Fumettista, animatore, sceneggiatore, regista e produttore Hayao Miyazaki grazie ai suoi film pieni di magia, sentimento e messaggi universali è colui che più di ogni altro artista giapponese ha contribuito alla diffusione degli anime nel mondo.
Con anime, neologismo giapponese che deriva dall’abbreviazione di animēshon (traslitterazione dell’inglese animation), in Giappone sin dalla fine degli anni ’70 si è indicato l’animazione e i cartoni animati, fino ad allora chiamati dōga eiga (film animato) o manga eiga (film di fumetti).
In Occidente il termine viene usato per indicare le opere di animazione prodotte nel Paese del Sol Levante, che costituiscono parte rilevante della produzione cinematografica giapponese, nonché la più importante del continente asiatico.
Nel corso degli anni il regista che più di altri ha contribuito alla diffusione degli anime anche in Occidente, facendo sì che non venissero considerati come prodotti di serie b destinati solo ai bambini, ma veri e propri film, è stato Hayao Miyazaki.
Hayao Miyazaki è il regista che più di ogni altro ha contribuito alla diffusione degli anime in Occidente grazie a film dal forte impatto visivo ed emotivo
Il fumettista, animatore, sceneggiatore, regista e produttore nipponico, sin dai suoi primi lavori ha portato sul piccolo e grande schermo opere dal forte impatto visivo ed emotivo che hanno conquistato un pubblico di tutte le età, soprattutto grazie a storie realistiche nelle quali è possibile riconoscersi.
E proprio questo loro essere ancorati alla realtà fa sì che gli anime – che in Occidente (e in particolare in Italia) iniziano ad essere trasmessi nei primi anni ’80 in seguito alla nascita della televisione commerciale – a differenza dei cartoni firmati dalla Disney, non siano destinati solo ai bambini, ma a diversi target di pubblico, poiché considerati una via alternativa al cinema tradizionale nella descrizione e nella critica della società del Giappone.
Società giapponese che è solo uno degli argomenti che è possibile riscontrare nella poetica del Maestro. Infatti sin dal suo esordio come regista di lungometraggi nel 1979 con Lupin III e il Castello di Cagliostro (di cui aveva diretto le prime due serie per la tv nel 1971 e nel 1980), gli anime diretti nel corso della sua lunga carriera presentano caratteristiche riconoscibili che saranno il suo marchio di fabbrica.
Ciò che risulta subito evidente guardando i film del regista Premio Oscar per La Città Incantata, oltre alla trama molto lineare e semplice, è la critica avanzata alla società giapponese, società che porta all’alienazione dell’individuo e al più totale egoismo, anche da parte dei genitori che a causa dei ritmi lavorativi sono costretti a stare a lungo lontani dalla famiglia. Assenza che oltre a essere una caratteristica tipica dell’animazione giapponese, fa sì che i protagonisti abbiano la possibilità di affrontare le difficoltà che incontreranno con le loro sole forze, garantendo loro una crescita emotiva spesso grazie all’aiuto di un mentore incontrato lungo il cammino.
Film che anche se ambientati in epoche o futuri lontani, presentano in ogni caso elementi riconducibili alla realtà quotidiana, poiché inseriti in un contesto realistico, come ad esempio i tempi shintoisti, la vita in città o nelle campagne, e che sono caratterizzati dalla presenza di personaggi a tutto tondo aventi una certa complessità emotiva. I protagonisti dei film di Hayao Miyazaki non posseggono tutte le risposte, ma al contrario, come una persona comune, sono pieni di dubbi, incertezze e domande cui riusciranno a dare una risposta nel corso del film, che coincide con il loro percorso di crescita.
I protagonisti di Miyazaki sono pieni di dubbi, incertezze e domande
Interessante è come nei suoi anime, ad eccezione di Cagliostro in Lupin III e il Castello di Cagliostro e di Muska in Laputa – Castello del cielo, non esistono veri e propri villain, ma solo dei falsi avversari che ben presto diventeranno alleati non appena capiranno che la loro missione è diversa da quella dei protagonisti (esempio lampante sono i Dola Boys di Laputa).
