Isle of dogs è il nuovo film in stop motion scritto e diretto da Wes Anderson. Ancora una volta il regista texano confeziona un’opera tanto ironica quanto riflessiva e commovente, dove ritroviamo tutti i punti cardine del suo inconfondibile stile. Dopo aver aperto la 68esima edizione del Festival di Berlino, il film arriverà nei cinema italiani il prossimo 17 maggio.

A causa del diffondersi dell’influenza canina, tutti i cani vengono mandati in esilio sull’isola dei rifiuti di Megasaki.

Giappone, 2037. A causa della crescita incontrollata dei cani e il diffondersi dell’influenza canina, il sindaco di Megasaki decide di combattere il diffondersi dell’epidemia con una soluzione drastica: l’esilio di tutti i cani dall’isola. Gli animali vengono così messi in quarantena sull’isola dei rifiuti, che diviene la loro nuova casa.

Tra i cani deportati vi è anche Spots, guardia del corpo del giovane Atari Kobayashi.

Volendo ritrovare il suo amato amico a quattro zampe, il dodicenne decide di intraprendere un viaggio solitario sull’isola dei cani. Arrivato sull’isola con un brusco atterraggio, Atari viene soccorso da un gruppo di cani che lo accompagneranno nel suo pericoloso viaggio. Riuscirà il ragazzo a ritrovare il suo amato Sposts e a cambiare il destino della Prefettura?

Questa la trama di Isle of dogs (L’isola dei cani in italiano) nuovo film in stop motion scritto e diretto da Wes Anderson. Presentato al Festival di Berlino, dove ha aperto la kermesse, la pellicola sarà nei cinema italiani il prossimo 17 maggio.

 

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Wes Anderson si è fatto apprezzare dal grande pubblico grazie al suo inconfondibile stile registico.

Wes Anderson è un regista che non ha certo bisogno di presentazioni. Sin dal suo esordio nel 1996 con Bottle Rocket (Un colpo da dilettanti), il cineasta si è fatto apprezzare dal grande pubblico sia per le sue grottesche commedie dalle molteplici chiavi di lettura, che dal suo inconfondibile stile registico, fatto di colori pastello in cui il contrasto la fa da padrone, inquadrature simmetriche, primi piani, movimenti di macchina ricorrenti e la curata scenografia in cui nulla è lasciato al caso. Tutti elementi che lo hanno fatto eleggere ad icona e rappresentante per eccellenza del cinema radical chic.

È indubbio quindi che lo spettatore si aspetti di trovare in ogni nuovo prodotto del regista texano tutti gli eleggenti cardine della sua poetica. Con Isle of dogs i suoi estimatori saranno più che accontentati, poiché oltre a ritrovare tutto ciò che ci si aspetti da un film di Wes Anderson, avranno molto, ma molto di più.

Il film racconta una storia di amicizia (improbabile) e di lealtà, un road movie di formazione che affronta le problematiche del mondo moderno. Il tutto in pieno stile Wes Anderson.

La pellicola racconta una storia di amicizia (improbabile) e di lealtà, un rodie movie di formazione in cui a crescere non sala solo il piccolo protagonista, ma anche i suoi compagni di viaggio a quattro zampe e tutta la comunità cui appartiene. Perché la nuova fatica del regista porta sul grande schermo una storia che affronta le problematiche del mondo moderno, usando il migliore amico dell’uomo come metafora e come filtro. Il tutto ovviamente nel pieno stile Anderson.

 

 

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Ambientato in un futuro distopico, in cui la società è corrotta e guidata da un sindaco tiranno, Isle of dogs omaggia la cultura giapponese e il coraggio stoico dei suoi cittadini tramite il giovane Atari. Il ragazzo è un moderno samurai, che per quanto presenti tutte le caratteristiche tipiche degli adolescenti, si getta a capofitto e senza esitazione in una missione impossibile.

Isle of dogs omaggia la cultura giapponese, citando il cinema di Kurosawa e i pittori del Sol Levante.

Inoltre il giovane Atari racchiude in sé le caratteristiche tipiche dei personaggi maschili di anime e manga.

