Dite quello che vi pare, ma pochissime opere al mondo (e nell’universo conosciuto) hanno una vita rocambolesca come quella di Star Trek. Cinquant’anni di onorata carriera, una serie tv di culto pop/mainstream seguita da altre via via sempre più complesse e autoreferenziali, film visionari alternati ad altri più svagati, un fandom tanto fedele quanto intransigente, frustrato e pronto a rinnegare il presente (e il futuro).
Chi scrive sa che parlare del nuovo film cinematografico della “nuova era”, Star Trek Beyond, non sarà semplice. Le attese sono alte, le perplessità palpabili, la speranza di vedere un buon film dal sapore trekkie in bilico con il timore di una (comunque godibile) sequenza di stunt spettacolari.
Dopo mesi di riserbo, segreti e mezze anticipazioni, facciamo il punto
Ho raccolto quello che sappiamo, a partire dal trailer più recente che smorza quello “Fast & Furious” diffuso agli esordi e riesce a costruire un’atmosfera molto, molto interessante, anche se sempre molto adrenalinica.
Personalmente adoro la Serie Classica, apprezzo Next Generation e mi trovo meno a mio agio con Voyager e Deep Space Nine, ho moderatamente apprezzato Enterprise pur riconoscendone i limiti… e dei film cinematografici del “vecchio corso” prendo in seria considerazione solo ST: The Movie, L’Ira di Khan e Generazioni.
Puff, che fatica fare ‘ste premesse!
Questo per dire che, pur arrivando da una formazione trekkie abbastanza classica, quando nel 2009 uscì il primo capitolo diretto da Re Mida del nerdom J. J. Abrams non gridai allo scandalo o alla scomunica.
I cambiamenti e le novità mi rendono curioso, e in fondo quella versione più energica e giovanile di Star Trek non mi dispiacque affatto.
Certo, il nuovo Star Trek (specialmente in Italia) andò bene senza esagerare al botteghino e divise aspramente la critica.
Chi vedeva un buon film, memore del passato e proiettato verso il futuro, adatto ai tempi odierni, e chi una stanca riproposizione di “generica fanta-action” che snaturava lo spirito originale.
Senza parlare del fanbase storico, quello negli “-anta”, che ha visto nell’operazione firmata Abrams una (cito testualmente un amico) “bimbomikiata-paraculata” senza precedenti.
Tutto giusto, ma perché fermarsi a un impossibile confronto con qualcosa nato ed esistito decenni e varie generazioni prima?
Tant’è. Nel 2013 è arrivato nelle sale il sequel, meno convincente, Star Trek: Into Darkness.
Un film che, cercano di fare l’occhiolino al leggendario L’Ira di Khan, ha comunque incassato nel mondo più del predecessore, vincendo la sfida e schierando il lanciatissimo Benedict Cumberbatch, già Sherlock e prossimo Doctor Strange, nei panni dell’antagonista.
Veniamo dunque al nostro Star Trek Beyond, che esce nell’anno del cinquantesimo anniversario della Saga e deve quindi celebrare degnamente il mito dell’Enterprise, della sua missione quinquennale e dello spirito di scoperta, avventura e “umanesimo” che da sempre ha caratterizzato la creatura di Gene Roddenberry.
Star Trek Beyond: Oltre la Regia
Fin da subito era chiaro che il terzo Star Trek sarebbe stato orfano della diabolica mente che ha traghettato al cinema il nuovo universo narrativo: J. J. Abrams, diciamolo, ha trattato il buon vecchio capitano Kirk come una fidanzata temporanea, in attesa di arrivare al signore dei sith Darth Vader (ma poi si è beccato Kylo Ren, gné gné).
Teletrasportato sul pianeta Disney, JJ ha lasciato la patata bollente dello scrivere e dirigere il film al compare Roberto Orci, già penna e produttore delle due pellicole precedenti.
Scelta di continuità e azzeccata, no? No.
Lo script iniziale non è piaciuto per niente alla Paramount. Pare fosse, uhm, troppo trekkie. Oltre a ripetere il concetto del viaggio nel tempo, richiedeva troppa conoscenza del franchise.
Cosa che la major, come ben si evince dal trailer, voleva evitare: chiunque deve poter iniziare ad amare Star Trek da questo film celebrativo. Ogni pellicola deve essere connessa ma “indipendente”: pretesa non da poco.
Dunque, nel cestino per direttissima la sceneggiatura di Orci (firmata anche da Patrick McKay e JD Payne) e si va a sostituire in corsa il povero Roberto sia alla scrittura che alla regia. BOOM!
Così il film che arriva nelle sale ha la storia scritta nientemeno che da Simon “Scotty” Pegg, uno degli autori/attori più nerd in circolazione, non a caso salito a bordo dell’Enterprise in tempi non sospetti.
