Classe 1959, due trilogie alle spalle che hanno fatto storia, una carriera da produttore di fama mondiale e un talento in continua evoluzione. Sam Raimi è l’uomo dai “mille generi”, capace di passare dall’horror al cinecomic senza mai perdere il suo tocco da grande autore.
Tutto è nato per gioco trentacinque anni fa. Un regista sconosciuto di nome Sam Raimi, un attore sconosciuto di nome Bruce Campbell e due piccoli produttori dal cognome Coen ancora lontani dal loro primo Oscar.
Evil Dead, conosciuto da noi come La Casa, nasce proprio così. Il primo di una trilogia divenuta cult, che l’anno scorso ha visto un seguito con la serie spin-off della Starz Ash vs. Evil Dead, dal 3 Ottobre pronta per sbarcare con la seconda stagione su Infinity, e un remake nel 2006, e che ha immortalato un regista che negli anni si è sempre saputo distinguere per il suo genio e inventiva.
La carriera come regista di Sam Raimi, così come l’amicizia con l’attore feticcio Bruce Campbell, nasce molti anni prima, quando Raimi e Campbell giravo filmati in super 8, all’interno dei quali recitava anche il più piccolo dei fratelli Raimi, Ted.
In un periodo in cui il mondo dei videogiochi è ancora una novità e internet è molto lontano dalla quotidianità delle persone, non erano pochi i ragazzi che giravano per divertimento cortometraggi e filmati per passare il tempo. Questo non solo fece avvicinare Raimi a Campbell, ma anche al futuro amico e produttore Rob Tapert.
L’origine di tutto nasce proprio con un cortometraggio. Siamo nel 1978, tre anni prima che Evil Dead possa arrivare sul grande schermo. Within the Woods è la vera origine di tutto.
Il corto è girato in 8 mm e non è altro che una piccola iniziale premessa per il lungometraggio Evil Dead. Within the Woods è, infatti, la chiave per il giovane Raimi di farsi conoscere e ottenere i finanziamenti per poter girare il lungometraggio.
Sebbene lo stile molto grezzo, e ovviamente la qualità bassa della pellicola per questioni di budget pressoché inesistente, Within the Woods cela quella che sarà nel futuro la regia di Sam Raimi ma, soprattutto, l’inventiva del regista e la potenzialità del prodotto.
Ed è così che nasce la casa di produzione di Raimi, Campbell e Tapert, la Renaissance Pictures che vede come sua reale opera prima, grazie al discreto successo registrato da Within the Woods, Evil Dead.
Evil Dead e l’esordio al cinema
Evil Dead è un concentrato delle molte passioni di Sam Raimi, dal cinema (ovviamente) al sotto-genere slapstick – che troverà molta più espressione nei seguenti capitoli della saga – passando per l’horror.
Raimi, infatti, non punta alla realizzazione di una semplice pellicola horror che – diciamolo pure – non apporta nulla di nuovo alla cinematografia di genere di quel periodo che vanta pellicole e mostri come Venerdì 13 e Non Aprite quella Porta, ma vuole stupire lo spettatore con un film diverso dal solito.
Del resto, con poco meno di 400.000 dollari di budget, o hai davvero un genio innato o stai solo sprecando il tempo. E, infatti, la visione di Evil Dead lascia perplessi moltissimi.
Un horror splatter, molto posticcio, che non fa paura ma fa ridere . Che senso ha? Nessuno, ma funziona!
Nonostante qualche intoppo produttivo strada facendo, Evil Dead divenne un enorme successo, grazie anche a una positiva recensione, durante il Festival di Cannes, di un certo Stephen King che spronava tutti a vedere il film di Sam Raimi.
Questo successo permise a Raimi di avere, finalmente, un vero budget con una vera produzione per girare il seguito di Evil Dead, Evil Dead II. Prima che però questo possa accadere, cioè nel 1987, Sam Raimi si mette a confronto con una vera e propria commedia.
Accompagnato sempre dal fedele Bruce, Sam Raimi gira I due criminali più pazzi del mondo, questa volta seguendo un copione scritto dai (non ancora) famigerati fratelli Joel e Ethan Coen.
La pellicola verte su uno scambio di persona. Il condannato a morte Vic Ajax, accusato di aver ucciso i suoi ex-datori di lavoro, afferma di essere innocente, vittima di un complotto, e racconta come è andata in realtà. I colpevoli sono Arthur Coodish e Crush Faron, titolari di una ditta di derattizzazione che, all’occorenza, non si fa scrupoli di eliminare anche persone.
Arthur e Crush, a loro volta, erano stati incaricati proprio da uno dei datori di lavoro di Vic di far fuori il socio, ma si sà, un morto tira l’altro e i due delinquenti si lasciano dietro più cadaveri del dovuto.
Humor nero e situazioni no sense, il racconto si muove sui toni del paradosso, accompagnato da alcuni elementi tipici della regia di Raimi come piani sequenza o inquadrature che seguono molto velocemente il personaggio in movimento e montaggi molto veloci.
La pellicola non riscuote molto successo tra la critica, addirittura ritenuta fin troppo seria in alcune situazione per il registro a cui aspira, ma Sam Raimi riesce comunque a confezionare un prodotto particolare, dove sicuramente l’estro del regista non viene assolutamente frenato. Una “prima prova” su strada per i Coen come soli sceneggiatori, sebbene nettamente inferiore rispetto al più riuscito Simple Blood (1984) di cui curarono anche la regia.
1987: l’arrivo di Evil Dead II e Army of Darkness
Sam Raimi diventa maestro della “commedia horror”. Torna nuovamente Ash in una disavventura similare a quella del primo Evil Dead, e che molti hanno interpretato come remake della pellicola dell’81 e non sequel.
La cura dell’immagine e della realizzazione scenica, grazie anche al budget nettamente superiore al primo film, è superiore. Molto meno posticcia e molto più definita, ma senza rinunciare al marcato effetto finzione.
Il lavoro su Ash, però, si intensifica. Sempre interpretato da Bruce Campbell, il personaggio viene notevolmente più disegnato rispetto al primo. Un specie di finalboy immortale, un eroe grottesco e molto ambiguo, trovatosi in quel ruolo a prescindere dal suo volere.
Dal gore del primo film, Raimi passa al trash, quello buono, che si trasformerà successivamente con L’Armata delle Tenebre, terzo e ultimo capitolo della saga, in puro slapstick. Il vero capolavoro, dalla storia alla regia, della saga horror di Raimi.
Se Evil Dead aveva solo quattrocento mila dollari su cui fare affidamento ed Evil Dead II era arrivato a 3.5 milioni di dollari, Army of Darkness vanta di 11 milioni di dollari.
Darkman e l’inizio dei supereroi
Esattamente come I due criminali più pazzi del mondo furono a cavallo dei primi due Evil Dead, così Darkman si pone tra il secondo e il terzo film della saga.
Darkman è la coronazione di un sogno per Raimi: realizzare un supereroe. Da sempre appassionato di fumetti, Sam Raimi tenta di adattare il fumetto The Shadow come suo primo film per la grande Hollywood.
Interpretato da Liam Neeson, Darkman è la storia dello scienziato Peyton Westlake, creatore di una pelle speciale per coprire le ustioni. La pelle, però, se esposta alla luce, ha una durata massima di 99 minuti prima di liquefarsi.
Ma prima che Peyton possa realmente rallegrarsi di questa scoperta, viene brutalmente aggredito e sfigurato da una banda di criminali. Ricoverato in un istituto medico, in seguito a un intervento del tratto spinotalamico, Peyton sviluppa uno strano effetto collaterale che gli procura una crescita della forza con l’aumento di adrenalina.
Sarà proprio con questa forza e l’uso della pelle sintetica che Peyton diventerà Darkman e il suo unico obiettivo sarà la vendetta.
Darkman è una pellicola fumettosa e dalle tinte oscure, ponendosi perfettamente a cavallo tra la precedente saga di Evil Dead e la futura di Spider-Man.
Sulle onde del Batman di Tim Burton, quando ancora il cinecomic non era conosciuto con questo nome, Raimi cerca di portare al cinema la sua interpretazione sul grande schermo, mescolando le atmosfere dell’horror con le suggestive scenografie più fantascientifiche.
Pathos e suspense regnano sovrani nella pellicola di Raimi, che gioca moltissimo con le ombre e le suggestioni del personaggio, trasmettendolo direttamente al pubblico. Vengono introdotti, per la prima volta, i temi caratteristici all’interno dei film tratti da fumetti come la continua lotta interiore, il dualismo uomo – bestia e il rapporto con il sesso opposto.
Darkman è un film dove Raimi si diverte, si reiventa e dimostra di essere un regista ricco di sorprese, sempre pronto a esagerare, mescolare e creare elementi scenici e tecnici nuovi.
Un film moderatamente apprezzato dalla critica e ben accolto dal pubblico, diventando un piccolo cult dell’epoca, vedendo la luce di ben due sequel televisivi che, però, non vennero curati da Raimi.
Spiderman, Spiderman, does whatever a spider can
Dodici anni più tardi e cinque film dopo, tra cui le prime nomination agli Oscars, Globes e Critics’ Choice con Soldi Sporchi, Sam Raimi arriva al ragno più amato del mondo, Spider-Man.
Preceduto solo da X-Men due anni prima, Spider-Man è l’inizio delle saghe dei grandi supereroi. Basato sul fumetto creato da Stan Lee e Steve Dikto per la Marvel Comics, Spider-Man apre la strada al cinefumetto che conosciamo oggi.
Grande budget, grande cast, grande incasso. Sam Raimi dirige i giovani Tobey Maguire, Kirsten Dust e James Franco, assieme a Willem Dafoe, in un film che arrivò a incassare oltre ottocento milioni di dollari in tutto il mondo, posizionandosi terzo subito dopo Harry Potter e la camera dei segreti e Il Signore degli Anelli – Le due Torri.
In lizza per la regia del film c’erano nomi come Chris Columbus, David Fincher e Tim Burton, ma alla fine la Sony scelse proprio Raimi confermandolo, dopo il successo della prima pellicola, anche per gli altri due sequel.
Inizialmente si fece affidamento su una sceneggiatura scritta da James Cameron, successivamente, per via della troppa lontananza del fumetto, la sceneggiatura passò nella mani di David Koepp che lavorò a stretto contatto con Raimi.
Sam Raimi mantenne alcuni degli elementi introdotti da Cameron, come per esempio la famosa ragnatela organica, ma fece numerosi cambiamenti per quanto riguarda gli antagonisti della pellicola. Si passò, infatti, da l’Uomo Sabbia a Goblin, da Electro a Doctor Octopus. Doctor Octopus, però, venne adoperato solo nel secondo film, per dare molto più spazio nella pellicola d’esordio al rapporto complesso e sfaccettato tra Spider-Man e la sua nemesi per eccellenza, Goblin.
E la scelta fu, infatti, perfetta. Norman Osborn/Goblin venne scritto magistralmente e Dafoe fu perfetto per il ruolo che, sebbene inizialmente lasciò scettici sulla carta i fan, convinse fin dal primo sguardo sullo schermo. Basta semplicemente pensare alla scena del meraviglioso monologo dell’attore di fronte allo specchio e dei cambiamenti del volto.
https://www.youtube.com/watch?v=xLozo3bHBgA
L’approfondimento Norman è stato essenziale anche per lo sviluppo della linea di trama del rapporto con il figlio Harry, interpretato da James Franco. Un rapporto in continuo bilico tra amore e odio e che permetterà al personaggio di Harry di acquistare il suo valore fondamentale per i successivi film, soprattutto per quanto riguarda il proseguimento dell’entità di Goblin anche dopo la morte di Norman.
Incredibile fu il lavoro sugli effetti speciali e sul sonoro che, infatti, vennero candidati agli Oscars. E furono proprio i magnifici effetti speciali di John Dykstra (Star Wars IV, Star Trek: The Motion Picture) a far vincere l’unico Oscar alla saga, ma ciò avvenne nel 2005 con Spider-man 2.
