Il fenomeno del fumetto italiano degli ultimi anni ha un… nickname: Zerocalcare. Non un caso che il suo nome d’arte sia nato ai tempi dei forum, quando, per dirla con lo stesso artista, “si litigava in luoghi del web dove DOVEVI avere un nick”
L’uomo dietro il nick all’anagrafe fa Michele Rech, è nato negli anni ’80 e da quell’immaginario trae ispirazione e nutre i suoi fumetti. Vive nel quartiere di Rebibbia che gli serve altrettanto da ispirazione.
Un successo fulminante lo ha portato a pubblicare con importanti case editrici, collaborare con decine di realtà multimediali e, quest’anno, firmare nientemeno che il manifesto di Lucca Comics & Games 2016. Quello che celebra idealmente i 50 anni di vita dell’evento.
Un onore spesso riservato a maestri con il doppio degli anni di Michele!
I suoi fumetti, prima sbarcati sul web, poi autoprodotti, poi divenuti oggetto di culto con graphic novel sempre più elaborati, hanno – per dirla in modo un po’ giornalistico e banale – “dato voce a una generazione“, quella che vede in Kenshiro un modello di integrità morale e nei Cavalieri dello Zodiaco di abnegazione verso un ideale.
Per non parlare di Creamy, Magica Emi, Hello Spank, le guerriere sailor e le fettine panate di Kiss Me Licia… Zerocalcare frulla tutto e lo serve in salsa “underground”, con tratto nervoso e cartoonesco, inserendo anche un po’ delle altre sue passioni: plumcake, le serie TV, i videogiochi ed i fumetti.
Un amore per il fumetto nato sui banchi di scuola, esploso con la cronaca del G8 disegnato per una fanzine, divenuto un “mestiere” (tra poster, locandine di locali, volantini) e poi una vera e propria professione – con una missione: sdoganare il pop e trasformare anche in Italia la percezione del fumetto da parte del pubblico generalista.
Certo, non è un lavoro che ha fatto solo lui (un altro a caso è uno dei suoi miti, Gianni “Gipi” Pacinotti). Ma i dati di vendita delle librerie e le file kilometriche ai suoi firmacopia parlano chiaro.
Nessuno può dire “fumetto”, che poi nel caso di Zero è sia d’autore che “de pancia”, e prendere la cosa alla leggera.
Zerocalcare in mostra
La mostra si trova nella Sala degli Staffieri di Palazzo Ducale e ospita le tavole originali di alcune fra le più memorabili storie tratte dal blog e dai graphic novel “La profezia dell’armadillo”, “Un polpo alla gola”, “Dimentica il mio nome” e del recente “non-reportage” “Kobane Calling”, con uno spazio dedicato al graphic journalism.
Una fermata della metro ci accoglie all’ingresso, dove entriamo… a Rebibbia, e seguiamo l’iter di questo giovanotto.
Dall’underground è salito agli onori della cronaca, della critica e soprattutto del pubblico.
I numeri che una curiosa infografica dell’autore stesso snocciola sono impressionanti e in continua crescita.
Chissà quante saranno le dediche che solo quest’anno andranno ad ingrossare il carniere di Calcare.
Interessante anche la selezione dedicata ai suoi primi lavori underground, e lo spazio centrale che funge da “salotto” pop-punk dove sono ospitati sia questi lavori sia le interviste che Michele ha realizzato nel corso del tempo.
Curiosi i commenti che sono stati inviati dagli utenti del web e quelli che si possono lasciare attraverso “Il Libro degli Accolli” che riprende il modo di dire trasformato da Zero in opera d’arte (nella sua raccolta di opere del blog).
Gallery Completa
Data: dal 15 ottobre all’1 novembre 2016Orari: dal 16 al 27 ottobre ore 10.00 – 13.00 e 15.00 – 19.00
dal 28 ottobre all’1 novembre ore 9.00 – 19.00
Ingresso gratuito