Andrew Dominik porta nella sezione Fuori Concorso della Mostra del Cinema di Venezia One More Time with Feeling, un documentario sensibilissimo, che affonda le mani nell’intimità più recondita di uno degli artisti più poliedrici del nostro secolo, Nick Cave.
È il 14 luglio 2015 quando Arthur Cave, figlio quindicenne del musicista, compositore, scrittore, sceneggiatore e attore Nick Cave, si suicida lanciandosi da una scogliera.
C’è ancora un fitto mistero su questa tragica morte, conseguenza di un gelido velo di sofferenza sull’unita famiglia Cave, composta dalla moglie Susie Bick e dal figlio Earl. Sono molte le cause di questa terrificante tragedia: la droga, le angosce di un’adolescenza non vissuta abbastanza, una depressione nascosta.
Andrew Dominik si insinua con la sua macchina da presa dentro la vita dell’artista, tracciando con One More Time with Feeling un percorso alla ricerca della serenità, scavando nel dolore più estremo e nella poetica di un uomo che deve combattere ogni giorno con il fantasma di un figlio morto.
One More Time with Feeling si districa tra lunghi spazi bianchi, dove il minimalismo delle pareti appare come segno indiscusso di un vuoto incolmabile.
Il racconto si sviluppa nel continuo bianco e nero delle immagini, rese penetranti dall’utilizzo del 3D che ci conduce, a passo felino, tra gli ambienti di Nick Cave, spostandosi dalle stanze della casa alle strade, passando per lo studio londinese dove sono immortalati i momenti di incisione del nuovo album Skeleton Three, in uscita il prossimo 9 settembre.
Tra le parole sottili, innaturalmente ferme, Dominik immortala molti dei pezzi inediti del nuovo album, dove le parole di Cave vengono fedelmente seguite dai suoi Bad Seeds, e le melodie assumono un sapore magico che sospende lo spettatore in un racconto malinconico che vorrebbe sapere di un solo e semplice incubo.
When Nick approached me about making a film around the recording and performing of the new Bad Seeds album, I’d been seeing quite a lot of him as we rallied around him and his family at the time of his son’s death. My immediate response was “Why do you want to do this?” Nick told me that he had some things he needed to say, but he didn’t know who to say them to.
Tutto è racchiuso in una bolla di estrema sacralità, rispettosa e quasi riservata. Di tanto in tanto trapela il palese disagio di Cave e soprattutto della moglie Susie nei confronti della telecamera, che cerca comunque di essere quanto più discreta possibile. Eppure, tutto questo sparisce quando il silenzio diventa melodia e le parole si tramutano in strofe.
Un Nick Cave ancora più tormentato, tenebroso, che si adagia tra le note come se fosse sospeso nella stanza. Il suo dolore da padre è carico di rispetto, estremamente sensibile e delicato, e proprio per questo tagliente e feroce.
Il suo stile lirico e musicale è diventato ormai inconfondibile, immortalandolo come una delle figure più influenti e carismatiche della musica contemporanea.
Dal post-punk al cantautorato, Nick Cave si è contraddistinto negli anni per la sua rielaborazione di generi, perlopiù blues, gospel e country, in chiave cupa, passando dal new wave al gothic rock.
Le sue parole hanno sempre una fortissima carica spirituale, in bilico tra fede e apocalisse. Alcune tra le tematiche più affrontate da Cave sono state, infatti, la redenzione dell’uomo, l’angoscia esistenziale e l’amore perduto.
Skeleton Tree è la perfetta sintesi tra queste tematiche. Album all’interno del quale è concentrata l’intera sofferenza di Cave. Melodie molto delicate, capaci di scivolare fin dentro l’anima.
Assaggi musicali che accompagnano una narrazione che vuole mantenersi leggera, senza mai menzionare la causa di quel velo di apatia, della difficoltà nel parlare e di quegli occhi lucidi.
Impossibile sfuggire al significato di quelle parole che si snodano di scena in scena, passando da uno sguardo all’altro, da un interno a un esterno, mentre la musica si insinua nell’anima dello spettatore.
La sensazione è assolutamente soggettiva. C’è chi non può trattenere le lacrime, chi ascolta rapito con gli occhi spalancati, e chi non ha bisogno di vedere. Per un attimo chiude gli occhi e si lascia accompagnare. Ringrazia con devozione per quel pezzo di anima che Cave gli sta concedendo, lasciandolo entrare in quell’intima sofferenza che l’autore, con profondo coraggio, lascia esposta all’occhio della camera.
One More Time with Feeling nella sua estrema complessità è molte cose. Prima di tutto è discesa, quella di un padre impossibilitato a poter realmente fare qualcosa; la discesa di un marito, incapace di sostenere la fragilità di una compagna; la discesa di un uomo che non può più tornare indietro, impotente di fronte alla tragedia.
Una sofferenza estrema si, ma necessaria. One More Time with Feeling non è un elogio alla morte e nemmeno un inno alla vita. Quella di Cave, e della sua famiglia, è una rinascita.
Nulla fa davvero riferimento alla morte. Non ci sono canzoni esplicitamente dedicate alla morte di Arthur. Le uniche nozioni che abbiamo su di lui ci vengono date all’inizio, da Cave stretto. Sono brevi, quasi distratte nella loro silenziosa solennità. Non vogliono far concentrare troppo lo spettatore su questo aspetto.
Non è pietà quella che si vuole suscitare, e nemmeno compassione. Quella di Dominik e Cave insieme è pura magia, emozione, sensibilità.
Ci si commuove delicatamente di fronte a un lavoro del genere. Lavoro sperimentale nel suo essere così diverso, originale.
I took the record away and listened to it trying to work out a way into the whole thing. In the end I agreed to do it if I could shoot it in black and white and 3D. Nick’s response was, “I fucking hate 3D” or something like that. I showed him old black and white photos viewed through a stereopticon from the 50s. I told him I wanted to make a film where these sorts of photos came slowly to life. I felt that the stark black and white and the haunted drama of these 3D images perfectly addressed the disembodied sound of the record and the weird sense of paralysis that Nick seemed to exist in at the time.
One More Time with Feeling uscirà nelle sale italiane, soltanto come evento speciale, esclusivamente il 27 e il 28 Settembre. Un film da vedere e, soprattutto, da ascoltare.