Ebbene sì, proprio come cantano gli Elio e le Storie Tese nella loro “Parco Sempione“, anche nell’immaginario collettivo la figura del cannibale è legata alle tribú indigene del Continente Nero o dell’America Latina.
Ora ti sfondo i bonghi
per vendicare l’Africa
quella che cucinava
L’esploratore in pentola…
Questo grazie ad un immaginario pop che non prescinde dal cinema: basti vedere cosa abbiamo fatto noi italiani nei gloriosi anni 70-80, leggere questo articolo per credere… e cosa sta per tornare a fare Eli Roth con il suo The Green Inferno.
Ma è solo con l’avvento del cannibale più famoso della letteratura (e poi dei film) che il mondo si è lasciato alle spalle gonnellini, foreste sperdute e gli esploratori cucinati.
Con Hannibal Lecter per la prima volta ci troviamo davanti un mostro ben diverso dai mangiatori di uomini nudi, assatanati e lussuriosi che abbiamo incontrato nelle pellicole di Deodato, Lenzi, Martino.
Elegante, colto, raffinato, gourmet ineccepibile e dal fascino sofisticato, il buon Hannibal the Cannibal, interpretato magistralmente da quel bel signore di Anthony Hopkins, ci ha regalato un’immagine accettabile dell’antropofagia.
È un’esperienza quasi erotica.
Adesso però lasciamo da parte i cannibali del cinema e ci concentriamo sulle storie di veri cannibali che la storia ha da offrirci.
Albert Fish, il Vampiro di Brooklyn
Stati Uniti, anni ’20. C’è un’oscura figura che disturba l’atmosfera festaiola e glitterata della Brooklyn dei Roaring Twenties.
Un Lupo Mannaro.
Un Vampiro.
Un Maniaco.
Un Uomo Nero.
No, Grigio.
Il suo nome è Albert Fish, passato alla storia per aver molestato almeno 400 e averne uccisi all’incirca 100 di cui ne furono accertati solo 3. Malato di mente e pedofilo, come se non bastasse anche cannibale.
Fin da piccolo ossessionato dal peccato e dalla sua espiazione per mezzo del dolore, cresce tra mille difficoltà. Divenuto adulto, è solo dopo l’abbandono della moglie che si sprigiona la sua follia omicidia.
Il 25 Maggio 1928, Albert Fish fa la conoscenza di Edward Budd, un giovanotto diciottenne, in cerca di un lavoro, tramite un’inserzione sul New York World. All’annuncio risponderà un distinto signore, un certo “Frank Howard” che si presenterà a casa dei Budd.
Frank incontra i genitori di Edward e Grace, la sua sorellina di dieci anni.
Quella domenica del 3 Giugno 1928, vi chiamai e vi portai dei doni. Mangiammo il pranzo e Grace mi Baciò. Fu in quel momento che mi venne voglia di mangiarla.
Grazie ai suoi modi gentili e il suo aspetto rispettabile, l’uomo riesce a convincere i genitori ad affidargli Grace per un pomeriggio, in occasione del compleanno del figlio della sorella.
Ma la bimba non fece più ritorno a casa.
Frank Howard altri non era che Albert Fish: il Vampiro di Brooklyn.
La fine della piccola Grace fu resa nota alla famiglia grazie a una lettera dello stesso assassino alla madre di lei.
Prima la spogliai con difficoltà, continuava a tirarmi calci, mordere e sputare. Ho dovuto soffocarla per ucciderla, poi la tagliai in piccoli pezzi così da portare il cibo nelle mie stanze, cucinare e mangiare.
Che dolce era il suo tenero sedere arrostito. Mi ci sono voluti 9 giorni per mangiare interamente il suo corpo. Non l’ho violentata, volevo che morisse vergine.
Il raccapricciante resoconto fu anche l’unica prova che incastrò Albert Fish e permise alle autorità di catturarlo.
Fu condannato a morte e durante l’esecuzione della pena aiutò perfino i carcerieri a stringere le fibbie della sedia.
Se volete approfondire, abbiamo parlato di Albert Fish anche qua:
Issei Sagawa, il Cannibale di Parigi
Ben più grottesca è la storia di Issei Sagawa, figlio del presidente della Kurita Water Industries e studente di letteratura inglese all’Università Sorbona, meglio noto come “Il Cannibale di Parigi”.
Nato prematuro e disturbato mentalmente, Sagawa è ossessionato dalle donne occidentali e dall’antropofagia; cresciuto con il tabù del sesso durante la pubertá vedeva il suo corpo come un organismo malato.
Le sue fantasie sessuali sono talmente distorte da sfociare in atti di pura follia: da adolescente, decise di introdursi nella camera di una studentessa con il volto coperto da una maschera della creatura di Frankenstein e un ombrello, con l’intento di tramortire la ragazza e nutrirsi del suo sedere.
