Il premio alla carriera della Festa del Cinema di Roma 2017 è stato assegnato a David Lynch. Il visionario regista di Twin Peaks, accolto con entusiasmo, è stato protagonista dell’incontro ravvicinato con il pubblico.

Come ogni anno, la Festa del Cinema di Roma assegna il premio alla carriera ad un grande artista della settima arte. Il 2017 ha visto la consegna del premio al regista David Lynch, artista che ha conquistato il pubblico con il suo stile inconfondibile.

David Lynch ha ricevuto il premio alla carriera alla Festa del Cinema di Roma.

I suoi lavori infatti sono riconoscibili dal suo stile unico ed innovativo. Forte la componente surrealista, sequenze oniriche e piene di angoscia, immagini crude e un sonoro suggestivo. Lavori che esplorano il lato oscuro dell’essere umano. Film in cui analizza i lati più intimi ed oscuri della mente umana.

Il regista è stato accolto come una rock star. Esauriti i posti in sala per l’incontro ravvicinato.

Grazie ai suoi film ed ad una serie tv come Twin Peaks che ha rivoluzionato la serialità, David Lynch è riuscito a farsi apprezzare da un grande pubblico, in particolare di giovani i quali lo hanno accolto come una rock star. Non solo la sala per l’incontro ravvicinato alla Festa del Cinema di Roma era esaurita, ma anche il red carpet ha visto la presenza di molti appassionati che hanno fatto di tutto per avere una foto od un autografo.

 

 

David Lynch Federico Fellini

 

 

Un artista innamorato del cinema, durante l’incontro David Lynch ha rivelato l’importanza che ha avuto nella sua carriera Federico Fellini – di cui ha scelto una clip da 8 1/2 – e ricorda con nostalgia e commozione i due incontri avuti con il regista di Rimini:

La prima volta che ho incontrato Federico Fellini, che considero uno dei grandi maestri del cinema di tutti i tempi, è stato per merito di Marcello Mastroianni. Ero a a cena insieme a lui, a Silvana Mangano e Isabella Rossellini. Ho esternato la mia passione per i suoi film ed il giorno dopo Mastroianni mi manda una macchina in albergo e mi porta a Cinecittà, dove ho trascorso con Fellini l’intera giornata.

La seconda volta mi trovavo a Roma per girare uno spot della Barilla con Gerard Depardiau. All’epoca Fellini era ricoverato in ospedale. Venne trasferito a Roma e lo andai a trovare. Quando entrai in stanza stava parlando con Vincenzo Mollica.

In quell’occasione parlammo dei cambiamenti del cinema, di come prima le persone erano appassionate per perdere interesse a favore della tv e poi neanche quello. Mi disse che i giovani si erano dimenticati di lui.

Prima di salutarlo gli dissi che tutto il mondo aspettava il suo prossimo film. Pochi giorni dopo ci ha lasciato. Anni dopo ho saputo da Mollica che una volta andato via Fellini gli disse: “È proprio un bravo ragazzo”.

 

david lynch stanley kubrick

 

 

Oltre al regista italiano, gli altri due film che lo hanno segnato artisticamente sono Lolita di Stanley Kubrick e Sunset Boulevard di Billy Wilder. Del primo rivelato di amare ogni cosa: le espressioni, gli umori che evoca, la recitazione, la storia, e di come l’importante non sia come si sia arrivati a tanta bellezza, ma averla creata. Del film di Wilder rivela di considerarlo come una storia sui desideri non realizzati e racconta un aneddoto che riguarda il personaggio di Gordon Cole, che oltre ad essere presente in questo film è anche il nome del personaggio da lui interpretato in Twin Peaks:

In una scena di Sunset Boulevard c’è Cecil. B. DeMille che dice “chiamatemi Gordon Cole al telefono”, un nome che sono sicuro Billy Wilder abbia preso da due strade di Los angeles.

Per andare agli Studios Paramount il regista doveva fare una strada in cui incrociava le vie Gordon e Cole, e da qui il nome del personaggio. Che ho voluto omaggiare in Twin Peaks.

 

 

david lynch roma

 

Come di consueto l’incontro si è svolto con la proiezione di clip dai suoi film a cui sono seguite le domande del direttore della Festa del Cinema di Roma Antonio Monda. Insieme a lui Richard Peña, professore della Scuola delle Arti della Columbia University.

