Nel corso della Milan Games Week 2017 si sono svolte in pompa magna le finali del torneo di League of Legends Red Bull Factions. In questo approfondimento l’intervista ai vincitori del torneo, Team Forge, e ai ragazzi del team iDomina.

Il Red Bull Factions è il più grande torneo italiano del noto gioco League of Legends, le cui finali si sono svolte questo week-end nella spettacolare cornice della PG Arena allestita alla Milan Games Week 2017, davanti ad oltre mille spettatori cui si sono aggiunti altri 30.000 appassionati connessi sul canale Twitch di Red Bull Italia.

La finale  giunge a coronamento di un lungo percorso iniziato a Luglio con le qualificazioni online e i playoff, durante i quali centinaia di giocatori si sono scontrati per riuscire ad avere un posto in questo ambitissimo spettacolo. A seguire assiduamente le sfide, trasmesse sul canale Twitch di Personal Gamer, c’erano quasi 70k spettatori, pronti a sostenere i propri beniamini e a studiarne le tattiche per migliorarsi.

 

 

Le quattro squadre che sono riuscite ad emergere contro i tanti avversari, oltre ai campioni in carica del Team Forge che si sono riconfermati trionfanti, sono state gli iDomina, (in calce all’articolo trovate le interviste a questi due team) gli Outplayed, e i Next Gaming. Tra le tante possibili ragioni del successo del Red Bull Factions 2017, ha sicuramente pesato il particolare format e le novità introdotte in questa edizione. Ogni squadra era infatti tenuta a selezionare campioni appartenenti alla stessa faction, ai quali da quest’anno si aggiungono fino a due membri degli Indipendenti, ovvero i personaggi che nella storia di LOL non si erano mai affiliati a nessuna delle fazioni.

Questo ha aggiunto un fattore in più alla già sviluppata componente strategica del gioco, portando i partecipanti a studiare tattiche ancora più complesse per portare a casa la vittoria.

 

 

 

Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire qualcosa in più su come questi ragazzi si rapportano a competizioni di e-sports ormai talmente importanti da attirare Red Bull come tanti altri colossi che investono in questo nuovo fenomeno. Durante la Milan Games Week, nella giornata di domenica, abbiamo potuto intervistare sia i ragazzi del team iDomina che i vincitori del torneo, i Team Forge. Di seguito le interviste.

 

 

Intervista Team iDomina

Parliamo un po’ del vostro team, chi sono gli iDomina?

Siamo una società nel mondo dell’E-Sport videoludico da diversi anni, inizialmente incentrata solo su console con giochi come FIFA e Call of Duty, ma da un po’ di tempo ci siamo spinti anche verso il gaming su PC per League of Legends, Hearthstone, Counter Strike e, in generale, tutti i giochi che spingono maggiormente sul competitivo.

Il team presente qui al Red Bull Factions è ovviamente quello di League of Legends, composto da Claudio Pagani, Francesco Bondoni, Yiji Cheng, Pierpaolo Oliva e Nikita Frunza, a cui si affiancano Head, Assistant e Mental Coach, vista l’importanza del torneo.

Quanto e come vi allenate in media per queste competizioni?

Gli allenamenti variano molto da periodo a periodo. In questo caso, trattandosi di una competizione molto importante, tolto un periodo di ferie ad Agosto i ragazzi si sono allenati praticamente tutti i giorni fino ad oggi, compatibilmente con gli impegni di ciascuno.

Ieri [giorno prima delle finali] ci siamo trovati qui a Milano in una sala LAN e abbiamo fatto un bootcamp, un allenamento live che si fa tutti insieme di persona, anche motivazionale grazie all’aiuto del Mental Coach. Ci alleniamo in team contro team, confrontandoci con diversi team europei, per provare strategie e champion da giocare, ma l’aspetto più importante è senza dubbio quello di avere un obiettivo comune e riuscire a far squadra e collaborare tutti insieme.

In riferimento a questo torneo invece, com’è giocare a Factions? Quanto incide sul vostro modo abituale di giocare e di allenarvi?

Sicuramente giocare a questa modalità è molto più complicato rispetto a quella tradizionale, sei più legato ai campioni che devi utilizzare per tutta la preparazione che c’è dietro ad ogni singola partita. Ovviamente la preparazione è più lunga e complicata perché alcuni dei personaggi che siamo costretti ad utilizzare appunto per questo sistema delle Fazioni non rispecchiano il nostro modo di giocare, per cui l’allenamento rallenta per forza di cose.

