Arriva al cinema l’atteso nuovo film di Steven Spielberg, The Post, che vanta un cast capeggiato da due premi Oscar come Meryl Streep e Tom Hanks. Una pellicola basata su di una storia vera, ma che va ben oltre il semplice biopic, rivelandosi un coraggioso manifesto in un’epoca in cui si ha ancora troppa paura della verità.
Nel 1971 Katharine Graham è stata la prima donna alla guida di un importante giornale, il The Washington Post, all’interno di una società fortemente patriarcale capeggiata dal presidente degli Stati Uniti Richard Nixon, il primo Presidente a dimettersi dalla propria carica, grazie anche all’atto di coraggio, compiuto quello stesso anno, dalla stessa Graham.
Il premio Oscar Steven Spielberg, grande regista e inventori di mondi, arriva al cinema con una storia vera, ma la sua intenzione con The Post è sottolineare l’enorme coraggio, l’immenso sacrificio a cui una donna è andata incontro a favore di un bene molto più grande: la verità.
In un periodo in cui la libertà di stampa era in grave pericolo, in cui la società era sempre più ingannata e il ruolo della donna era quanto mai marginale e sottovalutato, Katharine Graham, grazie anche alla testardaggine del suo direttore Ben Bradlee, ha dato inizio a quella che sarebbe stata una grande rivoluzione culturale e sociale.
In un periodo come quello che stiamo vivendo in questo momento, tra fake news, il governo Trump e #TimesUp,
The Post si rivela quanto mai un film attuale e di grande importanza per la nostra società.
Nel 1969 il giornalista di guerra Daniel Ellsberg (Matthew Rhys), stanco delle continue menzogne che per troppi mandati il Governo ha rifilato al popolo sulla situazione in Vietnam, decide di rubare un report top secret di oltre 7.000 pagine, “Storia delle decisioni U.S. in Vietnam, 1945-66”, con all’interno importanti segreti governativi.
Il documento, scritto nel ‘1967 dall’allora Segretario alla Difesa Robert McNamara (Bruce Greenwood) viene fotocopiato e sviscerato in più parti. Una piccola parte di quel documento viene data dallo stesso Ellsberg a un giornalista del New York Times, il più importante giornale statunitense dell’epoca.
Il primo articolo sui Pentagon Papers uscì sulla prima pagina New York Times per la firma del giornalista Neil Sheehan il 13 Giugno 1971, con il titolo “Archivio Vietnam: gli studi del Pentagono rivelano 3 decenni di crescente coinvolgimento americano”.
Per gli Stati Uniti fu l’inizio di un girone infernale, mostrando al popolo quanto sciocco era stato fino a quel momento e quante menzogne, quel Governo, gli aveva rifilato fin dal primo giorno. Mentre Nixon iniziava la sua caccia alla streghe, cercando in tutti i modi di opprimere e limitare la libertà di stampa, Ben Bradlee annusò immediatamente la doppia occasione: riportare sulla cresta dell’onda il Washington Post e, al tempo stesso, dare inizio a una rivoluzione mediatica che avrebbe profondamente cambiato l’America.
Unendo l’utile al dilettevole, la testardaggine e l’egoismo a fin di bene di Bradlee lo portarono, assieme ai suoi collaboratori, a stringere l’intero report di 7.000 pagine tra le mani, scoprendo “una miniera d’oro” che avrebbe indubbiamente scandalizzato e profondamente turbato lo Stato, ma che avrebbe potuto fare la differenza anche per migliaia di vite.
Ed ecco come Katharine Graham, una donna inesperta in mezzo a un mare di uomini, si trova davanti a un bivio: mettere a rischio il suo mondo, la sua vita e quella dei suoi dipendenti a favore di un bene immensamente più grande o se lasciare la storia nelle mani del New York Times.
Quello che a tutti gli effetti sembra essere un thriller dallo sfondo politico in pochissimo tempo diventa una pellicola basata sul coraggio.
Il coraggio non solo della lotta contro le istituzioni per garantire la libertà di informazione, ma anche il coraggio di una donna, inesperta, fragile, in un campo ostile, che trova la forza di iniziare e proseguire una battaglia con degli incredibili effetti, non solo per il mondo dell’editoria, ma anche per tutto il mondo femminile.
Katharine Graham incarna il cuore di The Post, un film basato sul coraggio di credere nelle proprie idee, di perseguire i propri obiettivi e andare avanti in quelle battaglie per un bene collettivo.
Un film che affonda le sue dita nella difficilissima scelta di sacrificare tutto, mettersi in gioco e rischiare fino all’ultimo, facendo crescere la tensione tanto nei personaggi quanto negli spettatori, messi nella perfetta condizione di poter empatizzare, quasi interagire assieme agli splendidi esperti di questa storia che ha segnato un precedente fondamentale nella storia dell’informazione.
La stampa deve essere al servizio dei governati, non dei governatori.
Potente la regia di Spielberg che ci accompagna negli eventi in un crescendo sempre più intenso, dinamico, riuscendo a costruire delle sequenze interessanti per lo svolgimento drammatico degli eventi e dando al tempo stesso un focus sulle emozioni, sull’aspetto emotivo e psicologico dei personaggi.
Interessante la diversità costituita dai personaggi della Streep e di Hanks, così diversi ma capaci di agire sulla stessa lunghezza d’onda, l’uno influenzando l’altro in modo assolutamente positivo.
Sono l’irriverenza e la sfacciataggine di Ben Bradlee a condurre Katharine Graham verso quella che, probabilmente, è stata la decisione più difficile della sua vita.
Allo stesso modo si percepisce il profondo rispetto e ammirazione che Bradlee prova nei confronti della Graham.
Una pellicola che gode di un grande maestro della fotografia, come Janusz Kaminski, e un immenso compositore, John Williams, che riescono a creare un perfetto dinamismo dove prima ancora dei personaggi sono le immagini a parlare, ad emozionare, a portare il pubblico verso una precisa direzione, verso la visione del regista.
Un grandioso lavoro di squadra che rispecchia lo stesso lavoro dei personaggi della redazione del Washington Post all’interno della pellicola.
Colpo da maestro la chiusura della pellicola, un assaggio di quella che è stata la vera forza legata allo scandalo dei Pentagon Papers e a cosa il coraggio di Katharine e Ben abbia davvero portato.
Steven Spielberg è riuscito nella difficile missione di rendere intrigante, misterioso e accattivante un avvenimento storico molto conosciuto, riuscendo a sorprendere lo spettatore minuto dopo minuto, senza rendere mai banale la narrazione.
The Post è un film forte, coraggioso, immenso e soprattutto, necessario.
Una pellicola che ci ricorda di avere coraggio, di avere fede in noi stesse e nelle nostre passioni, ma anche di rischiare e provare, fino in fondo, a fare la differenza.
The Post: commento dopo l’anteprima con Gabriella
Posted by Lega Nerd on Wednesday, January 31, 2018
The Post è nelle sale italiane dal 1 Febbraio.