 

 

 

Eraserhead

1977

David Lynch Eraserhead
Prima di entrare alla scuola d’arte, che rapporto avevi con il cinema?

Non ero un’appassionato, non ci andavo al cinema. L’ispirazione mi è venuta dalla città di Philadelphia. Una città sporca, corrotta, in preda al terrore e folle. Amo la sua architettura, i suoi colori intensi, gli interni delle case con i colori improbabili, il suo ambiente caratterizzato dalla fabbriche. È qui che è nato il mio amore febbrile per le fabbriche. La amo per tutti i motivi sbagliati.

 

 

 

Blue Velvet

1986

David Lynch Blue Velvet
Hai girato sia Blue Velvet che Dune con Dino DeLaurentiis. Nel primo hai avuto tu l’ultima parola, in Dune ce l’ha avuta De Laurentiis. Cosa puoi dirci a riguardo? 

È vero, Dune l’ho girato senza avere il final cut, non era la giusta cosa da fare ma l’ho fatta. Con Blue Velvet non avrei accettato la cosa, lo avrei girato solo avendo l’ultima parola. Dino promise che l’avrei avuta e così è stato.

 

Ci puoi raccontare il tuo processo di scrittura? Incoraggi l’improvvisazione?

Più che di improvvisazione parlerei di prove, perché quando nasce un’idea la si scrive e poi la si rilegge. Le idee nascono come frammenti, sono come un rompicapo di cui ti arrivano poco a poco i vari pezzi e inizia a pensare. si deve essere sicuri che la strada presa rispetti l’idea originale del film.

 

 

 

Lost Highways

1997

David Lynch Lost Highway
Come è nata l’idea del film?

Non lo so, come nascono le idee. Ero lì a pensare e non mi veniva in mente nulla, poi all’improvviso è arrivata.

Hai mai pensato che i tuoi film possano essere connessi tra loro?

Si ci ho pensato, e direi che la connessione c’è tra Lost Highways, Mulholland Drive ed Inland empire poiché tutti e tre i film parlano di Los angeles.

È in lavorazione una versione lirica di Strade Perdute, sei coinvolto in qualche modo nel progetto?

Ti riferisci al progetto polacco? Comunque no, non sono coinvolto in alcun modo.

 

 

 

Mulholland Drive

2001

David Lynch Mulholland Drive
Cosa ti affascina di Los Angeles?

La prima volta che andai a Los Angeles era il 1970. Arrivai di notte, poi la mattina seguente quando sono uscito ricordo di essere stato abbagliato dalla vivida e meravigliosa luce del sole. Amo la luce di Los Angeles, il suo essere senza confini che è metafora dell’inseguimento dei propri sogni. È una città che mi ricorda l’era d’oro del cinema.

C’è differenza tra creare per il cinema e per la tv?

Sono assolutamente la stessa cosa. La differenza è che in televisione puoi raccontare una storia continuativa, mentre al cinema la storia del film finisce. In tv la qualità del suono e dell’immagine è inferiore, ma ci sono dei miglioramenti in atto.

 

 

 

Inland Empire

2006

David Lynch Inland Empire
Hai girato Inland Empire in digitale, che differenza c’è con la pellicola?

La pellicola è una tecnica molto bella, però come sappiamo ha il difetto di essere pesante, di sporcarsi e di danneggiarsi. Il digitale non riesce a rendere la stessa vividezza della pellicola, ma ci si sta avvicinando sempre di più. È meraviglioso, permette di fare molte cose.

Il digitale è come la pittura?

Si, in entrambi i casi si può manipolare l’immagine.

Tempo fa in un incontro insieme a Bertolucci concordavate sul non amare il digitale. Quindi hai cambiato idea a riguardo?

Adoro Bernardo Bertolucci, ma non ricordo questa conversazione! Sicuramente in digitale non ha l’organicità della pellicola, molti lo ritengono plasticoso, ma è sempre più vicino a riprodurre la realtà organica e le sensazioni della pellicola.

 

Alla fine dell’incontro David Lynch ha ricevuto il premio alla carriera. A consegnarlo il regista Paolo Sorrentino, il quale febbricitante ha rivelato che sarebbe anche venuto in barella pur di poter consegnare il premio al collega.

 

 

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