Bethesda e id Software firmano il grande ritorno della storica saga di DOOM su PC e console. Lo abbiamo giocato e ora nella nostra recensione vi spieghiamo perché merita di essere giocato.
Il titolo, nato originariamente dalle menti di John Romero e John Carmack, torna in grande stile su PC e console con questo reboot di id Software, supervisionato da Bethesda. Non si tratta della prima operazione in tal senso da parte di Bethesda che recentemente aveva già operato un riuscitissimo reboot con la serie Wolfenstein, e anche in questo caso è riuscita a confezionare un titolo solido legato a un grande nome del passato.
La versione da noi testata per la recensione è quella PlayStation 4, ricordiamo che il gioco è disponibile ovviamente anche per Xbox One e PC dal 13 Maggio 2016.
La natura di shooter arena resta intatta nel sangue e nel midollo osseo di DOOM.
La serie DOOM è nota ed apprezzata dal pubblico proprio in quanto una delle massime espressioni del genere dei First Person Shooter Arena, natura che contraddistingue anche questo reboot e si esplica non soltanto nella componente multiplayer del titolo.
Il nuovo DOOM infatti ha una modalità campagna in single player molto valida, che non deluderà il pubblico hardcore pur tentando di avvicinarsi ai nuovi giocatori che ancora non conoscono la serie e le sue peculiarità.
Trattandosi di un vero e proprio reboot, il titolo recupera vicende, contesto e ambientazione dal titolo originale uscito nell’ormai lontano 1993, catapultandoci ex abrupto nell’azione nuda e cruda sul pianeta Marte.
Come ci si poteva aspettare la narrazione non è al centro di questa campagna, non avremo infatti intermezzi filmati, né il piacere di sentire la voce del nostro protagonista in interazioni con altri personaggi.
Questo non vuol dire che DOOM non abbia una trama, semplicemente essa viene demandata alla lettura di documenti e file reperibili nel corso del gioco e consultabili in qualsiasi momento dall’apposita sezione del menù.
Fondamentalmente c’è da sapere che, in una distopica visione del futuro, gli esseri umani hanno costruito colonie su Marte dove estraggono e lavorano l’energia Argent. Fin qui tutto nella norma, se non fosse che l’utilizzo di questa energia crea un collegamento tra la nostra realtà e quella degli inferi.
Una scienziata, nel tentativo di collegare i due mondi, ha causato l’invasione di massa da parte delle creature demoniache del suolo marziano e sta al nostro protagonista risolvere la disperata situazione distruggendo a suon di botte, fucilate, seghe elettriche e quant’altro i temibili Revenant.
La campagna single player offre comunque un ottimo intrattenimento che può variare da una decina di ore finanche al doppio, a seconda di come si gioca il titolo.
Principalmente ci vengono date cinque modalità di gioco che aumentano gradualmente il livello di sfida (da Troppo giovane per morire, a Fatemi male, Ultra-violenza, Incubo e Ultra-incubo) ma la vera novità inaspettata sta nei fattori esplorazione e collezionabili del titolo.
Sebbene lo stile di gioco sia fondamentalmente articolato nell’andare dal punto A al punto B, passando per arene in cui massacrare una quantità sempre crescente di brutali demoni, il giocatore avrà anche la possibilità di esplorare approfonditamente le varie aree di gioco caratterizzate da un level design di altissimo livello.
Le mappe di gioco, sia di interni che in esterna sul pianeta rosso, si sviluppano sia in orizzontale che in verticale e celano una enorme quantità di segreti da scoprire e oggetti collezionabili da trovare.
Questo aspetto stimola il giocatore completista a spendere molte ore anche in single player, che in virtù di tali caratteristiche alterna le fasi da sparatutto (che compongono comunque il 90% del gioco) a vere e proprie fasi platform decisamente ben riuscite.
Il vero punto forte di DOOM resta la brutalità.
