Sognate di vivere nello spazio ma per ora non ci sono altri pianeti abitabili? Ci pensa la NASA con BEAM, la sua “casa gonfiabile”.

BEAM (Bigelow Expandable Activity Module), la prima unità abitativa temporanea nello spazio, è stata lanciata in orbita lo scorso 8 aprile. Abbiamo infatti assistito a un evento senza precedenti che ci ha messo davanti a un quesito fondamentale: “potremo mai abitare nello spazio?”

Potremo mai abitare nello spazio?

In attesa di trovare una risposta, oltre che pianeti abitabili e facilmente raggiungibili, BEAM potrebbe risultare un’alternativa da studiare con attenzione. Proprio per questo motivo la NASA collegherà al più presto BEAM alla Stazione Spaziale Internazionale, agganciandola al modulo “Tranquility”.

Non sarà un attracco facile dal momento in cui le procedure standard richiedono un lavoro della durata di circa 4 ore; una volta agganciato BEAM sarà accessibile per tutti gli abitanti della ISS soltanto dopo una settimana.

 

 

BEAM resterà inoltre in orbita per un tempo limitato, durante il quale gli astronauti vi soggiorneranno solo il tempo necessario per lavorarci.

 

La NASA collabora con le industrie del settore tecnologia, sperimentando per garantire all’umanità un futuro nello spazio.

Si tratta infatti della prima volta in cui viene effettuato un test simile e sarà necessario uno studio che permetta di recuperare dati essenziali: l’habitat avrà protezioni sufficienti contro i detriti spaziali, contro le radiazioni solari e sarà in grado di resistere alle temperature dello spazio? Queste sono solo alcune delle domande a cui gli astronauti dovranno trovare una risposta.

 

Inside BEAM

 

Alla fine del suo “ciclo di vita”, BEAM sarà sganciato dalla ISS per poi bruciarsi all’impatto con l’atmosfera terrestre.

BEAM è un chiaro esempio di come la NASA collabori quotidianamente con le industrie del settore tecnologia, sperimentando per garantire all’umanità un futuro nello spazio.

 

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