No Man’s Sky è senza dubbio uno dei titoli più emblematici e discussi dell’anno. Ci abbiamo giocato e cercheremo di dirvi, in questa recensione, quello che ci ha trasmesso.

No Man’s Sky è tantissime cose, non un semplice videogioco. Sia chiaro, a volerlo vedere con occhi più o meno attenti, nessun videogioco è mai semplicemente un videogioco. La classificazione stessa del medium è ormai molto sfumata, assume connotazioni sempre più spesso artistiche, e talvolta produzioni videoludiche richiedono budget da capogiro in confronto a quel che si poteva pensare anche solo fino allo scorso decennio.

No Man’s Sky pone i riflettori, secondo chi scrive, proprio sull’evoluzione che il medium videoludico ha, piaccia o meno, compiuto negli ultimi anni. Prima di iniziare a parlare del gioco in se (laddove, vi sarà semplice capire, non c’è neanche troppo da dire) un paio di premesse appaiono più che doverose.

La nostra recensione arriva volutamente in ritardo, ci siamo presi il tempo che serviva per analizzare questo titolo che, come di sicuro già saprete, sta spaccando il web in due parti.

No Man’s Sky è attualmente disponibile sia per PC che per PlayStation 4, versione da noi testata per realizzare questa recensione. Siamo davanti a un capolavoro o a un disastro?

Tutta questione di aspettative.
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Mai come in questo caso mi era capitato di trovarmi a giocare a un titolo che avesse creato così tante aspettative diverse sulla base di così pochi fattori divulgati. Mi spiego meglio: su questo bisogna essere chiari, Hello Games non ha mai voluto spiegare realmente di cosa si trattasse No Man’s Sky, e questo, parallelamente al forte interesse mostrato fin da subito da parte di Sony, ha iniziato a creare un perfetto e già di per se autosufficiente mostro di hype.

Parallelamente a quanto sopra, il brand PlayStation ha fatto sua questa produzione indie e l’ha inglobata in quella macchina del marketing che ben conosciamo, capace di vendere ad ogni appassionato tutto ciò che luccica come fosse oro.

In un certo senso No Man’s Sky non è nemmeno considerabile un videogioco.

Ma tutte queste premesse sono finalizzate a concludere che No Man’s Sky sia un brutto gioco? Ecco cosa mi chiederei io se mi trovassi al vostro posto adesso. Spezzo ogni indugio, dunque, e vi dico che in un certo senso No Man’s Sky non è nemmeno considerabile un videogioco.

Su una affermazione di questo tipo potrebbe scatenarsi l’inferno, ma leggetela in relazione a quanto detto poco fa e ne capirete il senso. Principalmente dobbiamo considerare le diverse utenze dell’ormai più che sconfinata fauna di videogiocatori.

 

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La macchina del marketing di PlayStation si rivolge ad un’utenza che è tipicamente abituata a giocare su console e ai generi tipici delle console da decenni. Generi che forse negli anni ’80 avremmo definito come platform piuttosto che giochi di ruolo, negli anni ’90 come picchiaduro o racing game, e di lì in poi action-adventure e sparatutto in prima/terza persona.

Magari a questi generi chi legge potrebbe affiancarne o sostituirne altri secondo la propria personale esperienza, ma mai e poi mai qualcuno avrà l’ardire di affermare che strategici, gestionali e simulativi siano generi tipici delle console.

Ecco svelato l’arcano delle mancate aspettative:

per il giocatore console No Man’s Sky non è nemmeno un videogioco, non rientra nei canoni dell’utenza a cui Sony si è rivolta.
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Potrei perdermi per delle ore cercando di raccontarvi cosa sia No Man’s Sky.

Potrei perdermi per delle ore cercando di raccontarvi cosa sia No Man’s Sky dunque, molti lo hanno fatto negli ultimi tempi, ma credo sia più giusto concentrarmi su perché potrebbe interessarvi l’acquisto o il non acquisto di un titolo come No Man’s Sky. Siamo davanti ad un gioco che non ha una trama, né uno svolgimento preciso.

