L’anno arriva ai suoi sgoccioli ed è tempo di tirare le somme anche per le serie tv, fedeli compagne delle giornate più dure di questo lungo e difficile 2016. Quali saranno state le serie che hanno più fatto breccia nel nostro cuore quest’anno?

Indubbiamente l’amatissima Netflix non è di certo passata inosservata, sfornando prodotti originali che sono già un cult e portando nuove e succose stagioni di serie già cavalcate, da Black Mirror a Una Mamma per Amica, aspettando il 2017 con l’attesissima quarta stagione di Sherlock.

Tra le differenti serie tv originali di Netflix diverse conquistano le vette più alte di questa classifica senza però dimenticare alcune produzioni che hanno fatto appassionare moltissimi utenti come Unbreakable Kimmy Schmidt, o i nuovi titoli Marvel come la seconda stagione di Daredevil.

Non mancano nemmeno gli speciali, quest’anno rappresentati dalle sorelle Wachowski con Sense 8.

 

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Non da meno sono anche le altre emittenti come per esempio HBO che tra serie nuove e stagioni nuove di serie già conosciute, riesce comunque ad aggiudicarsi un posto ad honorem nella classifica annuale.

E parlando proprio di HBO una menzione d’onora va, senza ombra di dubbio, a Game of Thrones, l’epica serie tratta dai romanzi di George R. R. Martin che quest’anno riesce a conquistare un posto nel cuore di tutti i suoi fan – e non solo – per la grandiosità dei suoi ultimi episodi e a battere nuovamente il record di nomination agli Emmy Awards.

Le serie riescono a insinuarsi nella quotidianità dello spettatore.

Col passare delle stagioni quelle storie diventano anche le nostre storie. I personaggi diventano nostri amici e l’empatia con ciò che stiamo guardando diventa uno stralcio di vita vissuta.

In questo caso non posso non menzionare un’altra serie che ha sorpreso proprio per la sua semplicità e naturalezza di raccontare il quotidiano e l’intimità, ovvero This is Us di Dan Fogelman.

Diverse sono state le sorprese che ci ha riservato quest’anno il piccolo schermo, tra mini serie, produzioni nostrane e intense storie che, in un modo o nell’altro, parlano proprio del quotidiano.

 

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Proprio per questo motivo riuscire a fare una classifica oggettiva delle serie uscite quest’anno – anche quando la critica è il proprio pane quotidiano – risulta estremamente difficile, molto più di quelle dei film.

Da Paolo Sorrentino a Jonathan Nolan, passando per Charlie Brooker e Sam Esmail, vediamo cosa ci ha riservato di speciale questo 2016 seriale.

 

 

 

The Crown

di  Peter Morgan

Uno dei recenti arrivi di Netflix è la serie tv incentrata sulla vita della regina Elisabetta II – interpretata da Claire Foy – e sulla famiglia britannica.

The Crown è stato fin da subito un successo di ascolti. Raffinata, elegante e sempre obiettiva, la serie riesce immediatamente a rappresentare la vera essenza della sua protagonista, inquadrandola in un periodo molto differente da quella attuale.

 

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Una serie tv che vuole concentrarsi non solo sulla sua protagonista, ma anche su tutto lo sfondo storico e familiare al quale fa riferimento.

Peter Morgan non confeziona semplice un biopic ma una serie mirata agli appassionati di storia e di stile, ai romantici e anche ai curiosi di scoprire la, ormai novantenne, Regina d’Inghilterra sotto un’ottica nettamente differente.

 

 

 

American Crime Story: The People v. O. J. Simpson

di  Scott Alexander e Larry Karaszewski

Arrivata agli Emmy soltanto seconda alla famigerata Game of Thrones, American Crime Story è una miniserie nata dalla costola di American Horror Story. Esattamente come la sua metà horror, American Crime Story è una serie tv antologica, quindi di stagione in stagione muterà in storie e personaggi.

L’obiettivo della serie è dare nuovamente vita ai casi giudiziari e di cronaca che più hanno avuto un forte impatto mediatico. La prima stagione è, infatti, dedicata a O.J. Simpson, ex giocatore di football accusato dell’omicidio dell’ex moglie Nicole Brown e dell’amico Ronald Lyle Goldman.

 

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Ed esattamente come il famoso processo degli anni novanta,  durato ben più di 250 giorni, tenne incollato allo schermo milioni d’americani, American Crime Story non è da meno, animata dall’ottima interpretazione da una sempre più brava Sarah Paulson e da Cuba Gooding nei panni di O.J. Simpson, non a caso entrambi vincitore dell’Emmy come Miglior Attore/Attrice Protagonista in una miniserie.

Elemento più caratterizzante della serie è proprio la risonanza che questo tipo di tematica, in un’era di uccisioni impunite, razzismo e abuso di potere giudiziario, possa avere sullo spettatore.