E sullo scranno del comandante, la macchina da presa è nelle mani di Justin Lin, uno che in tutti i trailer viene strombazzato come “il regista di Fast & Furious”!!!1!1!1!
Il che è vero, perché ne ha diretti quattro (da Tokyo Drift a Fast & Furious 6), sempre con solido mestiere. Niente da dire sulla sua professionalità.
Resta da vedere quanto metterà di suo nel dinamismo del film, che appare molto dinamico, e in quanto scritto da Pegg che sembra essere il cuore pulsante dell’operazione.
Star Trek Beyond: Dove nessuno spoiler è mai giunto prima
Facile dire quello che si sa su Star Trek Beyond: poco.
Quello che è trapelato rivela solo la volontà di essere fedeli allo spirito della Serie Classica, non rinunciando a tutto quello che rende “al passo con i tempi” un film di fantascienza, soprattutto mazzate & sentimenti, che servono a portare in sala pubblico di tutte le età e tutti i gusti.
A velocità warp:
3 (of 5) is the Magic Number
La Missione Quinquennale sarà al centro della trama: maggiore focus quindi su quello che è l’obiettivo principale dell’Enterprise e del suo equipaggio.
Dopo circa tre anni di viaggi ed esplorazioni, i rapporti e le relazioni tra i personaggi si sono evoluti e anche le loro personalità sono maturate.
Se, insomma, avevamo conosciuto dei personaggi ancora giovani e impulsivi, messi poi a dura prova dagli eventi del secondo film, adesso siamo di fronte ad eroi consapevoli del proprio ruolo e delle proprie potenzialità.
Certo, tutto verrà messo di nuovo in discussione, ma sarà interessante vedere come se la caveranno.
Idris Elba is my alien
Ogni blockbuster che si rispetti vive, più che del suo cast istituzionale, del suo cattivo. Se i protagonisti sono bene o male sempre quelli che conosciamo, per dare nerbo all’opera ci vuole un antagonista che si rispetti e soprattutto si faccia rispettare.
Dopo Nero (Eric Bana) e Khan (Benedict Cumberbatch), nemici solidi ma, in qualche modo, risultati al di sotto delle loro possibilità, è la volta di Krall, uno spietato alieno interpretato da un pezzo da novanta carismatico come Idris Elba.
Si pensava sarebbe stato un Klingon (la speranza di vederli per bene non muore mai) e invece gli autori hanno pensato di introdurre presumibilmente una nuova razza di alieni bellicosi, rettiloidi e con scarso senso dell’umorismo.
Ci vediamo a Yorktown
Quello che si evince dai trailer è che una parte importante dell’azione si concentrerà nella base stellare Yorktown, prima (e forse anche dopo) dell’attacco a suon di navette sferrato da Krall.
Questo avamposto della Federazione si trova quasi ai limiti estremi della frontiera spaziale, ed è, nelle intenzioni degli autori, un luogo di incontro e di scambio culturale tra le varie razze aliene, un hub diplomatico dove convivere.
Interessante, anche perché finora di questo tratto distintivo di Star Trek abbiamo visto poco sul grande schermo. Conoscenza, comprensione e cooperazione, valori alla base della Federazione, sono sempre stati il piatto forte della filosofia e della narrativa trekkie. Confidiamo!
Meno Kirk-Spock bromance
L’amore non è bello se non è litigarello, e finora James T. Kirk e Spock hanno tenuto fede al modo di dire, forse fin troppo. Tanto che se ci penso, a questi nuovi Kirk e Spock, ho l’immagine di due tizi che si stanno cordialmente sulle balle più che due colleghi con un forte legame empatico.
E se questo è stato forse l’aspetto che ha smorzato l’effetto-KHAAAAAAAAAN!, forse è giunta l’ora di ricostruire quella che è la “sacra trinità” composta dai due + il buon vecchio dottor Leonard “Bones” McCoy.
Un passetto alla volta. A quanto pare infatti, stavolta i due bro storici si ritroveranno divisi per gran parte dello screen-time, e il vulcaniano più famoso dello spazio avrà a che fare con qualcuno che saprà tenergli testa a livello scientifico, ovvero Bones.
Non fa male vedere un po’ di più il sarcastico personaggio di Karl Urban (che a me piace molto, per inciso)
Ma chi diavolo è Krall?
Sembra il nome di un adesivo per piastrelle, ma in realtà è un badass di prima categoria, come assicura il suo interprete, il roccioso Idris Elba.
Ci farà dimenticare i due nemici precedenti? Eccome, dice lui.
Ecco cosa sappiamo finora dalle parole centellinate con ironia da Elba:
È un Gorn? NO.
Appartiene ad una specie totalmente inedita? SI.
Ce l’ha a morte con la Federazione? SI.
Lo odieremo a morte? SI.
(Wow!)
