Il poco più che trentenne cantautore e polistrumentista italiano, Francesco Motta, si è esibito sul palco del Biografilm Festival, chiudendo ufficialmente il tour del suo disco, La Fine dei Vent’anni, a ridosso dell’uscita in sala di Ciao Amore, vado a combattere, film che lo ha visto come compositore della colonna sonora. Lo abbiamo intervistato nel corso del festival.

Artisti dagli stili differenti, generi ed età, si susseguono sul palco del Biografilm Festival. Dopo Enzo Avitabile è stata la volta del giovane cantautore e polistrumentista, Francesco Motta, uno dei protagonisti della scena “indie” italiano.

Ma a Motta non piace moltissimo la definizione “indie”, ritenendo che questa parola sia stata totalmente trasformata, rispetto alla sua origine americana, nello scenario italiano.

Non penso che ci siano persone che non vogliono riempire i palazzetti. Qualsiasi persona spera di arrivare a più pubblico possibile. In questo senso non credo in quel tipo di voglia di indipendenza. L’indipendenza ci può essere collocata a prescindere se ti trovi in un’etichetta indipendente o no e a prescindere se hai a che fare con canzoni bello o canzoni brutte.

 

Giovane si, ma dalle idee molto chiare. Ed attualmente quello di Francesco Motta è un percorso nuovo. Dopo aver scritto i testi ed essere stato voce e batteria del gruppo Criminal Jokers, Motta ha iniziato la sua carriera da cantautore e solista, a volte suonando per alcuni dei gruppi e cantanti più importanti dell’indipendente italiano, come Nada, Zen Circus, Il Pan del Diavolo e Giovanni Truppi.

Dopo aver passato anni a suonare fortissimo, sono arrivato a un punto in cui ho capito che c’era bisogno di suonare più piano per far diventare il forte ancora più forte. E ci è voluto del tempo prima di capire quanto importante fosse questo passaggio.

 

Nella sua carriera con i Criminal Jokers, Francesco Motta ha per lo più scritto e cantato in inglese, mentre adesso predilige unicamente testi in italiano.

Quando ero più piccolo dicevo che non avrei mai scritto in italiano, ora, invece, mi sono accorto che lo capisco meglio e mi emoziona molto di più. Alla fine è la mia lingua e non posso fare altrimenti.

 

Qui di seguito la video intervista integrale a Francesco Motta: