The Green Inferno, vuttana che fame!

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Scrivere una recensione in questo millennio non è cosa facile. Troppe influenze e troppo importante è l’influenza del gusto personale, quindi andrò per punti.

Se siete Horror Fan di quelli Hardcore Peso, che si guardano una volta alla settimana Cannibal Holocaust durante la cena, probabilmente accennerete un:

si dai carino però speravo in qualcosa di più!

e ve ne dimenticherete presto. Forse vi salteranno all’occhio alcune trashate eccessive, che dalle parole di Eli Roth non sono difetti ma citazioni volute e lo etichetterete come un Horror all’americana che si contraddice spesso tra il mostrare e il non mostrare.

Il rosso sangue, che personalmente mi ha sempre terrorizzato, non c’è.

Il rosso sangue, che personalmente mi ha sempre terrorizzato, non c’è. È un bordeaux scurissimo che quasi sembra nero, non capisco. Si forse è più accurato, ma no dai! ‘sta cazzata dell’accurato in un film così non ci sta per nulla, voglio un rosso vivo alla Dario Argento.

 

50 giallo e 50 magenta, santodddio!

 

Tramite Lega Nerd, sono stato invitato alla visione in anteprima di The Green Inferno nel suo formato originale. Una versione non censurata a cui è stato dato il VM18 che spero vivamente che non venga rimaneggiata per renderla più commerciale (non avrebbe alcun senso).

 

Come dicevo, spesso si ha la sensazione che non vogliano “mostrarci”, è chiaro e palesemente visibile e vorrei capirne il perché. Ci sono due strade:

  • o il visto censura americano e i paletti a cui sottostare,
  • o una sorta di quiete prima e dopo la tempesta,

voluta per esaltare, appunto, la tempesta.

Infatti quella della tempesta è la scena madre di tutto il film, che a livello di shock per il sottoscritto, è stata pari alla scena della chiesa di Kingsman.

Il primo tempo risulta lunghissimo per chi è avvezzo di horror in tutte le sue forme, io invece l’ho trovato perfetto e geniale perché ci annuncia cosa vedremo, indizi su indizi nascosti (nemmeno tanto poi) tra scene e battute.

 

Ma ora esce fuori l’appassionato di cinema a tutto tondo e sensibilone che non sono altro. Perchè è stata una bellissima sorpresa e credo, di aver decriptato il codice Roth.

 

Ho ritrovato vagonate di citazioni ai film anni 80/90 che i miei amici bastardi mi facevano vedere a sorpresa.

Ho ritrovato vagonate di citazioni ai film anni 80/90 che i miei amici bastardi mi facevano vedere a sorpresa. prima di tutto il livello di recitazione che ho trovato medio basso, sopratutto per Alejandro, il “figo” del momento (che poi così figo non è), ogni sua espressione mi faceva ridere, credibilità pochissima ma questo cast di semisconosciuti mi è sembrato perfettamente adatto al tipo di film, totalmente nel cliché di genere. Credo fortemente sia stata una scelta voluta e rende tutto estremamente geniale.

Il ritmo è ottimo e sembra di passarsi una giornata al Luna Park

Il ritmo è ottimo e sembra di passarsi una giornata al Luna Park, emozioni e sensazioni forti scena dopo scena, dallo shock, alla risata, allo stupore, alla tensione… Giuro tutto e ottimamente miscelato fino al finale che ho trovato azzeccato e che vi spinge ad una riflessione tutt’altro che superficiale.

The Green Inferno è un ottimo lasciapassare per un genere tutt’altro che defunto.

Questo film, per me e per chi non ama e teme l’horror, è un ottimo lasciapassare per un genere tutt’altro che defunto. Nota importante per noi italici: questo film è figlio del cinema italiano (e qui mi sale la tristezza e la nostalgia).

 

 

Post Scriptum

Vi segnalo Alberto Donati, romagnolo che da decenni realizza film amatoriali e che ho reputato come uno che è sempre stato avantissimo, realizzò un cortometraggio in stile cannibal con alcune scene che per casualità sono anche in The Green Inferno. Il corto si chiama Buon Compleanno Jennifer e risale a 20 anni fa. Di seguito vi mostro una clip.

 

 

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The Green Inferno vi aspetta dal 24 Settembre in tutte le sale italiane.

 

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