Dopo l’anteprima al Festival del Cinema di Roma, Pan – Viaggio sull’Isola che non c’è, il nuovo live-action di Joe Wright (Orgoglio e Pregiudizio, Anna Karenina) con Hugh Jackman, Garrett Hedlund, Rooney Mara, Amanda Seyfried, dallo stesso studio creativo degli Harry Potter, è giunto anche a Lucca Comics and Games.

 

Ti racconterò la storia di un ragazzo che non sarebbe diventato un adulto. Ma questa non è la storia che già conosci… A volte, per capire meglio come finiscono le cose, dobbiamo prima sapere come sono iniziate.

 

Probabilmente uno tra i live-action più attesi della stagione, Pan – Viaggio sull’Isola che non c’è è una nuova interpretazione della fiaba Disney, tratta a sua volta dai romanzi di James Matthew Barrie, che in universo dove il Classico Disney è il presente, il lungometraggio di Steven Spielberg, Hook – Capitan Uncino, è il futuro, la pellicola potrebbe tranquillamente essere interpretata come il passato.

 

Tutto parte con l’abbandono di Peter. Questa volta però non è la distrazione della mamma nel far scivolare la carrozzina a rendere Peter un bimbo abbandonato, ma la volontà della mamma stessa, nonostante la  disperazione mostrata, lasciandolo, ancora in fasce, davanti alle porte dell’orfanotrofio della spaventosa e crudele Madre Barnabas.

Siamo in piena Seconda Guerra Mondiale

Siamo in piena Seconda Guerra Mondiale, ma lo Spitfire della RAF che sorvola minaccioso i cieli notturni, sembra essere il male minore se paragonato ad un galeone del XVIII secolo lungo oltre i 30 metri e con a bordo una ciurma di soldati dai vestiti molto appariscenti e quasi circensi. Peter, ormai un bambino di dodici anni, ancora non lo sa ma ben presto, le sue avventure immaginarie e il sogno di ricongiungersi con sua madre, saranno più reali e vicini di quanto possa mai immaginare. Non è un bambino come tanti, no. Peter è speciale, ma il suo glorioso destino è anche ricco di insidie e pericoli. I pirati del galeone volante sono solo l’inizio di ciò che per davvero lo aspetta sull’Isola che non c’è, devastata quasi del tutto dalla follia del pirata Barbanera (Hugh Jackman).

Peter, però, dopo aver dimostrato a tutti di essere davvero il bambino della profezia che tutto il popolo dell’Isola aspettava da molto tempo, avrà al suo fianco dei validi, e un po’ maldestri amici, tra cui la bellissima figlia del capo degli indiani, Giglio Tigrato (Rooney Mara) e il temerario James Uncino (Garrett Hedlund). Si, esattamente quell’Uncino, terribilmente spaventato dai coccodrilli e con un uncino pensile come arma da combattimento, ma non ancora capitano.

Joe Wright mette in scena un vero e proprio sequel, dove le origini della storia da lui proposta si incastrano perfettamente con quella conosciuta, per anni e anni, dai bambini di un tempo e dai bambini di adesso.

Questo è un Peter Pan per il 2015, una completa rivisitazione della storia che tutti noi conosciamo e amiamo. Si tratta della storia sulle origini di Peter e dell’avventura di un eroe classico ambientato in un mondo enorme e bellissimo.

 

Wright nella costruzione della storia, dei personaggi e delle sue scenografie si mostra essere, ancora una volta dopo Anna Karenina, un vero visionario. Distaccatevi immediatamente dall’idea di andare a vedere la classica storia di Peter Pan, perché non è questo di cui stiamo parlando. Spielberg stesso diede un volto totalmente nuovo al racconto, addirittura mostrando un Peter cresciuto, assorto dal lavoro a tal punto da non avere più il tempo per il gioco; da non ricordare la sua amata Isola che non c’è o come si fa a volare. Un Peter privo della memoria delle sue origini. In Pan – Viaggio sull’Isola che non c’è, Wright parte da un Peter privo di origini, ma dall’intenso desiderio di scoprirle, trovarle e impadronirsene, nonostante le difficoltà che sarà chiamato ad affrontare.

