio che un “oggetto” come lei non dovrebbe nemmeno avere la coscienza, la volontà, il sentimento di poter fare. Tutto questo è stato incredibile. Joi è stata la nostra soddisfazione più grande, ma sicuramente è stata una delle parti più difficili e lunghe.

 

Blade Runner 2049

 

Blade Runner 2049 lo trovare disponibile in DVD, Blu-ray™, e 4K Ultra HD dal 7 febbraio 2018 con Universal Pictures Home Entertainment Italia

The Bad Batch 3, l'intervista a Brad Rau e Jennifer Corbett sui segreti della nuova stagione
The Bad Batch 3, l'intervista a Brad Rau e Jennifer Corbett sui segreti della nuova stagione
The Enfield Poltergeist, le interviste esclusive a Claire Ferguson, Peter Norrey, Nick Ryan e Natalie O'Connor
The Enfield Poltergeist, le interviste esclusive a Claire Ferguson, Peter Norrey, Nick Ryan e Natalie O'Connor
Federico Fellini, intervista alla sua neurologa Anna Cantagallo: "utilizzare il disegno come cura"
Federico Fellini, intervista alla sua neurologa Anna Cantagallo: "utilizzare il disegno come cura"
Il Mistero dei Templari - la serie: Intervista a Catherine Zeta-Jones e al cast
Il Mistero dei Templari - la serie: Intervista a Catherine Zeta-Jones e al cast
Intervista al cast di Willow, la nuova serie Disney+
Intervista al cast di Willow, la nuova serie Disney+
Christian Galli, l'intervista all'autore Tunué che racconta Menta
Christian Galli, l'intervista all'autore Tunué che racconta Menta
John Landis, il report dell'incontro al Magna Graecia Film Festival: "Con The Blues Brothers abbiamo creato delle silhouette iconiche"
John Landis, il report dell'incontro al Magna Graecia Film Festival: "Con The Blues Brothers abbiamo creato delle silhouette iconiche"