Walter Koenig è uno degli attori della leggendaria “serie originale” di Star Trek. Il suo personaggio, l’ufficiale russo Pavel Chekov, non è stato da subito tra i protagonisti, ma dopo aver fatto il suo esordio nella seconda stagione dello show, è cresciuto fino a diventare uno dei volti più riconoscibili e amati.

Ho avuto l’occasione di chiacchierare con lui – un signore anziano, gentilissimo e molto simpatico – durante la recente edizione della Deepcon a Fiuggi, una ben organizzata convention che raggruppa amici del centro italia e non solo con la passione della fantascienza e, naturalmente, della creatura di Gene Roddenberry.

La biografia di Koenig si trova agevolmente su Wikipedia, ma posso aggiungere che, come tutti gli attori in gamba che portano “il peso” di aver preso parte ad un’opera entrata nel mito, ha cercato di sviluppare poi la sua carriera in altre direzioni, dal teatro (che ha portato avanti con successo) alla scrittura, senza mai prendersi troppo sul serio, come traspare dalla sua ironia nel rispondere alle domande.

Qui sotto il video dell’intervista, mentre sotto riporto le domande con risposte “rivedute e ampliate” con qualche integrazione uscita da dichiarazioni e confessioni uscite davanti a un caffé e un frullato di frutta :-)

 

 

Nel 2016 si festeggiano i 50 anni di Star Trek. Qual è l’eredità maggiore di questa serie?

Penso che risieda nel dipingere un futuro dove l’umanità collabora insieme. Quando abbiamo iniziato, l’America attraversava un momento critico per la società: divisioni interne, proteste, povertà, la guerra in Vietnam.

Star Trek parlava di tutte queste tensioni, ma in modo metaforico, portando problemi di carattere etico e umano in modo “facile” all’attenzione degli spettatori. Credo che sia una lezione importante che in molti hanno raccolto, non solo nel campo della fantascienza.

 

Come vede il futuro del franchise?

Si parlava di eredità, ma in realtà è una… discendenza che va avanti e avanti! Sapete tutti che la CBS intende riportare sullo schermo della tv una serie di Star Trek, e che i film prodotti da JJ Abrams non sono certo finiti.

Finché ci saranno appassionati di fantascienza, Star Trek andrà avanti

Finché ci saranno nuovi appassionati, e vecchi ammiratori delle nostre prime avventure che trasmetteranno entusiasmo e apprezzamento, sono certo che non mancheranno altri prodotti legati alla mitologia.

 

Certo lo stile narrativo si è evoluto… anche in modo molto discusso da parte del fanbase che vede i film di Abrams come troppo action.

Una persona come Abrams sa benissimo che, come veniva fatto nel passato di “indorare la pillola” dei messaggi importanti con un genere eccitante negli anni ’60 come la fantascienza, oggi se un prodotto vuole avere grande successo ha bisogno di altro. Il pubblico – il grande pubblico – adesso vuole azione, esplosioni, stunt, arti marziali ed epiche battaglie tra astronavi… per avvicinare il genere di fantascienza ‘seria’ di Star Trek, bisogna adottare un po’ lo stile Star Wars, ma se gli scrittori sono capaci, sanno raccontare grandi avventure e trasmettere lezioni utili allo spettatore attraverso qualsiasi stile.

 

Qual è il segreto del successo planetario di Star Trek?

Lo stesso di sempre: raccontare grandi storie emozionanti. E farlo attraverso personaggi veri, vivi, appassionati. Voi in Italia impazzite per il calcio, no? Quando gioca la tua squadra, fai il tifo e se vince, senti di aver vinto anche tu.

Star Trek racconta grandi storie emozionanti

Per Star Trek è lo stesso. Kirk, Spock, McCoy, Sulu, Uhura, Scotty, Chekov… sono come giocatori di un team per cui tifare, che combattono per ideali nobili e la salvezza di razze e pianeti. Non puoi non tifare per loro, anche quando hanno debolezze. Sono come parte della tua famiglia.

 

Qual è il suo episodio di Star Trek preferito, nei panni di Chekov?

Penso che sia uno dei film della saga, Star Trek IV: Rotta verso la Terra. Un’esperienza davvero entusiasmante, bella e divertente. Mentre ero sul set mi sono fermato a riflettere e dicevo a me stesso: “Walter, sei davvero fortunato. Chekov è un personaggio centrale in questa pellicola, in mezzo all’azione e non in disparte come spesso accadeva in tv; parte della trama gira attorno a te, la tua vita è in pericolo (e al pubblico piace), insomma vivi la storia e non la racconti soltanto a parole”. Un mucchio di pensieri, vero? Beh, mi è piaciuto davvero.

 

L’altro personaggio celebre della sua carriera è Alfred Bester, nella serie di culto Babylon 5 creata e scritta da J. Michael Straczynski. Provocazione: chi preferisce tra Chekov e Bester?

Mettiamola così: sono davvero grato a Star Trek, ma ho di gran lunga preferito interpretare un personaggio come Alfred Bester rispetto a Pavel Chekov.

Ho preferito interpretare Alfred Bester in Babylon 5 rispetto a Chekov.

Quella sul set della serie di Straczynski è stata un’esperienza unica: il personaggio era centrale e portante per la storia, ogni volta che compariva influenzava in modo decisivo gli eventi, ed era tratteggiato con una complessità raffinata.

 

Per un attore è una sfida interessante…

Molto. Sul set tutti mi trattavano con grande rispetto e, sebbene sia comparso solo in una dozzina di episodi in tutto, Bester era come un puzzle a cui si aggiungevano sempre nuovi pezzi. Per un attore affrontare un personaggio complesso e profondo è un lavoro inestimabile, un’avventura.

Questo è quello che personalmente voglio da una serie tv. Come detto, sono enormemente grato a Star Trek per avermi dato successo… senza, oggi sarei uno psicologo, ma amo troppo fare l’attore!

 

Lei ha una grande carriera teatrale. Ci sono dei ruoli che l’hanno resa orgoglioso?

Uno spettacolo molto bello dal titolo “The Boys in Autumn” dove le creature di Mark Twain, Tom Sawyer e Huckelberry Finn, si reincontrano dopo 40 anni. L’ho interpretato assieme a Mark Lenard che, guarda caso, era comparso in Star Trek come padre di Spock.

Uno spettacolo che ha girato tutta l’America. Poi beh, per cinque anni ho vestito i panni di Scrooge in Canto di Natale, un classico meraviglioso che ti fa dare il massimo come attore, con mille sfumature di emozioni e un cambiamento di personalità fantastico. Per due ore non lasci mai il palco: una maratona!

 

Ha scritto anche dei fumetti. Ama i comics

Li ho amati fino a 12 anni… poi mi padre mi regalò una collezione di romanzi classici e sono stato risucchiato dalla letteratura. Nonostante questo, non ho mai abbandonato l’amore per i personaggi dei fumetti e il collezionismo: avevo un sacco di action figures, figurine, spille e via discorrendo. Da adulto, ho continuato questa tradizione e posso definirmi un gran collezionista di memorabilia!

Per quanto riguarda i fumetti, sì, ho scritto delle storie di Star Trek e mi sono divertito a farlo: la mia condizione era che – ovviamente – Chekov avrebbe dovuto conquistare la bella di turno, salvare l’astronave e agire come un vero agente segreto. Che risate! Comunque, queste storie sono state apprezzate e sono stato contattato in seguito da diversi editori. Ho realizzato una serie in quattro numeri di cui vado particolarmente fiero, che parla delle vere origini dei vampiri.