Non ha dialoghi, ha personaggi caratterizzati da intrecci di nessun tipo, non ha sequenze filmate, né svolgimenti lineari.

Noi come giocatori siamo chiamati a vivere un’esperienza che, stando a quanto ha più volte ribadito Sean Murray, il creatore del titolo, dovrebbe porci come esploratori dell’universo in modo verosimile.

Questo in quanto verosimilmente non sapremo mai come sia camminare su un pianeta distante anni luce da noi, per cui potrebbe tranquillamente essere simile al pianeta su cui inizieremo la nostra partita in No Man’s Sky.

Diverso per ogni giocatore, dal momento che il titolo crea in maniera procedurale la conformazione, la flora e la fauna ed ogni altro aspetta dei pianeti che esploriamo. Una meccanica, bisogna ammetterlo, molto affascinante.

L’idea di Murray è di far emozionare chiunque almeno una volta nella vita si sia emozionato alzando lo sguardo al cielo.

L’idea di Murray è di far emozionare, attraverso il suo gioco, chiunque almeno una volta nella vita si sia emozionato alzando lo sguardo al cielo e chiedendosi cosa ci sia in quello sconfinato insieme di misteri che è l’universo.

 

 

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In No Man’s Sky sarete liberi di esplorare un intero universo generato proceduralmente che comprendente 18.446.744.073.709.551.616 di pianeti, le informazioni dei quali si potranno inviare all’Atlante, una banca dati universale condivisa con gli altri giocatori.

Concretamente le attività da svolgere si possono riassumere nella raccolta dei materiali mediante i quali si potranno potenziare le attrezzature del personaggio o delle astronavi. La vera domanda che ci si pone però è a quale scopo fare tutto ciò, la risposta purtroppo non è semplice.

Alcuni direbbero che non c’è scopo, altri che lo scopo è meramente contemplativo, altri ancora che No Man’s Sky vada visto come una sorta di nuovo Minecraft dal tratto artistico più maturo.

Fondamentalmente chiunque potrà dirvi soggettivamente qualcosa di diverso.

L’opinione di chi scrive (che conta come quella di chiunque altro) è che No Man’s Sky sia un bellissimo contenitore, ma che al momento sia ancora vuoto. Artisticamente questo gioco ha molto da dire, sia per il comparto visivo che per quello sonoro. Chiaramente strizza l’occhio alle generazioni che vuole attrarre, con uno stile grafico moderno e minimal, con astronavi che richiamano il design di Star Wars e i dinosauri che rievocano Jurassic Park.

Oggettivamente però risulta davvero difficile giudicare No Man’s Sky, il giudizio va rimesso alla sensibilità di ciascuno nel rapportarsi con i videogiochi come intrattenimento.

 

 

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No Man’s Sky è un gioco indipendente venduto però a prezzo pieno come una produzione tripla A, questo è un fattore che bisogna considerare.

Non ritengo che produzione indie sia sinonimo di prezzo di vendita ridotto, ma se si offre un’esperienza che (tralasciando tutte le polemiche scatenatesi su Reddit circa i cambiamenti al prodotto finale rispetto alle versioni precedentemente mostrate) presenta enormi carenze che dovranno essere implementate in futuro, forse un prezzo ridotto sarebbe stata una scelta più saggia e grazie alla quale avrei consigliato l’acquisto a molti più giocatori.

Se dal videogioco cercate divertimento, immediatezza, sfida, una bella storia o una narrazione di stampo cinematografico, dinamiche immersive e variegate, No Man’s Sky non fa per voi.

Viceversa, se tutti gli aspetti di cui sopra possono risultare marginali in confronto all’idea di esplorare un’universo sconosciuto, colorato, artisticamente di altissimo livello, consapevoli che per i tre quarti del tempo però non ci sarà nulla da fare, No Man’s Sky potrà piacervi.