 

Barbanera: Sei coraggioso, Peter?

Peter: Ci provo!

 

In fondo ce lo siamo chiesto tutti, almeno una volta nella vita, come Peter abbia imparato a volare e come sia arrivato, per la prima volta nella sua lunga esistenza, a Neverland.

 

 

L’incredibile magia del film è nella sua computer grafica, nella costruzione dell’Isola e dei suoi piccoli passaggi, dalla miniera al villaggio degli indiani, fino al fatato nascondiglio delle fate. Una vera e propria magia resa ancora più intensa dal buon uso del 3D. La pellicola si apre proprio nel cielo e lo spettatore viene invaso dalle stelle, così come nel corso della pellicola sprofonda negli abissi dell’Isola e circondato dalla fatata polvere delle fate (non particolarmente curate). Eppure, la computer grafica non fa altro che perfezionare e rendere ancora più realistico i teatri di posa che ricostruiscono quasi totalmente i set, i più grandi mai fatti fin’ora, del film nei Warner Bros. Studios di Leavesden e nei Cardington Studios. Wright vuole che i suoi attori siano seriamente immersi in un mondo totalmente al di fuori dalla portata di qualsiasi essere umano, regalando la magia di essere davvero sull’Isola che non c’è, anche per aumentare la credibilità delle scene.

Mi è piaciuto costruire un parco giochi dove noi tutti giocavamo.

La storia di Peter Pan è una di quelle storie rimasta nel cuore di tutti, e rivedere quell’immenso cielo stellato, librarsi nell’aria e volare sfiorando le nuvole, è una sensazione che Wright riesce a far provare sulla pelle dello spettatore. E lo stesso fa con gli interpreti della storia, tutti coinvolti fin dal principio nel progetto e amanti della favola dell’eterno bambino.

la storia di James “Hook” inizia al fianco di Peter e non contro Peter

Vediamo per la prima volta non solo le origini di Peter Pan, ma anche le origini del futuro Capitan Uncino quello che tutti sapevano essere unica vera nemesi del fanciullo in grado di volare. E destino vuole che la storia di James “Hook” inizi proprio al fianco di Peter e non contro Peter. Recluso nelle miniere di Barbanera desidera solo scappare dall’isola e tornare nella sua vera casa. La capacità di volare di Peter sembra essere un biglietto di sola andata per la realizzazione di questo viaggio per James, ma quando si passa così tanto tempo a Neverland, ci si dimentica di tutto ciò che c’è stato prima, e l’unica casa può essere sempre e solo quella. Quindi la battaglia di Peter diventa la battaglia di Uncino stesso per difendere la sua casa, quella che ben presto diventerà il parco giochi dei dispetti tra lui e Peter. E in questo l’attore Garrett Hedlud è davvero formidabile. Spaccone e riservato, ma al tempo stesso un tenerone un po’ impacciato nelle situazioni troppo intime. E indovinate chi sta al fianco di questo capitano ancora così giovane? Ovviamente il buon vecchio spugna, volta faccia come sempre e tirapiedi del miglior offerente.

Wolverine senza artigli fa uno strano effetto

Passiamo al vero cattivo della storia. Wolverine senza artigli fa uno strano effetto, ma addirittura Wolverine senza la folta chioma e con dei baffoni neri, accompagnati da vestiti da rock star di un paio di secoli passati, fa un effetto che super di gran lunga la stranezza.

 

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Se pensante all’immagine che diamo di noi a un bambino, gli adulti dovrebbero essere sempre a metà fra lo spaventoso e il ridicolo.

 

Barbanera fa una prima entrata nel film che farebbe davvero invidia a qualsiasi attore di Broadway, sulle note di Smell like teen spirit dei Nirvana.