Sfortunatamente per lui, fortunatamente per lei, la ragazza si sveglia e Sagawa viene denunciato per molestia sessuale.
Il caso fu abilmente insabbiato dal padre.
Lontano dalla madrepatria e dalla protezione paterna, si trasferisce in Francia dove la sua ossessione per il cannibalismo diventa una missione di vitale importanza.
L’unico scopo della sua esistenza.
Decide così di invitare a casa la collega olandese Renee con la scusa di aver bisogno di una registrazione di alcune poesie in tedesco per un esame. La ragazza legge, Sagawa prende il fucile e le spara in testa mentre il registratore immortala per sempre gli ultimi istanti della sua vita.
Lui porta il corpo in bagno e asporta i seni, parte delle gambe, il naso, e si prepara una cena.
Disseziona in fretta il resto del cadavere con la paura che possa marcire in fretta, lo infila in due valigie che abbandona non curandosi della folla circostante.
“Il cannibale di Parigi” viene arrestato, ma dopo un breve periodo viene estradato in madre patria. Nonostante abbia commesso un solo omicidio in tutta la sua vita, la sua figura inquietante, ai limiti dell’incredibile, lo ha reso uno degli assassini più famosi e temuti dall’opinione pubblica, riuscendo ancora a far parlare di sé.
Ha pubblicato 20 libri, dipinge ritratti di donne che sono venduti in tutto il mondo, ha partecipato a 3 film e ha girato un film porno, come attore, con una porno attrice giapponese totalmente ignara del fatto che lui fosse un assassino per poi confessarglielo una volta ultimato il coito.
Nel 2012 ha rilasciato un’agghiacciante intervista per VICE, disponibile su YouTube con i sottotitoli.
Mentre descrive quanta fatica gli fosse costatata smembrare il corpo della ragazza, commenta ridendo “Non è per niente come nei film horror”.
E se ve lo state chiedendo…
La carne umana? Ha lo stesso sapore di quella di maiale, è solo leggermente più amara ma più sostanziosa… È buona davvero!
Armin Meiwes, il Cannibale di Rotenburg
A dare una risposta all’inquietante interrogativo che ognuno di noi si è posto almeno una volta nella vita, è Armin Meiwes, meglio conosciuto come “Il Cannibale di Rotenburg”.
L’uomo tedesco 46enne, passato alla storia per aver ucciso, il 10 marzo del 2001, un connazionale 37enne conosciuto su internet.
Ma partiamo dall’inizio: Tutto comincia con un annuncio caricato sul sito web “The Cannibal Caffè”.
Cerco un giovane ragazzo, ben fatto, tra i 18 e i 30 anni, che voglia farsi macellare.
Firmato Padrone e Maestro Macellaio.
Sicuramente il delirio di un pazzo, chi mai avrebbe risposto a un annuncio simile? Eppure, sono in molti a rispondere tra i quali Borg Jose, che però rinuncia ad essere macellato per via di un malore.
L’ultima persona a rispondere è Bernd Juergen Brandes, coprofago e omosessuale dedito alla tortura auto inflitta tipica degli asceti. Dopo una serie infinita di mail dal contenuto “gastronomico” e sessuale, il 10 marzo 2009 Brandes viaggia da Berlino a Rotenburg per raggiungere Meiwes.
Dopo il sesso, Brandes ingerisce un cocktail esplosivo di farmaci: diversi sonniferi, sciroppo Wicks in grande quantità e antidolorifici il tutto accompagnato da una bella bottiglia di alcol.
Su desiderio dell’amico, Meinwes lo evira e insieme tentano di mangiare il suo membro, che risulterà però immangiabile.
Una volta sdraiato sul tavolo da cucina, Brandes viene ucciso e macellato come un bovino, per poi finire nel congelatore.
Meiwes impiegherà dieci mesi a consumare gran parte del corpo dell’altro.
Vista la penuria di scorte, posta un nuovo messaggio nel novembre del 2002, che sfortunatamente viene segnalato alle autorità.
L’11 dicembre 2002 la polizia perquisisce la sua abitazione trovando: circa sette kg di carne umana nel freezer, lo scheletro di Brandes e una videocassetta di 4 ore della sua famosa cenetta romantica.
In Germania il consumo di carne umana non è perseguibile; dunque, il cannibale di Rotenburg è stato incarcerato, dopo un lungo iter giudiziario, e condannato all’ergastolo “solo” per omicidio colposo.
Meiwes è tuttora in carcere e fa il bibliotecario. Ah, si dice sia diventato vegetariano.
Ironia della sorte?
Ringrazio per la collaborazione all’articolo Sara Silvera Darnich.
Immagine di testa via.