 

 

 

The Night Of

di Richard Price e Steven Zaillian

Basata sulla britannica Criminal Justice della BBC, The Night Of è una mini serie tv statunitense con protagonista John Turturro. Una crime story atipica firmata HBO che invita lo spettatore a rielaborare, e superare, gli stereotipi della televisione seriale di genere poliziesco e legale.

The Night Of è un prodotto di altissima qualità che si distingue fin dal primo minuto, dalla regia alla recitazione, passando per la sceneggiatura, vero perno portante di tutta la miniserie.

 

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Scritto da Richard Price – autore che ha collaborato con nomi quali Martin Scorsese e Spike Lee – e Steven Zaillan, oltre a essere diretto da quest’ultimo, la particolarità di The Night Of è il suo sapersi concentrare non sugli snodi e sull’elemento thriller della vicenda, ma sull’interiorità dei personaggi, sugli eventi a catena e sulle conseguenze di ogni loro azione.

Ritratto realista di come un singolo elemento possa cambiare totalmente le carte in tavola e la nostra vita, improvvisamente, possa trovarsi appesa un filo, a prescindere dalla nostra colpevolezza o innocenza.

 

 

 

The OA

di Brit Marling e Zal Batmanglij

Ultimissimo regalo di Netflix per augurarci buona fine 2016 è The OA, la serie tv sci-fi creata e interpretata da Brit Marling con Zal Batmanglij e prodotto dalla Plan B Entertainment.

Coraggiosa e originali, The OA è una serie tv totalmente atipica e particolarmente complessa, non solo per chi la guarda ma anche per chi l’ha fatta. Una serie che chiede allo spettatore di uscire dalla sua posizione privilegiata e partecipare attivamente ad ogni suo singolo episodio, cercando di districarsi tra le differenti linee di trama che animano la matassa principale della storia.

 

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The OA rompe qualsiasi schema classico di serialità al quale si era abituati fino a questo momento, portando il coinvolgimenti con lo spettatore a un livello molto più alto. Immagini visionarie e spesso onirici. Una trama caotica e per certi versi disturbanti.

Un discorso da seguire, dall’inizio alla fine, lasciandosi abbandonare senza timori e preconcetti. Un grande piccole gioiello che apre le porte a un modo totalmente nuovo e differente di concepire la serialità.

 

 

 

Love

di Judd Apatow, Paul Rust e Lesley Arfin

Ironica, cinica e veritiera. Love è la serie tv sull’amore di Netflix ambientata nella Hollywood dei nostri giorni tra una ragazza troppo insicura di sé e uno sceneggiatore un po’ sfigato costretto a dare ripetizioni alle piccole star del set.

Creata da Paul Rust (protagonista della serie stessa), Judd Apatow e Lesley Arfin, Love è una delle serie più curiose e interessanti di questo 2016. Dal registro brioso, a volte malinconico, ma senza mai prendersi troppo sul serio, Love è una serie dalle scene inaspettate, in cui il destino – a volte non sempre felice – sembra travolgere i propri protagonisti, assieme allo spettatore.

 

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Siamo la somma delle nostre scelte, e Love in questo arriva dritto al punto, portando in rilievo soprattutto i difetti dei giovani trentenni, la loro apparente incapacità di approcciarsi con il prossimo e di costruire delle relazioni solide.

Delle pillole dalla durata di mezz’ora di spaccato quotidiano, intervallate da una tragica comicità e un inconfessabile romanticismo.

 

 

 

The Young Pope

di Paolo Sorrentino

Serie tv evento di casa Sky, una produzione internazionale che porta come firma quella del regista italiano Premio Oscar Paolo Sorrentino, The Young Pope è il Papa rock del 2016 tra sigarette e coca cola al gusto ciliegia.

Inaspettata e ricca di molteplici svolte, The Young Pope si divide tra l’estetismo visivo del nuovo Sorrentino e il tipico cinema del regista, quello dei dialoghi densi e delle linee narrative precise.

 

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Non solo composizione dell’immagine ma anche della storia, supportata dall’affascinante Papa americano Jude Law e dall’eterna Diane Keaton. Non mancano di sorprendere alcuni nomi del cast italiano, come Silvio Orlando.

I personaggi si muovono come se fossero all’interno di un affresco, dove a spiccare su tutto sono i dialoghi secchi e sarcastici, ma anche le visioni fantastiche di questo Papa molto fuori dall’ordinario. Una serie perfettamente costruita e che ha sorpresi fino all’ultimo episodio.

 

 

 

Mr. Robot

di Sam Esmail

Di Mr. Robot se n’è parlato tanto l’anno scorso e non abbiamo smesso di farlo neanche di quest’anno, con una seconda stagione che ha saputo far tenere con il fiato sospeso i suoi spettatori.