Hugh Jackman è Barbanera, un tormentato pirata alla ricerca dall’eterna giovinezza che tenta di radere totalmente al suolo l’Isola che non c’è, alla disperata ricerca del pixum, essenza di polvere di fata cristallizzata. Barbanera non è solo un personaggio totalmente negativo. È un uomo tradito dal tempo e dalla vita. Un uomo sperduto in una terra di “eterni” bambini, fate e magia. Un personaggio molto estremo, reso particolarmente teatrale sia dalla sceneggiatura che dall’interpretazione di Jackman stesso, senza risultare però finto o macchiettistico. Ossessionato dalla fama e dal potere, Barbanera fa una prima entrata nel film che farebbe davvero invidia a qualsiasi attore di Broadway, tutto sulle note di Smell like teen spirit dei Nirvana.

Una colonna sonora davvero ben studiata e originale

Una colonna sonora davvero ben studiata e originale, nonostante il suo fare “affidamento” su pezzi non originali. Portare il rock e il grunge in una fiaba dedicata ai bambini non è certo da tutti, e Wright anche in questo ci vede giusto, avvalendosi dell’aiuto di John Powell.

 

Hey! Ho! Let’s go!

 

Nonostante tutte queste note positive che si possono tirare fuori, Pan –Viaggio sull’Isola che non c’è ha delle forti lacune nella stesura della sceneggiatura

Nonostante tutte queste note positive che si possono tirare fuori, Pan –Viaggio sull’Isola che non c’è ha delle forti lacune nella stesura della sceneggiatura, causa principale del suo totale fallimento negli States. Dialoghi scontati e telefonati rovinano le scene, andando a indebolire ancora di più le sequenze meno costruite. Si passa da momenti di pura magia e intensità, a momenti inutili, che quasi annoiano. Dialoghi e personaggi parlanti pieni di troppo “detto”, ripetendo informazioni già ottenute o scontate. Purtroppo in alcune scene il disastro è talmente così evidente che sarebbe davvero difficile restarne indifferenti.

la vera scena di chiusura offusca, per poco, la bruttezza di quella precedente, lasciando lo spettatore ancora sospeso qualche secondo tra isola e cielo, vorticando nell’aria assieme a, ormai finalmente, Peter Pan.

Non c’è molta cura nel personaggio di Giglio Tigrato che sembra essere più un personaggio di servizio piuttosto che un personaggio realmente funzionale e funzionante, e la stessa cosa vale il personaggio di Amanda Seyfried, ovvero Mary la madre di Peter. La sua presenza quasi inesistente, sebbene possa ritenersi come punto focale della storia, è abbastanza inutile nelle parti in cui compare, in particolar modo a pochi minuti dalla fine, cadendo in un mood talmente tanto sdolcinato da stonare con tutto il resto della pellicola. Fortunatamente la vera scena di chiusura offusca, per poco, la bruttezza di quella precedente, lasciando lo spettatore ancora sospeso qualche secondo tra isola e cielo, vorticando nell’aria assieme a, ormai finalmente, Peter Pan.

La spettacolare Neverland, le panoramiche e le sequenze di azione vengono un po’ tradite dal fattore déjà-vu. Sebbene il film non sia una pellicola Disney, ma anzi appartenga proprio allo studio dei creatori grafici di Harry Potter, risente un po’ troppo dei filoni alla Pirati dei Caraibi, sminuendo l’effetto sorpresa che invece, ci si aspetta, da un film così atteso.

Eppure Pan –Viaggio sull’isola che non c’è è un film che comunque lascia abbastanza soddisfatti, muovendosi tra la fascia della sufficienza e del discreto, risultando comunque una pellicola di puro intrattenimento per tutta la famiglia, facendo rivivere ancora una volta, anche se con stile e modalità totalmente differente, una della favole più belle e immortali della cultura occidentale. Joe Wright torna a dare vita a un classico, senza essere banale, ricordando un po’ a tutti la spensieratezza delle grandi avventure e responsabilità dell’infanzia. Infondo, arrivare all’Isola che non c’è non è così impossibile, basta solo ricordare la strada.

Seconda Stella a destra, e poi dritti fino al mattino.

 

Pan – Viaggio sull’Isola che non c’è arriverà nelle sale italiane dal 12 Novembre.