Cagliostro e Muska, gli unici due veri antagonisti dei film miyazakiani, sono personaggi dall’amoralità irremovibile, la cui malvagità è dovuta all’egoismo e al poco rispetto per i sogni, le opinioni e le necessità altrui.
Negli 11 film diretti da Hayao Miyazaki gran parte dei protagonisti, ad eccezione di Lupin III e il Castello di Cagliostro, Porco Rosso, Principessa Mononoke e l’ultimo Si alza il Vento, sono personaggi femminili.
Tale scelta non è specificatamente stilistica e di caratterizzazione, ma culturale. Infatti la maggior parte delle storie raccontano l’infanzia filtrandola attraverso gli occhi degli adulti, mettendo in secondo piano i problemi e le esigenze delle piccole protagoniste. Inoltre come afferma il regista, parlando de La città incantata:
[…] Non c’è nessuno, nemmeno io, che si preoccupi dei problemi e delle esigenze delle ragazzine. […] è per questo che ho scelto di scrivere qualcosa che arrivasse sopratutto alle bambine. Qualcosa a cui potessero fare riferimento quando immaginano il loro futuro e i loro rapporti con la società.
Pensiero che può essere esteso al suo intero cinema, che per tale motivo è stato definito onno no jidi, l’epoca delle donne. La protagonista femminile dei suoi lavori spesso è una bambina nell’età di passaggio tra l’infanzia e l’adolescenza.
Le ragioni per cui il regista sceglie protagoniste femminili per i suoi film è perché esse permettono di liberare il personaggio dagli stereotipi dei film di avventura e dalla definizione dell’eroe maschile, consentendo così libertà d’azione sia nella creazione della storia – dando la possibilità di aggiungere elementi fantastici e soprannaturali legati direttamente al personaggio, essendo la donna accomunata alla figura della miko, sacerdotessa dello shintoismo, rappresentante del dio – sia nella creazione dei personaggi, aventi un carattere allegro e spensierato, al contrario di quelli maschili, chiusi dentro funzioni narrative specifiche, il cui ruolo nel cinema di Miyazaki è permettere alle figure femminili di non chiudersi in un mondo ideale ma di confrontarsi con realtà diverse dalla loro.
Le eroine di Miyazaki sono donne forti e risolute che non subiscono passivamente il loro destino ma agiscono in prima persona.
Il regista propone una nuova immagine femminile: le sue eroine non subiscono più il loro destino in silenzio, non sono più semplici spettatrici della vicenda, ma divengono protagoniste e responsabili delle loro scelte.
In questo modo il regista giapponese varia in modo sostanziale la rappresentazione della figura femminile negli anime, poiché prima di lui i personaggi femminili hanno sempre ricoperto il ruolo di aiutanti del protagonista (come ad esempio Miwa in Jeeg robot d’acciaio o Beautiful e Reika in Daitarn 3) o sono state il motore dell’azione, in quanto il motivo per cui il protagonista intraprende la sua avventura è la ricerca di quest’ultima, che può coincidere con la ricerca della madre, come in Belle e Sebastien.
Poche sono le eccezioni (come quella di Mila e Shiro, due cuori nella pallavolo o Occhi di Gatto) che vedono protagoniste con carattere mascolino, a differenza di quelle miyazakiane che perdono le sfumature virili del carattere mettendo in evidenza la loro femminilità, ma mantenendo una tempra forte e combattiva, che mostrano quando è necessario.
La maggior parte delle protagoniste sono bambine, per un duplice motivo. Innanzitutto poiché il bambino è la base su cui costruire, attraverso le esperienze vissute, una nuova personalità: quella dell’adulto, che sarà il risultato delle esperienze vissute e che dovrà essere ancora capace di guardare il mondo con occhi privi di pregiudizi, per poter essere così capace di cogliere gli aspetti fantastici e soprannaturali del mondo.
In secondo luogo, perché nell’infanzia non esiste contrapposizione tra realtà e fantasia, creando così un mondo in cui la magia non solo è un elemento naturale di esso, ma anche rifugio dalle paure e dalle angosce della vita.