Sam Esmail crea un drama-thriller destinato a fare scuola, giocando in bilico tra realismo e immaginario. Il mondo degli hacker non è mai stato così affascinante e chiaro come con Mr.Robot. Esmail si concentra sui dettagli , quello tecnici di un mondo non fatto di mostri in pixel all’interno di un PC, ma di vere realtà attuali che si muovono intorno a noi.

 

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La grandezza di Mr.Robot sta anche nel suo interprete, il giovane Rami Malek. Una rivelazione che si muove nelle vesti di un personaggio contorto, enigmatico, e che sta stretto all’interno delle sue vesti.

Mr.Robot non è una “semplice” serie ispirata, esplicitamente, al famoso gruppo Anonymous, ma anche un concentrato di vite, perennemente in bilico, sull’orlo del precipizio.

 

 

 

Black Mirror

di Charlie Brooker

Terzo posto per l’attesissimo ritorno di quest’anno, Black Mirror, la serie tv antologica dispotica dell’inglese Charlie Brooker. Questa terza stagione segna l’entrata di Brooker nel mondo americano di Netflix, ma questo gemellaggio non mina assolutamente nel risultato finale della serie che, anzi, in alcuni episodio riesce addirittura ad arrivare ai grandissimi livelli del pilot della prima stagione.

Brooker indaga ancora una volta su come la tecnologia moderna abbiamo plasmato l’esistenza di tutti quanto, questa volta creando una sintesi di quelle che sono state l’evoluzioni degli ultimi anni, come la popolarità basata sui social network, la realtà virtuale e il cyberbullismo.

 

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Attraverso l’uso della tecnologia, Black Mirror anche nella sua terza stagione riesce a ricreare un quadro chiaro quanto cinico e disturbante quadro della nostra società attuale.

Tra gli episodi punta di diamante di questa terza stagione, che vanta ben sei episodi, troviamo il primo Nosedive e il terzo – prettamente britannico – Shut Up and Dance.

 

 

 

Westworld

di Jonathan Nolan e Lisa Joy

Amata e odiata, Westworld è il successo di quest’anno di casa HBO che, facendosi sempre riconoscere, sa esattamente come sorprendere, nel bene e nel male, il suo spettatore.

Nato dalla mente controversa di Jonathan Nolan, Westworld non poteva di certo non mancare sul podio delle migliori serie di quest’anno. Basata sul film Il mondo dei robot, scritto e diretto da Michael Crichton, Westorld è ambientato all’interno di un parco a tema dove gli esseri umani possono interagire, attraverso delle storie programmate, con dei robot umanizzati a tal punto da sembrare reali.

Abbandonati alle loro pulsioni più viscerali, gli ospiti del parco possono fare quel che vogliono, dal concedersi una vacanza differente dal solito, all’arrivare ad uccidere e stuprare. In tutto questo i robot vengono costantemente riassemblati e messi nel parco, ma non tutti i robot sono così indifferenti come possono sembrare.

 

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Westorld è una ingarbugliata matassa che si districa tra segreti, linee temporali e doppi giochi ideati dallo stesso creatore del parco (ma non solo). In bilico tra un’azione serrata e una narrazione più dilatata, Westworld è una serie tv complessa, costruita nel minimo dettaglio scenico e che affida l’arduo compito allo spettatore di abbandonarsi totalmente alla narrazione.

Nel suo gioco distopico, Westorld racchiude la chiave stessa della nostra società: materialista, repressa e ipocrita. Un mondo criptico, composto da codice, da decodificare episodio dopo episodio.

 

 

 

Stranger Things

di Matt e Ross Duffer

E la prima posizione non può non spettare ad una serie tv che nel 2016 è riuscita a legare più di una generazione insieme, ovvero Stranger Things.

Vero asso nella manica di Netflix, in collaborazione con i fratelli Duffer, Stranger Things è stata la vera rivelazione di quest’anno. Un revival dei cult anni ottanta, dal cinema alla musica passando per il fumetto, capace di coniugare passato con il presente.

Un sorta di remake originale dove abbiamo potuto aver occasione di rivedere sul piccolo schermo tutti quei classici che hanno fatto la storia, trasposti in una storia totalmente nuova ed originale.

 

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Stranger Things è un fantasy, un thriller, un remake. Stranger Things è anche molto più di tutto questo. Da Carpenter a Scott, passando per Raimi e toccando le vere punte di diamente di Spielberg, con una spruzzata di Cronenberg, Stranger Things coniuga i massimi esponenti cinematografici in una storia perfettamente adatta alle modalità del linguaggio moderno, pur venendo contestualizzata negli anni ottanta.

Una serie tv fuori dal comune. Un vero successo mondiale che è diventato fin da subito mania per il merchandising. Sembra essere tornati indietro nel tempo e scoprire per la prima volta la serialità televisiva. In attesa dell’arrivo della seconda stagione, non possiamo fare a meno di omaggiare questa incredibile serie con un bel rewatch su Netflix!