Cerebrale? LOL
Per chi ancora spera che nel 2016 i film che costano più di 150 milioni di dollari siano ricchi di dialoghi culturalmente elevati, scavi psicologici e approfondite discussioni sull’assetto politico dell’Universo, arriva la dichiarazione del pratico Chris Pine-Kirk.
“Non si può pensare ad uno Star Trek cerebrale nel 2016. Se ci sono temi importanti e domande cruciali per l’esistenza devono essere inserite in un contesto in cui le astronavi sparano e i pianeti esplodono”
Touché.
“Scotty, write me up!”
Come detto in apertura, la riscrittura da zero del copione è stata affidata dalla Paramount, con una mossa quantomeno azzardata, al buon Simon Pegg.
Prima di dissentire dalla valutazione, considera che sì, Pegg è un attore brillante e ha fatto ottime cose, ma niente di queste dimensioni.
La scrittura di un blockbuster spesso ingabbia la creatività e tenere in equilibrio tutto quello che è necessario è un’impresa da maestri.
Perché dovremmo essere fiduciosi, amico mio? Semplice: Pegg, che firma a quattro mani lo script con Doug Jung (Confidence, Dark Blue), ha ammesso molto umilmente di aver studiato a fondo per mesi, notte e giorno, i siti web più importanti gestiti dai fan di Star Trek, compreso la titanica Memory Alpha, per capire come rispettare lo “spirito” dell’opera e conciliarlo con le esigenze di un film da pubblico mondiale e indifferenziato.
Oltretutto, Simon non ha mai nascosto di aver avuto problemi sul set di Into Darkness proprio perché gli sembrava che qualcosa non stesse andando nella direzione giusta.
Beh, tipo il fatto di nascondere goffamente quello che sapevano tutti, ovvero che il cattivo era Khan?
Comunque, le sue dichiarazioni in questi mesi non hanno fatto altro che rafforzare l’idea di un film scritto con molta attenzione, sapienza e intelligenza. Forse è l’aspetto che mi incuriosisce di più, e attendo in gloria la “resurrezione” artistica di Star Trek, oltre l’intrattenimento.
Vediamo il bicchiere mezzo pieno
Che poi, diciamocelo, Into Darkness era fin troppo oscuro, pieno di colori freddi, quasi opprimente.
Per carità, non chiedo certo una commedia ambientata a Hollywood, però i nuovi Star Trek hanno a volte esagerato nel mood tenebroso, creando un tono che non si adatta al carattere positivista e avventuroso della storica space-saga.
Con Star Tek Beyond, invece, la produzione ha annunciato un ritorno a un feeling più in linea con l’atmosfera leggera, benché drammatica, della Serie Classica.
Avventura al cento per cento, quindi, senza voler costruire artificiosamente dell’epica con momenti forzatamente dark.
Non mancheranno certo frangenti scioccanti e difficili – in questo senso il trailer lascia subito di stucco, con l’Enterprise sventrata e i protagonisti divisi su un pianeta ostile – ma il modo in cui saranno affrontati si annuncia diverso.
Oltre le frontiere, oltre le barriere
Veniamo a quanto avvenuto negli ultimi giorni. Mi riferisco alla polemica scatenata dalla diffusione della notizia che (finalmente?) Star Trek avrà un personaggio principale apertamente gay.
A dare il via al balletto di dichiarazioni e contro-dichiarazioni, che hanno portato comunque il film in uscita su tutte le principali testate d’informazione, è stato l’attore John Cho, nuovo volto dell’ufficiale timoniere dell’Enterprise Hikaru Sulu.
Temi più umani, temi di attualità. In fondo quello che ha sempre fatto Star Trek. Quello che si annuncia essere solo un breve inciso sarà una scena in cui vedremo Sulu essere uno dei due amorevoli padri di una bambina (probabilmente Demora, citazione della storyline classica).
Un dettaglio che in fondo non dovrebbe neppure far notizia, anche se si sa, quando si va a toccare un personaggio radicato nell’immaginario collettivo e amato da uno sterminato numero di fan, la questione si fa delicata.
Parlando di fan, a mio modesto avviso la scelta degli autori è stata dettata come “ruffianeria” e omaggio nei confronti dell’originale Mr. Sulu, George Takei, attore dichiaratamente gay da anni, attivista e sposato. Con quasi 10 milioni di fan su Facebook, Takei è un opinion leader non da poco.
Nonostante la sua risposta non sia stata quella che probabilmente Pegg & co. si aspettavano…
“Sono felice che ci sia un personaggio gay, ma Sulu era etero e questo è uno stravolgimento di una creatura di Gene Roddenberry”
La missione di avere titoli per tutto l’Internet (e non solo) è compiuta.
In fondo non tutti i “vecchi” hanno preso bene il reboot del fanchise come buonanima Leonard Nimoy, e quindi l’entusiasmo di ricevere “omaggi” varia da persona a persona…
E tu cosa ne pensi?
Su Star Trek Beyond, non solo sull’orientamento sessuale del signor Sulu :-)