E proprio la magia è uno dei punti cardine della poetica miyazakiana. Nei suoi film non mancano riferimenti a mondi incantati dall’atmosfera misteriosa o avvenimenti fantastici, spesso correlati con la natura, con i quali si viene a contatto in maniera graduale e a cui si giunge tramite un passaggio che funge da ponte tra la realtà e la fantasia.
La magia è spesso legata al sogno, la cui funzione è far sì che non si sappia se sia la realtà o si stia vivendo un sogno, creando una poetica del dormiveglia.
Mondi abitati da esseri più o meno magici, le cui caratteristiche fisiche o psicologiche sono l’unione di qualcosa di familiare che crea qualcosa di inaspettato (i Totoro sono l’insieme di singole caratteristiche di quattro animali: il gatto per le orecchie, il procione per i disegni sul petto e il gufo per il verso che emettono tramite l’ocarina), sono i simboli di un mondo che ormai non c’è più, incarnazioni del sacro e unione degli opposti.
La natura è strumento di identità culturale che racchiude in sé la poetica del mono no aware, ed è alla base del messaggio pacifista ed ecologista presente nei film
Creature che hanno quindi anche il compito di evidenziare come il mondo sia costruito sulle differenze, di come solo superandole sarà possibile una convivenza pacifica sia tra la natura e l’uomo che tra i propri simili.
In Nausicaa della Valle del Vento, Porco Rosso, Principessa Monoke e La città Incantata è ben visibile come l’odio e l’ingordigia causi solo danni, tanto all’uomo stesso quanto alla natura, la cui morte equivale alla morte dell’uomo. Nei film di Hayao Miyazaki è infatti ben riscontrabile un messaggio pacifista ed ecologista, il cui scopo è far capire ai bambini l’importanza e la bellezza della natura.
La natura è strumento di identità culturale, rappresentata dalla civiltà contadina con la celebrazione della vita di campagna con partecipazione e bellezza figurativa; ma sopratutto racchiude in sé la poetica del mono no aware, ovvero della malinconia prodotta dalle cose belle o piacevoli, destinate a durare poco.
Negli anime di Hayao Miyazki troviamo una concezione circolare del tempo, del suo scorrere continuo, il quale permette che non si smetta mai di imparare e di evolversi, facendo sì che i personaggi siano qui ed ora e la cui crescita non si interrompe con la fine del film, ma continua oltre i titoli di coda, nei quali è aggiunta una piccola storia che fa finire la pellicola con un tono più naturale e realistico.
Nei film del Maestro emerge inoltre la sua immensa passione per il volo: che sia a bordo di un aereo, o a cavallo di un drago o di una scopa, il volo è sempre presente nei film del regista nipponico, essendo l’unico modo materiale che l’uomo ha di trovare la tanto ricercata leggerezza, e che a volte gli permette di giungere in posti fantastici.
Grazie ad Hayao Miyazaki negli anni viene meno l’abitudine di censurare e riadattare gli anime snaturandone così la trama e il contenuto, occidentalizzando prodotti costruiti su una cultura diversa. Comportamento dovuto non solo alla distanza culturale tra Oriente e Occidente, ma anche al fatto che per la cinematografia occidentale i cartoni animati sono una produzione di serie b, perché destinati ad un pubblico di bambini.
Miyazaki piuttosto invita lo spettatore a vedere il mondo con lo sguardo limpido e privo di pregiudizi dei bambini, poiché solo così si è capaci di andare oltre l’apparenza, varcando la linea di demarcazione tra realtà e fantasia e cogliere a pieno il significato del mondo.
Questo fa sì che il mondo rappresentato negli anime di Miyazaki sia una chiave di lettura di esso, con la quale le protagoniste si confrontano sino a costruire una propria identità, che coincide con la loro maturazione e quindi con l’uscita dal mondo dell’infanzia e l’ingresso nell’età adulta.
Nei suoi lunghi anni di carriera il Maestro ha sceneggiato e diretto film che sono un bellissimo pugno nello stomaco, fruibili da tutti e capaci di suscitare profonde riflessioni nello spettatore. Emozionanti capolavori senza tempo pieni di messaggi e significati.
I film di Miyazaki sono emozionanti capolavori senza tempo pieni di messaggi e significati.