“Cosa succede se l’unica speranza della CIA di fermare una minaccia terroristica per l’arsenale nucleare risiede nel buio, nei recessi dell’imprevedibile mente di un pericoloso criminale?” Queste le premesse di Criminal, action-thriller di Ariel Vromen con Kevin Costner, Gary Oldman, Tommy Lee Jones, Gal Gadot, Michael Pitt, Jordi Mollà e Ryan Reynolds.
Un cast veramente eccezionale e ghiotto quello scelto da Ariel Vromen, giovane regista israeliano, che porta al cinema un thriller dai tratti psicologici ma anche spionistici. Un film che si interroga sul labile confine che c’è tra buono e cattivo, sentimento e razionalità, sullo sfondo di una minaccia letale per l’intero mondo.
Criminal è la storia dell’ultimo disperato tentativo da parte della CIA, capeggiata da Quaker Wells (Gary Oldman), di riportare i segreti, fondamentali per la salvezza del mondo, dell’agente Bill Pope (Ryan Reynolds) assassinato dalla stessa minaccia che stava tentando di combattere, l’ispanico terrorista Hagbardaka Heimbahl (Jordi Mollà).
Pope aveva preso accordi con un abilissimo hacker olandese, Jan Strook (Michael Pitt), il quale in cambio di protezione avrebbe ceduto al governo americano la chiave per controllare tutti i mezzi nucleari dell’arsenale americano.
La CIA si affida al Dottor Frank (Tommy Lee Jones), studioso della mente umana e fautore di un ambizioso progetto scientifico che prevede il trasferimento delle ultime informazioni immagazzinate in un cervello morto, vero un cervello vivo.
Cavia perfetta per questa operazione è il pazzo criminale Jerico Stewart (Kevin Costner), il quale presenta una malformazione all’emisfero sinistro che permetterebbe il passaggio perfetto dei dati; ma, tutti ignorano quali possono essere le reali conseguenze di questo atto estremo.
Fin dai primi secondi di inizio, Criminal trasporta immediatamente lo spettatore all’interno della sua storia torbida e suggestiva, fatta di molte sfumature. A volte un po’ troppo fantascientifica, altre troppo pretenziosa, ma in linea di massima un buon prodotto cinematografico.
Inutile dare tutto per scontato in questa pellicola, non ci si riesce. Jerico, il personaggio di Kevin Costner, è minuziosamente caratterizzato. Impossibile sapere quale sarà la sua prossima mossa, e quando pensiamo di aver capito tutto di lui, una parola o un gesto improvviso sono pronti a farci immediatamente ricredere.
Siamo con lui dall’inizio alla fine. Lo si odia, lo si ama e, in parte, lo si comprende anche, sprofondando nella sua stessa tristezza e dolore.
Il nostro personaggio principale, Jerico, è una persona che inizia senza sentimenti e senza reali emozioni e poi comincia un viaggio incredibile in cui acquisisce tutti questi ricordi dalla mente dell’agente della CIA Pope e deve reagire a tutta questa visione della vita.
L’operazione di Vromen non si differenzia troppo da quella del Dottor Victor Frankenstein, cioè rendere un mostro un essere umano.
Jerico, in fondo, non è molto differente dalla Creatura. Ha tutto da imparare, avendo conosciuto solo violenza e disprezzo, reagendo alla vita senza alcun rispetto, né per se stesso e nemmeno per gli altri.
Rispettando il manuale dell’action-thriller, Criminal ha un primo inizio adrenalinico, che lascia letteralmente col fiato sospeso. Indubbiamente, assieme al finale, è la sequenza con maggior tensione. Introduzione e conclusione da cardiopalma, per una parte centrale che vuole essere più snocciolata e profonda.
L’epilogo, invece, è ciò che fa storcere un po’ il naso. Una scena piuttosto inutile, messa lì più per giocare col riscatto emotivo dello spettatore, ma senza alcun fine verso la storia vera e propria.
Ariel Vromen, assieme ai due sceneggiatori Douglas Cook e David Weisberg, inizia a seminare fin dalla primissima scena, quelli che poi saranno i frutti da raccogliere successivamente. Questa operazione viene perfettamente eseguita, con chirurgica maestria. In fondo, la sceneggiatura altro non è che la matematica del cinema.
Una struttura piuttosto precisa, la quale tende, purtroppo, nella sua parte centrale, a farsi più macchinosa e meno discorsiva.
Le idee e suggestioni del regista ancorano l’azione, facendola più pesante, ma non meno interessante. Vromen non conquista la perfezione, ma mostra uno spiccato senso estetico che, alla fine della giostra, si sposa comunque benissimo con gli intenti di genere.