DOOM nel 2016 non ha certo vita facile come accadeva nel 1993. Il genere degli sparatutto in prima persona è ormai il più abusato e vede ogni anno l’uscita di moltissimi titoli, tra nuove IP e nuovi capitoli di serie blockbuster come Battlefield e Call of Duty. Ciò che rende però unico DOOM è il suo animo brutale e frenetico.
Dimenticatevi prima e seconda guerra mondiale, futuristiche e tattiche guerre con armi all’avanguardia ed esoscheletri.
In DOOM ogni atmosfera è permeata di esoterismo, sangue e brutalità.
Se l’attività principale del gioco si esplica tutta nell’atto di sparare ai nemici, questi saranno però spaventosi demoni e non soldati, di conseguenza la situazione richiederà metodi tutt’altro che convenzionali.
Dal lato meramente scenico, si passa quindi a sostanziali unicità nel gameplay di questo gioco: il nostro personaggio avrà vari tipi di armi, dalla pistola al fucile a pompa, dal mitra ad una sega elettrica, il cui uso varia in diverse tipologie d’attacco che cambiano a seconda di come si potenzia l’arma stessa.
Non ci sono coperture, e non viene lasciato il tempo di fermarsi a pensare, bisogna farsi strada velocemente tra le orde di nemici uccidendoli il più velocemente possibile per non essere sopraffatti. Non abbiamo neanche un tasto di ricarica delle armi, che potranno sparare finché ci saranno munizioni in canna.
Uno degli aspetti più apprezzabili è la possibilità di compiere vere esecuzioni dei nemici, chiamate attacchi brutali: quando avremo quasi sconfitto un nemico, questo sarà evidenziato da un aura blu/arancio, in quel momento sarà possibile eseguire un attacco melee che tra spezzare braccia, sfondare la cassa toracica, e strappare via teste dai demoni, metterà subito fine a quello scontro ricompensando l’azione con delle sfere di recupero punti vita.
Oltre alla modalità single player, DOOM offre ovviamente una modalità multigiocatore che ne rappresenta il cuore a lungo termine. Vale anche per questa quanto detto sopra, se siete degli amanti dell’azione frenetica e brutale, e magari dello splatter, nessun altro titolo saprà offrirvi un’esperienza multiplayer intensa come DOOM.
L’unico aspetto negativo di questa modalità è forse il fattore ripetitività che potrebbe assalirvi presto, in quanto pur riproponendo esattamente il multigiocatore così come gli amanti della serie lo conoscono e nella miglior veste grafica mai vista finora, il titolo id Software non osa, non sperimenta, non innova nulla rispetto a quanto ci si poteva aspettare.
Troviamo però un’interessante modalità chiamata SnapMap, accessibile dal menu principale, che consente al giocatore di creare le proprie mappe con un editor e di condividerle in rete. Una funzione che renderà sicuramente felici moltissimi giocatori e che potrebbe rendere verosimilmente infinita la varietà di contenuto disponibile per la modalità multiplayer.
In conclusione, questo reboot di DOOM è un lavoro decisamente ben riuscito, con il quale id Software e Bethesda regalano ai giocatori un’alternativa piena di carattere ad un mercato in cui si sentiva da tempo la mancanza di un esponente di questa serie.
Tecnicamente il gioco offre una fluidità e una reattività ai comandi incredibile sia su PC che su console grazie a dei granitici 60 fotogrammi al secondo, per i quali forse risulta un po’ sacrificato il dettaglio medio delle ambientazioni, ugualmente molto affascinanti.
La campagna single player non brilla per narrazione, ma sa coinvolgere dall’inizio alla fine e divertire, offrendo un grado di sfida estremamente scalabile e un’inedita componente esplorativa in cui si alternano alle più frequenti sparatorie, anche fasi platform con moltissimi segreti da scoprire.
Alla lunga può però risultare estremamente ripetitivo e a tratti frustrante, sia nel single player che nel multiplayer, dove non ci sono innovazioni di sorta che avrebbero potuto rappresentare un valore aggiunto per definire questo reboot un capolavoro a tutti gli effetti.
Voto: 8/10