Ultimo giorno di mare. Quasi ora di pranzo. La mia valigia è pronta. Mia moglie dice di aver bisogno di almeno un’altra ora di tempo per le sue. Triplico per farmi un’idea: ho un sacco di tempo.

Decido di andarmi a fare una passeggiata. Nella tasca dei jeans mi ritrovo quattro gettoni della Sala Giochi avanzati dalle sere prima. Perché no? Occhiali da sole e mani in tasca, mi avvio lentissimo alla Sala, sotto il sole cocente, gustandomi gli ultimi raggi, un passo alla volta. Ripenso al fatto che anche quest’anno sono spariti un sacco di vecchi cabinati, di quelli old gen. Un peccato. I ragazzini di oggi non conosceranno mai il piacere di giocare certi gioiellini a gettoni. Rimangono solo slot machine, cloni di guitar hero e altre amenità che con i videogame non c’entrano più nulla. Peccato. In un futuro non molto lontano il mondo potrebbe aver bisogno di giocatori. Gente con riflessi iperveloci e mani ancora più svelte. Ho appena finito di leggere “Armada” e di vedere “Pixel”… che genere di pensieri pensavate potessi fare? E comunque la vecchia generazione non è ancora morta. Un cabinato ancora resiste. Di quelli con caricati sopra centinaia di giochi vecchissimi che vanno da Donkey Kong a Golden Axe, da PacMan a Street Fighter, da Ghosts ‘n Goblins a Strider. Un elenco sterminato dalla A alla Z per veri retrogamer. Ovviamente punto a quello. Entro. Al contrario della sua versione serale la Sala è deserta, e sembra dormire silenziosa in penombra. Mi addentro diffidente. È proprio vuota. Non c’è nessuno. Mi addentro nel labirinto dei cabinati per raggiungere quello che interessa me. Scopro un angolino pulsante di vita: ci sono due anime che giocano appassionatamente. Proprio su quel cabinato. Dovrei essere seccato, ma quello che mi si para davanti è un’immagine meravigliosa. Appollaiati sugli sgabellini, entrambi piegati sui propri joystick a pigiar tasti furiosamente, intenti a sconfiggere insieme orde di nemici pixellati, ci sono un ragazzo poco più grande di me e suo figlio, un bimbo di circa sei anni. Sono presissimi e il padre senza staccare gli occhi dallo schermo, lancia istruzioni al figlio troppo piccolo per conoscere il gioco bene quanto lui. Li guardo sorridendo divertito. Hanno vinto. Mi avvicino, appoggio i mie quattro gettoni sulla console. Ve li regalo, mi avanzano. Sono quattro vite extra. Grazie, esclama il padre. Non stacca gli occhi dal gioco ma il viso gli si illumina. Il bimbo invece è troppo preso per accorgersi di questo sconosciuto che regala gettoni. Ottimo. Si sta divertendo. Probabilmente è uno di quei momenti magici che ricorderà sempre. Lui che gioca insieme al suo papà con i videogame. Vorrei stare lì a guardarli, con quel misto di invidia, gioia, orgoglio e commozione negli occhi, ma credo che sarei di troppo in quell’angolino d’amore elettronico.

Mi allontano felice. La mia vacanza non poteva concludersi meglio e i miei ultimi quattro gettoni non potevano esser spesi meglio.

 

Perché se hai la fortuna di avere un padre così, una sola vita non basta. Ne servono quattro.

#GameOver

❤️❤️❤️❤️