Ad animare queste pecche centrali ci sono gli attori, vero punto forte di questa pellicola.
Ryan Reynolds, sebbene per poco tempo, mostra le sue accattivanti doti interpretative in un ruolo più serioso. Dopo Deadpool, lo vediamo in una veste totalmente differente. Razionale, deciso nelle sue azioni e scelte, imperterrito e dedito al lavoro, anche quando si troverà a fare i conti col suo amarissimo destino.
Un’ottima interpretazione per un bravo attore che, negli ultimi anni, si sta davvero riscattando per qualche scivolone preso durante la carriera (ma chi non ne ha fatto almeno uno!?).
Come già detto, in Criminal la vera differenza la fa il cast. E dopo Reynolds e Costner, il quale si immortala in una parte veramente intensa e colma di differenti sfumature, le quali vanno dalle più oscure a quelle più pure, c’è Gary Oldman.
Su Oldman c’è davvero poco da dire. Lo si potrebbe vedere anche fare la parte di un albero, darebbe comunque il meglio di sé come se stesse recitando il Macbeth.
I panni dell’ispettore/agente di polizia il nostro “Gordon” li veste davvero bene, e torna ancora una volta in un ruolo spigoloso (come sempre) giocato sull’odio e amore. Disposto a tutto, perfino a perdere gran parte dei suoi uomini, per poter sventare la minaccia terrorista. Un uomo capace di trasmettere tutto con una semplice occhiata.
Più sottotono, invece, sicuramente dovuto anche al tipo ruolo per lui scelto, è Tommy Lee Jones, nei panni di questo geniale dottore, il quale viene sottomesso un po’ da tutti. Non un ruolo particolarmente di spicco, più funzionale alla scena che altro.
Troviamo, con immensa gioia, ancora una volta Gal Gadot (#turbofiga) in un ruolo più drammatico e ancora più convincente.
Nella sua bellezza da amazzone, riesce a essere forte e fragile al tempo stesso.
Un’incredibile intensità espressiva e coinvolgente. Un’attrice che darà sicuramente molto e che può arrivare davvero lontano, a prescindere dalla sua bellezza.
Marginale, ma non per questo inferiore, è il ruolo di Michael Pitt, ovvero “L’olandese”.
Sebbene al centro di tutta la storia, Pitt compare veramente pochissime volte. Un attore che io ho ancora difficoltà a comprendere. Versatile si, ma ogni volta trasmette la sensazione che qualcosa, nella sua interpretazione, manchi.
Forza maggiore sono i dialoghi, realistici ma al tempo stesso colorati da qualche nota più leggera e divertente.
Ariel Vromen in Criminal punta su un linguaggio che passa dai toni più leggeri a quelli più intensi, spesso con metafore o duplici significati. Un linguaggio per certi versi ironico, soprattutto per quanto riguarda Jerico, il quale tende sempre a sdrammatizzare anche le situazioni più estreme, addolcendo la pillola.
Questo tipo di struttura linguistica rende dinamica l’azione e lo svolgimento della storia la quale, in particolare tra la parte centrale e l’arrivo al terzo atto finale, tende ad avvolgersi un po’ su se stessa, diventando macchinosa.
La scorrevolezza dell’inizio e della fine, come già detto prima, vengono qui messe un po’ in secondo piano, richiedendo un’attenzione maggiore allo spettatore. Il dialogo serve proprio a mantenere viva quella soglia di attenzione, la quale rischia di andare persa proprio nei punti più cruciali.
Criminal è un racconto su più livelli. Si veste da action, si comporta come un thriller ma affronta linee di trama profonde e psicologiche.
Aristotele diceva “la memoria è lo scriba dell’anima”, e Vromen decide di insinuarsi nei meandri della memoria, riportandola in vita dalla morte.
Di solito i morti vanno nelle tombe con i loro segreti ma grazie al fatto che abbiamo sbloccato il funzionamento interno del cervello, e grazie ai progressi della scienza, sappiamo che potrebbe presto essere possibile trasferire i ricordi di una persona in un’altra.
Afferma Costner, affascinato da questa pellicola quasi ibrido di Ariel Vromen, capace di approcciarsi con stile grezzo e, al tempo stesso, sensibile alla struttura che porta sul grande schermo.
Criminal è un’azione molto rischiosa e colma di coraggio.
Sebbene non un lavoro propriamente perfetto, Ariel Vromen e il suo cast, possono ritenersi soddisfatti del loro lavoro. La pellicola è piacevole e coinvolgente. Lo spettatore vorrebbe sapere qualcosa di più, ma restarne totalmente delusi è davvero impossibile.
Criminal vi aspetta in tutte le sale italiane a partire dal 13 Aprile.