Uno dei titoli più attesi di questo E3 2017 era il tanto vociferato nuovo capitolo della saga degli assassini di Ubisoft. Lo abbiamo provato e in questo articolo vi raccontiamo come ci è sembrato.
Presentato ufficialmente durante la conferenza Microsoft qui all’E3 2017 di Los Angeles, Assassin’s Creed: Origins era presente nello showfloor sia presso gli spazi Xbox che presso quelli di Ubisoft, ovviamente. Ho potuto così provare la demo del gioco e in questo articolo vi spiegherò perchè l’obiettivo che la software house francese avrebbe dovuto prefissarsi è stato raggiunto, forse, a metà (ovviamente mi riservo di giocare al titolo finito per dirlo).
Prima però, qualora ve lo foste perso, vi consiglio la lettura dell’approfondimento dedicato alla saga di Assassin’s Creed che ho pubblicato poco prima della trasferta a Los Angeles e in cui parlavo proprio della parabola discendente che ormai la saga aveva intrapreso e delle possibili strade che avrebbe potuto intraprendere per redimersi agli occhi dei giocatori.
Partiamo col precisare da subito che all’E3 non sono state divulgate informazioni circa il setting del presente o il suo nuovo protagonista, bensì solo riguardo la storia dell’antenato che vivremo nell’Animus. Assassin’s Creed: Origins è il capitolo che si spinge più indietro nel tempo dell’intera saga, quasi a voler creare un distanziamento netto con Syndicate che era invece il capitolo cronologicamente più vicino ai giorni nostri.
Ambientato nell’antico Egitto ai tempi di Cleopatra, questo nuovo gioco ci mette nei panni del taciturno ma pur carismatico Bayek di Siwa, un membro dell’ordine militare egiziano dei Medjay le cui vicende si incrociano con gli eventi che porteranno alla fondazione della Confraternita degli Assassini. Da questo punto di vista, dunque, credo che Ubisoft abbia già rimediato ad alcuni errori del passato, rivelandoci una nuova origine degli intrighi alla base di questa eterna lotta fuori dai confini di Gerusalemme e della storia di Altaïr Ibn-La’Ahad.
Nella demo che ho potuto provare qui a Los Angeles, della durata di circa 30 minuti, Bayek arriva dopo una cavalcata nel deserto in un’oasi sulle sponde del Nilo dove un prete sta per giustiziare un suo adepto, accusato di aver rubato degli idoli d’oro. Questi però afferma di non essere un ladro e di aver perso le statuette nel Nilo insieme alla sua imbarcazione che è affondata poco prima di giungere a riva. Il nostro compito è stato dunque quello di provare a dimostrare l’innocenza del ragazzo, andando a recuperare le statuette.
La prima nuova meccanica che abbiamo avuto modo di sperimentare è stato l’uso di Senu, l’aquila di Bayek in cui possiamo “trasferirci” momentaneamente per sorvolare la zona e segnare sulla mappa la posizione di guardie, tesori, o ad esempio luoghi di interesse. Una sorta di drone ante litteram che però può avere diverse implicazioni tattiche e strategiche nel modo in cui si affrontano le missioni. Nella quest a nostra disposizione abbiamo poi nuotato ed usato un imbarcazione, ci siamo spostati mimetizzandoci tra i passanti, correndo e provando ad arrampicarci un po’ e fondamentalmente il gameplay in termini di movimento ed esplorazione sembra essere rimasto quello visto nel capitolo precedente.
La vera rivoluzione arriva invece per il cometa system, uno degli elementi che di certo in tanti chiedevano a Ubisoft di modificare e che finalmente è stato rinnovato, prendendo un po’ dallo stile di The Witcher III e qualcosina anche da quello di Dark Souls. In passato il sistema di combattimento era piuttosto scriptato, e quale che fosse la nostra posizione o quella del nostro nemico, premendo il tasto d’attacco, i due si allineavano e partiva un’animazione.
Il nuovo sistema propone battaglie in tempo reale molto più fluide, in cui ci dovremo difendere con tanto di scudo, schivare e contrattaccare i colpi nemici in un sistema basato sulle hit box dove dando il comando di attacco, Bayek lo eseguirà sul posto senza nessun tipo di animazione “assistita”, se il colpo andrà a vuoto sarà esposto al contrattacco nemico. Un deciso passo in avanti, dunque, per svecchiare le legnose meccaniche che ormai da anni caratterizzavano il combat system della serie e che sono davvero curioso di approfondire quando potremo nuovamente mettere le mani su questo titolo. Ci è stato confermato che il gioco avrà un sistema di crafting e moltissime armi classificate secondo una scala da comune a rara (alcune delle armi più potenti avranno inoltre dei perk speciali come sanguinamento o avvelenamento) Le abilità sono suddivise all’interno di uno skill tree e si suddividono fondamentalmente in approccio melee, da ranger o stealth, con un risvolto ruolistico molto più accentuato di quanto non avvenisse nei precedenti capitoli.
Dal punto di vista grafico il titolo è spettacolare e visivamente coloratissimo, ma sotto questo aspetto ormai Ubisoft ci ha abituati ad open world con scenari mozzafiato e non è certo da meno questa ricostruzione dell’antico Egitto. Abbiamo visto il gioco in azione su Xbox One X, la nuova versione high-end della console Microsoft, dove Assassin’s Creed: Origins ha potuto mostrarsi sicuramente al top della forma, affiancando ad un dettaglio davvero alto anche un’eccellente fluidità dell’azione di gioco.
In apertura però parlavo di obiettivo centrato a metà, e il motivo è che nonostante sia nel sistema di combattimento che in nuove meccaniche di gameplay siano stati fatti dei passi in avanti non da poco, resta il dubbio che la natura open world del titolo possa renderlo colmo di missioni secondarie noiose e di poco mordente quanto a narrazione, più che altro in relazione al ritorno di un trama nel presente, fosse anche di cornice, su cui ancora tutto tace. Non saprei ancora dirvi se la storia di Bayek vale la pena essere raccontata, ma per ciò che abbiamo visto qui all’E3 2017 il titolo ci affascina e ci incuriosisce e non vediamo l’ora di poter giocare interamente questa nuova storia nel mondo di Assassin’s Creed.
Vi ricordiamo che Assassin’s Creed: Origins è previsto per l’uscita su PC, PlayStation 4 e Xbox One il 27 ottobre.