Sebbene il secondo film mantenne una linea piuttosto fedele al primo, incassando poco meno, fu il terzo quello che divise maggiormente la critica. Sam Raimi si discolpò dalle numerose accuse affermando di aver sacrificato la fedeltà del fumetto per mantenere una coerenza con i film precedenti.
Capisco i malumori. Io non ho il diritto di cambiare il fumetto, ma allo stesso tempo ce l’ho in quanto regista: ogni volta che qualcuno realizza un film a partire da un fumetto, è necessario ‘uccidere’ il fumetto stesso.
Eppure Spider-Man 3 fu il capitolo della saga a incassare di più, arrivando oltre gli 890 milioni di dollari. Ma, a differenza delle pellicole precedenti, il film non ricevette alcuna candidatura.
Il Grande e Potenze Oz e gli anni 2000
Gli anni duemila rappresentano per il regista, per lo più impegnato unicamente dal fronte della regia con Spider-Man, il periodo della grande produzione di iconiche pellicole del cinema horror.
Dalla saga di The Grudge di Takashi Shimizu ai 30 Giorni di Buio di David Slade, passando per i Boogeyman e arrivando allo stesso remake di Evil Dead di Fede Alvarez, Raimi si concentra particolarmente come produttore, carriera interpretata già dai primi novanta nel settore televisivo con serie come Hercules, Xena, Young Hercules e il più recente Spartacus.
Nel 2009 Raimi torna alla regia con l’horror Drag Me To Hell, dove pur non rinunciando alle sue acrobazie nel genere, mantiene un tono molto più serioso, trasportando lo spettatore nella spirale senza apparente via d’uscita della protagonista.
Ovviamente la sensazione di farsa grottesca con Raimi è sempre dietro l’angolo e se non si è abituati al suo horror fuori dal comune, Drag Me to Hell potrebbe assumere i toni di un colossale errore (ma per la sottoscritta così non è).
Lascia più perplessi, invece, l’ultima pellicola girata dal regista: Il grande e potente Oz. Abbiamo più volte ripetuto di come Sam Raimi, in ogni occasione, sia sempre capace di stupire scivolando in generi diversi tra di loro e spiccando sempre per il suo estro creativo mai piatto.
Prodotto da Walt Disney, e con troppi elementi grafici che ricordavano il disastroso Alice in Wonderland di Tim Burton, Il Grande e potente Oz sa farsi volere bene a modo suo.
Nonostante una grafica eccessiva, scene e toni volti al politicamente corretto della Disney, Sam Raimi sa fare la differenza, ispirandosi e rendendosi fedele al capolavoro del 1939 di Victor Fleming.
Il film gioca, comunque, su un grande artificio dell’immagine, eppure non riesce ad arrivare al coinvolgimento emotivo di Fleming. Quello che resta alla fine sembra un involucro piuttosto privo di anima. Un contenitore perfetto ma privo di un reale contenuto. Un lavoro che, per quanto sia nel corde tecniche di Raimi, è assente di quell’amore che questo regista, fin dai primi tempi, ha sempre messo in ogni sua pellicola.
Il grande e potente Oz risulta l’ultimo film girato, fino a questo momento, da Raimi, che però si immortala in un meraviglioso pilot per la prima stagione dello spin-off Starz di Evil Dead, Ash vs. Evil Dead.
Il regista ha seguito il progetto, ideato da lui stesso, dall’inizio alla fine, insieme al fratello Ivan, producendolo anche in questa seconda stagione che arriverà su Infinity in contemporanea con l’uscita americana.
Ash vs. Evil Dead è un vero omaggio all’amata saga, con una particolare strizzata di occhio ad Army of Darkness, che ha reso quello che è adesso il regista. Una serie che fa rivivere il mito, ridandoci nuovamente l’accoppiata Ash e Necronomicon!
Che questa seria possa essere un’ispirazione per Sam Raimi per tornare al suo cinema più old school anche sul grande schermo?