Trovo comunque che sia stata una bella idea che permette di pareggiare il dislivello dei team portando i players a giocare fuori dalla propria comfort zone. Risulta anche però più complicato per lo staff per organizzare il tutto.

In questa fase quanto incide il ban del pubblico? E qual è il team che temete di più?

Il ban del pubblico è importantissimo essendo obbligati a scegliere una fazione. Le fazioni fra di loro hanno delle percentuali di vittoria in base ai champion che ci sono e si può arrivare in un momento in cui tu sei obbligato a giocare una fazione in netto svantaggio e dal ban del pubblico dipende moltissimo il range di scelta che ci rimane. Team da temere più di tutti è senza dubbio il Team Forge che ha una preparazione superiore rispetto a tutti gli altri team medi italiani, in proporzione agli investimenti che hanno alle spalle.

 

 

 

Intervista Team Forge

Parliamo un po’ di voi, cosa fate e come nasce il Team Forge?

Team Forge nasce perchè il nostro presidente, dopo tanti anni nella scena dell’E-Sport Italiano, ha capito che bisognava fare un investimento a tutto tondo, non solo in termini meramente economici, per fare un passo successivo e dimostrare come si fanno le cose, come ci si approccia al professionismo seguendo l’esempio di altri paesi che investono da tempo nel settore. Grazie all’aiuto degli amici della CTU (Università coreana dell’e-sport) che ci hanno indirizzato con l’impostazione del lavoro, siamo stati in grado di selezionare personale altamente qualificato qui in Italia e siamo partiti con un try out cercando di coinvolgere i ragazzi, e inizialmente in pochissimi hanno risposto.

Ci sono purtroppo tante realtà che fanno grandi proclami ma poi non concretizzano le promesse, Team Forge ha dimostrato il contrario coi fatti e siamo fieri dei risultati che i nostri ragazzi stanno ottenendo sia in ambito nazionale che internazionale.

Il vostro è un team multietnico e i ragazzi vivono tutti nella stessa casa in cui si allenano e sono seguiti quotidianamente, spiegateci un po’ meglio questa dinamica.

Sì è il metodo di lavoro migliore. Le squadre più serie raccolgono i propri ragazzi, che possono verosimilmente arrivare da tutto il mondo, in casa assieme per gran parte dell’anno. Si tratta di strutture con ogni comfort sia abitativo che professionale per PC, connessioni e in cui i ragazzi sono seguiti e aiutati dai loro Coach. Questo aiuta sia ad eccellere grazie a dinamiche di team building che si possono instaurare soltanto se ci si confronta di persona e non a distanza, ma sopratutto se ci sono problematiche queste non si risolvono spegnendo il PC o andando offline, bisogna affrontarle per forza e crescere.

In riferimento a questo torneo invece, com’è giocare a Factions? Rispetto al meta attuale e al vostro modo di giocare, quanto incide questo sistema?

Sì il sistema a Fazioni è molto diverso, e nel nostro caso è stato penalizzante sotto tutti gli aspetti. L’unico pro che possiamo trovare dal giocare a un gioco diverso è stato l’avere una pressione mentale moltiplicata all’ennesima potenza in quanto gli errori che possiamo fare nel nostro meta ci porta a una discussione più semplice, siamo in comfort zone, mentre qui è facile andare in tilt poiché non si sta giocando a qualcosa di ottimale.

In quest’ultimo mese abbiamo lavorato tanto sull’adattarci ed entrare in game sapendo già di essere in una condizione di handicap, il che ci ha permesso di concentrarci su quello che potevamo fare con la draft che avevamo raggiunto. Sapevamo che sarebbe stato sempre un risultato subottimale rispetto alle condizioni normali, e quello che stiamo cercando di creare ora è un gioco controllato in cui conosciamo esattamente i nostri limiti, trovando una nostra comfort zone anche in una situazione in cui di base non c’è.

Qual’è stato tra gli altri Team quello che vi mette un po’ più in crisi?

Sicuramente resta indelebile il ricordo della prima giornata contro gli Outplayed, in quanto siamo arrivati totalmente impreparati al meta delle Fazioni mentre loro avevano già un’idea di cosa giocare ed erano in comfort zone sulle Fazioni. Questo però ci ha permesso subito di lavorare su ciò che loro ci hanno trasmesso. Poi soprattutto i Next quando hanno ripreso la loro formazione nel girone di ritorno, con un gioco super aggressivo e molto compatto che ha messo in crisi la nostra forza individuale e ci ha fatto capire che è sempre il gruppo più forte e proattivo quello che alla fine vince. Diciamo che abbiamo imparato più dalle sconfitte che dalle vittorie.