Inoltre il giovane racchiude in sé tutte le caratteristiche tipiche dei personaggi maschili di manga ed anime. Atari è un dodicenne senza genitori, indossa un vestito logoro e sporco che ne risalta la condizione di bambino (ovvero la divisa da pilota), è coraggioso, determinato e non si scoraggia facilmente.

L’ambientazione ripropone la classica situazione in cui la società è gestita e controllata da una multinazionale.

Una celebrazione quella alla cultura giapponese che oltre ai richiami al cinema di Akira Kurosawa e ai quadri dei suoi pittori più noti, si ha anche nell’ambientazione. La pellicola ripropone la classica situazione in cui la società è gestita e controllata da una multinazionale che fa il bello e il cattivo tempo. Una realtà in cui ogni aspetto della vita è controllato dall’alto, dove vi è l’illusorietà della libertà e in cui il villan di turno fa di tutto per riportare in auge le antiche tradizioni, ormai sorpassate.

 

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Una storia in cui il viaggio di Atari è la base su cui il regista si appoggia per parlare di quei problemi che oggi più che mai affliggono la società. Così vengono affrontate le tematiche sulla diversità, sulla vita ai margini della società non per propria scelta e sull’emarginazione. Anderson evidenzia come i cani vengano allontanati dalla città con un motivo creato ad arte ed atto a screditare i migliori amici dell’uomo, a favore della superiorità della razza felina. Ecco quindi che l’unico modo per raggiungere lo scopo desiderato è ghettizzare gli incolpevoli animali e zittire tutti gli oppositori.

Il viaggio di Atari è la base su cui il regista si appoggia per parlare di quei problemi che oggi affliggono la società.

Una vicenda quella di Isle of dogs, in cui viene sottolineato anche come spesso si viva ai margini della società semplicemente perché questa si rifiuta di capire coloro che non rispecchiano i suoi canoni, etichettandoli come ribelli e pericolosi e punendoli al minimo errore perché non in grado di accettarli come sono. Mostrando così tutta l’intolleranza e l’incapacità di empatia nei confronti del prossimo.

Un film in cui l’irrazionalità, la paura, la sete di potere e l’ignoranza prendono il sopravvento sulla ragione.

Una film in cui l’irrazionalità, la paura, un’incontrollata sete di potere e l’ignoranza prendono il sopravvento sulla ragione, distruggendo (anche fisicamente) coloro che si oppongono al volere del sindaco di Megasaki. Perché nella dittatura e nel voler imporre agli altri le proprie idee con la forza non c’è nulla di razionale.

 

 

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Anderson affronta temi delicati ed importanti in maniera delicata e tutt’altro che banale.

Il regista riesce ad affrontare temi così importanti in maniera delicata e tutt’altro che banale. Wes Anderson decide di affidare i suoi pensieri ad un ragazzino testardo e all’animale simbolo per antonomasia di lealtà, amicizia e perdono. Avvalendosi dell’immancabile ironia che lo contraddistingue, il cineasta riesce a far (sor)ridere lo spettatore e a sdrammatizzare ed ironizzare sulla società odierna.

Grazie ad una narrazione divisa in capitoli, scandita dall’incedere sempre più nevrotico dei tamburi, e ai flashback rivelatori, l’ultimo film di Anderson riesce sin da subito a catturare senza riserve lo spettatore, il quale terrà gli occhi fissi sullo schermo, grazie ad una storia divertente ed avvincente, in cui non mancano battute e situazioni al limite dell’assurdo. Una storia di amicizia, maturazione e capacità di cambiare che arriva dritta al cuore.

Isle od dogs riesce a catturare sin da subito lo spettatore grazie ad una storia divertente ed avvincente. Da vedere assolutamente.

Una vicenda circolare in cui fine ed inizio coincidono, facendo divenire così la vicenda raccontata una di quelle storie che si tramandano di generazione in generazione. Anderson confeziona un vero e proprio spettacolo teatrale di burattini, dove le scenografie si trasformano in ambientazioni più che reali e ogni atto divine una tappa del viaggio intrapreso da Atari. Con il regista abile burattinaio capace di condurre i suoi pupazzi e lo spettatore con grazia e maestria. Da vedere assolutamente.

 

 

Isle of dogs sarà al cinema dal 17 maggio